di stefano Galieni
Si guarda il cielo dai paesi distrutti dalla catastrofe annunciata, si guarda verso ponente da dove dovrebbe giungere una perturbazione che per ora sembra non dover provocare nuove sciagure mentre il fiume Magra, tornato nel suo alveo, resta scuro e minaccioso. Ci si può fidare? I nubifragi dovrebbero interessare prima le province di Imperia e Savona, ma poi si avvicineranno e allora sarà difficile non pensare al fiume di fango e detriti che ha spazzato via uomini e cose, un incubo a cui non ci si può e non ci si riesce a rassegnare. Nel ponte di Ognisanti sono giunti, da ogni parte del Paese volontari a spalare fango, a ripulire, a mettere in salvo ciò che si poteva.
Molti i compagni del Prc, molti quelli delle Brigate di Solidarietà Attiva, riconoscibili per una fascia rossa attorno al braccio. Erano a L'Aquila quando i palazzinari ridevano ancora, sono stati nelle Puglie con i lavoratori migranti ed ora si sono ripresentati con la stessa determinata voglia di fare. William Domenichini, responsabile ambiente della Federazione del Prc di La Spezia, racconta ancora commosso quello che ha visto:«C'erano ragazzi e ragazze da Trento, Parma, Imperia, Brindisi, ieri erano almeno in 150 solo a Borghetto Vara, uno dei pochi paesi che si potevano raggiungere. Varnazza e Monterosso sono interdette ai non residenti ed è anche difficile arrivarci ma a Borghetto si poteva fare qualcosa e si è fatto». E a spalare fango si sono presentati in tanti, amministratori, consiglieri comunali, cittadini qualunque, William racconta che ha destato effetto la presenza del Segretario del Prc Paolo Ferrero, ancora ricordato come ex ministro:«È venuto senza il codazzo di telecamere – racconta – si è messo a lavorare e ha mangiato in mensa con gli altri volontari. Mentre si spalava si parlava e ogni tanto in qualcuno emergeva la rabbia contro l'intera classe politica. Per noi è stato immediato poter dire"siamo diversi", ma senza fronzoli o medaglie, sporcandosi letteralmente le mani». In Liguria si reagisce, c'è chi piange per le cose perse e chi si abbandona al fatalismo mantenendo la volontà di ricominciare, si parla già di ricostruzione ed è un tema che scalda gli animi. Non è casuale che i Comuni che più hanno pagato il disastro annunciato fossero retti da giunte di centro destra che hanno letteralmente ignorato ogni vincolo. I giornali locali ancora ne parlano poco ma in molti paesi erano prevedibili e precisi i vincoli di esondabilità, come li definiscono i geologi, che sono stati tranquillamente dimenticati. L'importante è stato fare cassa, cementificare e cartolarizzare, c'era anche chi ha pensato di realizzare un outlet in una zona che è stata totalmente invasa dal fiume. Ora c'è da ragionare per il dopo, il Senatore Grillo è stato aspramente criticato dal segretario regionale del Prc Sergio Olivieri. Per Grillo la ricostruzione va fatta lasciando lavorare i privati, una concezione miope oltre che liberista che non può che produrre altre sciagure. Ma le persone reagiscono, insieme alla solidarietà che si è costruita in questi giorni, ai ringraziamenti e agli abbracci con cui ci si saluta la sera, emerge anche la voglia di non subire più simili forme di sfruttamento, di non essere disposti a pagare un prezzo così assurdo per il benessere di pochi. In Lunigiana, nella provincia di Massa Carrara, ad Aulla oggi si sono celebrati i funerali, in forma strettamente privata dell'ennesima vittima. I danni sono incalcolabili: 120 aziende in ginocchio, 648 vetture di cui finora si è denunciata la scomparsa, un centinaio le famiglie che hanno chiesto ospitalità al Comune perché la loro casa è allagata. Il fango si sta seccando e le strade sono tornate per ora percorribili ma la rabbia è esplosa in maniera viscerale e mirata. E se al presidente della Regione Enrico Rossi è andata bene, solo qualche insulto perché visto in compagnia del sindaco di Aulla a cui è stato urlato "Vai a lavorare, vai a spalare il fango", peggio è andata al sindaco di Pontremoli che accompagnava il ministro Altero Matteoli. Badilate di fango in faccia e insulti a più non posso, un consigliere comunale della Lega Nord ha rimediato anche un pugno in un occhio. Non basterà l'elemosina dei 65 milioni di euro promessi, che ricadranno del resto come nuove tasse, a riparare un danno così enorme. C'è consapevolezza, tanto fra la gente della Lunigiana che fra gli abitanti dei paesi delle Cinque Terre di come non sia stata la pioggia la causa di tanti danni, ma una gestione del territorio feroce e predatoria, incurante degli equilibri ambientali e dell'assetto idrogeologico. Si aspetta che passi la nuova ondata di maltempo, che passi questo autunno cominciato nel peggiore dei modi, ma poi bisognerà voltare pagina.