121024statomafiadi Paolo Ferrero
Lunedì 29 comincerà a Palermo il processo sulle trattative stato – mafia.  Abbiamo chiesto che il governo si costituisca parte civile – come ha già annunciato di voler fare il Comune di Palermo - ed è vergognoso che ancora il governo non abbia assunto una posizione a riguardo. Nel frattempo abbiamo deciso di costituirci parte civile come Partito della Rifondazione Comunista.
I motivi di questa nostra posizione sono semplici.
La Procura della Repubblica di Palermo ipotizza che all’inizio degli anni ’90 si sia verificata una trattativa tra la mafia e organi dello Stato al fine di determinare una modifica dell’azione politica dello stato medesimo.

Se così fosse – e vi sono numerosi elementi che depongono a favore di questa tesi - ci troveremmo di fronte a una profonda alterazione del corretto funzionamento delle istituzioni e ad una palese violazione della Costituzione e delle leggi dello stato. Una associazione criminale avrebbe dato vita a comportamenti delittuosi al fine di intavolare una trattativa con i vertici istituzionali e avrebbe trovato una disponibilità in tal senso all’interno dello stato medesimo.
Sulla base delle accuse formulate dalla Procura di Palermo, abbiamo dato mandato all’avvocato Lanfranca di chiedere la costituzione di parte civile di Rifondazione Comunista. Noi riteniamo infatti di essere parte lesa, così come parte lesa sono le istituzioni dello stato e il complesso dei cittadini italiani.
Il nostro ordinamento democratico prevede infatti che la sovranità del popolo si esprima attraverso le forme previste dalla Costituzione e queste forme sono democratiche. Al di la dei referendum e delle leggi di iniziativa popolare, queste sono nella sostanza la partecipazione a libere elezioni in cui i partiti politici vengono votati  al fine di comporre il Parlamento. È il Parlamento che deve dare in forma chiara e pubblica l’indirizzo su cui si deve muovere il governo e il complesso degli apparati esecutivi.
Rifondazione Comunista ha  concorso all’epoca dei fatti e concorre oggi democraticamente alla definizione della politica nazionale. Nella misura in cui lo stato – o parti di esso – si sono mossi in modi oscuri e con obiettivi non dichiarati e non decisi in alcun modo dal Parlamento, ci troviamo di fronte ad uno stravolgimento dell’ordinamento democratico. Così come i partiti - previsti dalla Costituzione al fine di  rappresentare il popolo italiano nella formazione della volontà generale attraverso la discussione e le decisioni parlamentari – sono stati sostanzialmente esautorati. Non hanno potuto svolgere a pieno il loro compito perché le regole del gioco sono state palesemente falsate.
Ci auguriamo quindi che il processo che si apre lunedì possa fare piena luce su questa inquietante vicenda e parimenti invitiamo tutti i partiti politici democratici a costituirsi parte civile nel processo. Infatti, se la mafia è una organizzazione criminale, la trattativa segreta con questa organizzazione da parte dello stato costituisce una pratica eversiva. Tutto si può fare ma non di assistere in modo colpevolmente passivo alla distruzione della democrazia. Come diceva Peppino Impastato, la mafia uccide, il silenzio pure.

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