di Artitcolo Tre
Fermare il 'femminicidio’ in Italia. È questo l'obiettivo della Convenzione nazionale contro la violenza maschile sulle donne.
Un patto promosso da un cartello di associazioni di donne e realtà della società civile che condividono da tempo «un forte impegno per contrastare, prevenire e sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne e sui diritti umani».
E che aderiscono a una «proposta politica unitaria, aperta all'adesione di altre realtà nazionali, locali e a singole persone, per richiamare le Istituzioni alla loro responsabilità e agli atti dovuti, per ricordare che tra le priorità dell'agenda politica, la protezione della vita e della libertà delle donne non può essere dimenticata e disattesa».
La convenzione è promossa da: Udi Nazionale (Unione donne in Italia), Casa Internazionale delle Donne, GiULiA (Giornaliste unite, autonome, libere), Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa onlus, D.i.Re (Donne contro la violenza), Piattaforma Cedaw «30 anni lavori in corsa Cedaw»: Fondazione Pangea onlus, Giuristi Democratici, Be Free, Differenza Donna, Le Nove, Arcs-Arci, ActionAid, Fratelli dell'Uomo.
«Chiediamo un incontro con il presidente Monti per un confronto di merito sul tema della violenza sulle donne in Italia» afferma Vittoria Tola, Responsabile dell'Udi nazionale «con 105 donne ammazzate dall'inizio dell'anno, tra cui molte giovanissime, il governo italiano non può più fare finta che il problema non esista. Chiediamo di discutere insieme al presidente Monti e ai suoi ministri quali azioni politiche e istituzionali intende assumere per prevenire e contrastare il fenomeno e per adempiere alle relative raccomandazioni delle Nazioni Unite», prosegue Tola.
«Da oggi lanciamo una serie di mobilitazioni in tutta Italia a sostegno della convenzione con lo scopo di sensibilizzare tutto il Paese sul tema del femminicidio».
Per rafforzare l'impegno contro il femminicidio in Italia, il coordinamento lancia un appello alle realtà nazionali e locali delle donne, e alle singole persone, affinché aderiscano o sottoscrivano questa proposta politica.
«Le Istituzioni devono intervenire su alcune mancanze strutturali che in Italia da sempre non consentono di prevenire e contrastare efficacemente la violenza sulle donne, il femminicidio – afferma Francesca Koch, presidente della Casa Internazionale delle donne – come la formazione adeguata delle Forze dell'Ordine e dei presidi sanitari, medici, personale infermieristico. I presidi sanitari pubblici più avanzati ad oggi rimangono i consultori, continuamente esposti al rischio di chiusura per il taglio dei finanziamenti pubblici. Chiediamo inoltre al presidente Monti e ai ministri competenti – aggiunge – azioni per una affettiva e sessuale nelle scuole ed una efficace revisione del Piano nazionale contro la violenza». La Convenzione promuove da qui al 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una serie di incontri e mobilitazioni; invita le Istituzioni nazionali e locali ad un confronto aperto e a porre in essere politiche adeguate e rispettose della dignità e dei diritti delle donne.
E afferma che «la violenza maschile sulle donne non è una questione privata ma politica ed è un fenomeno di pericolosità sociale per donne e uomini, bambine e bambini».
Chiede, inoltre, «che in caso di separazione e affido dei minori, nei casi di violenza domestica sulle donne e/o sui figli la legge vieti l'affido condiviso e venga applicato come prassi l'affido esclusivo al genitore non violento. Chiede che sia vietato l'utilizzo della sindrome di alienazione parentale (Pas) in ambito processuale ed extraprocessuale».
L'Italia – ricordano i promotori dell'iniziativa – è l'unico Paese in Europa in cui manca una rilevazione dei dati sistematica, integrata e omogenea in materia di violenza sulle donne.