121203dipietro demagistrisdi Luca Sappino
Dopo l’assemblea di “Cambiare si può”, dei professori ex girotondini, di Paul Ginsborg e Marco Revelli, che ha riempito il teatro Vittoria sabato a Roma, ieri un altro tassello nel progetto arancione di Luigi de Magistris, si colloca nel posto giusto. Antonio Di Pietro ha così scritto sul suo blog: «Noi dell’Italia dei Valori ci facciamo artefici, senza alcuna mira egemonica, con spirito di servizio nei confronti del Paese e del centrosinistra, di un percorso che porterà alla sintesi di tutte le correnti che si stanno muovendo in questa grande area».

Ed è proprio quello che il sindaco di Napoli, forse più degli organizzatori di “Cambiare si può”, voleva sentirsi dire. Il post arriva infatti dopo un incontro riservato tra i due. «Raccogliamo volentieri l’appello lanciato da Alba e dal cartello “Cambiare si può” - scrive Di Pietro - e guardiamo con grandissimo interesse all’assemblea del Movimento Arancione, che si terrà il 12 dicembre ». Sarà quello infatti l’altro passo, quando de Magistris, sempre a Roma, dovrebbe presentare le prime candidature, un manifesto e un simbolo, fosse anche provvisorio. Di Pietro è comunque molto puntuale, e non lascia spazio a fraintendimenti: «Sappiamo che ci sono importanti forze sociali che sperano nella nascita di un progetto politico anti-montiano deciso a governare e cambiare le cose, non solo a urlare e protestare», scrive avendo in mente Beppe Grillo, rivolgendosi così ai tanti elettori di sinistra che voterebbero il movimento 5 stelle per rispondere alle esigenze di rinnovamento e di “pulizia ” ma con assai poca convinzione, vuoi per le contraddizioni “democratiche ”, vuoi per l’as - senza di riferimenti di “sinistra”. Quindi, scrive sempre il leader dell ’Idv, «nella nostra assemblea del 15 dicembre, noi dell’Italia dei Valori ci mettiamo a disposizione per la nascita di questo progetto politico». Anche l’obiettivo è lo stesso espresso più volte da de Magistris, in interviste spesso viziate dai titoli: «Chiunque vinca le primarie di oggi - scrive ad urne ancora aperte - dovrà decidere se vuole per interlocutore questa area o se preferisce fare patti con i conservatori ». Insomma, sempre che riesca veramente a portare lì ciò che resta del partito, Di Pietro è deciso: «Da questo, più che da mille discorsi, si capirà se il Pd e Sel vogliono la continuità o la discontinuità con la disastrosa esperienza del governo Monti».

Pubblico - 03.12.12

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