di Federico Mello
La richiesta è perentoria e non lascia spazio a tentennamenti: «Accetta il seguente testo per abilitare la tua candidatura». Questa schermata si sono visti recapitare online gli oltre 1600 potenziali candidati al Parlamento del Movimento Cinque Stelle. Per chi non avesse capito, viene ribadito con tono minaccioso: «Ti riporto questo testo ufficiale predisposto da uno studio legale che è necessario sottoscrivere». Cosa dice di così importante questa missiva vidimata da un avvocato? Semplice.
Che i deputati eletti per il Movimento dovranno delegare a Beppe Grillo la gestione dei – cospicui – fondi pubblici che i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato riceveranno per la loro attività.
I deputati e i senatori, infatti, oltre ai loro stipendi, si vedono assegnati dalla Camera e dal Senato delle risorse per poter svolgere il loro lavoro: per il 2011 la somma totale elargita è stata di 72 milioni di euro. Non sono fondi assegnati al singolo parlamentare, ma appunto ai “gruppi ” costi - tuiti dai partiti. I regolamenti prevedono che queste risorse, calcolate in base al numero dei parlamentari, vengano gestite collegialmente per l’attività di studio e di ricerca, per la comunicazione istituzionale e politica, per le spese di segreteria e per pagare il personale assunto delegato a queste mansioni.
Ebbene, per questi soldi (considerando i sondaggi, gli oltre 100 parlamentari 5Stelle riceverebbero almeno 10 milioni di euro) Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno già dettato le loro regole. Viene spiegato in maniera chiara dai due capi del Movimento: «Il Regolamento della Camera dei Deputati e del Senato prevede che a ciascun gruppo parlamentare vengano assegnati dall ’Ufficio di Presidenza contributi da destinarsi agli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare, nonché alle “funzioni di studio, editoria e comunicazione ad essa ricollegabili ”». Quindi, prosegue il diktat, «la costituzione di due “gruppi di comunicazione ”, uno per la Camera e uno per il Senato, sarà definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri ». Le finalità, dal loro punto di vista, sono duplici:«garantire una gestione professionale e coordinata di detta attività di comunicazione», ma anche «evitare una dispersione delle risorse per ciò disponibili». Non solo: «Ogni gruppo avrà un coordinatore con il compito di relazionarsi con il sito nazionale del M5S e con il blog di Beppe Grillo». A cosa si riferiscono parlando di “fondi per un gruppo comunicazione”? Lo chiariscono poco dopo: «La concreta destinazione delle risorse del gruppo parlamentare ad una struttura di comunicazione a supporto delle attività di Camera e Senato su designazione di Beppe Grillo deve costituire oggetto di specifica previsione nello Statuto di cui lo stesso gruppo parlamentare dovrà dotarsi per il suo funzionamento». Ciò significa che si fa riferimento a tutte le risorse destinate ai gruppi. Non si scappa: «È necessaria – si conclude la lettera - l’assunzione di un esplicito e specifico impegno in tal senso da parte di ciascun singolo candidato del M5S al Parlamento prima delle votazioni per le liste elettorali con l’adesione formale a questo documento”. Il tutto in barba alla libertà dei parlamentari che rappresentano tutti noi cittadini. La questione non è solo economica o tecnica. È anche politica e democratica. Sul punto il regolamento della Camera è monto chiaro: «Ciascun Gruppo, nella prima riunione, nomina il presidente, uno o più vicepresidenti e un comitato direttivo». I parlamentari hanno vincolo di mandato e il diritto di autogestire queste risorse. Deve essere nominato anche un tesoriere che annualmente presenta un bilancio da far approvare ai membri del gruppo. Tale bilancio, infine, deve avvalersi di «una società di revisione legale, selezionata dall’Ufficio di Presidenza [...] che verifica nel corso dell'esercizio la regolare tenuta della contabilità”.
Come possono pensare Grillo e Casaleggio di gestire questi fondi a loro totale discrezione, per di più essendo entrambi fuori dal Parlamento? Già le regole imposte per le candidature hanno tagliato fuori i militanti più meritevoli: potranno correre solo coloro che si sono candidati in precedenza per il 5Stelle e non sono stati eletti. Inoltre, le primarie online che dovranno scremare la rosa dei “papabili ” per ora sono avvolte dal mistero: non si sa quanti sono gli iscritti al movimento e quindi quanti potranno dire la loro. Ora arriva anche la regola capestro sulla cessione dei fondi. Molti candidabili hanno subito questa comunicazione come una doccia fredda e coloro che già nutrivano dubbi sulla gestione del movimento da parte del suo “capo politico ” sono in dubbio se prestarsi a questa operazione. A denunciare questa Opa di Grillo sui “suoi”parla - mentari è stato anche Valentino Tavolazzi, esponente del Movimento poi espulso da Grillo in persona. Ma la comunicazione dei 5Stelle passa unicamente da beppegrillo.it e il “blogger ” non si sogna neanche di rispondere alle critiche. Per ora si riduce solo a questo la tanta sbandierata “democrazia diretta”.
Pubblico - 29.11.12