notavpddi Franco Frediani
La versione fatta passare da più parti racconta della violenza di un branco di estremisti da una parte, e della difesa di un progetto condiviso e innovativo dall'altra. Parliamo ovviamente dei No Tav. La storia è lunga e si è incancrenita col tempo. Oggi la "questione" No Tav è diventata una scusa, un pretesto per non recedere dai propositi anche quando non sono supportati dalla ragione. Il Movimento No Tav ha pian piano assunto le caratteristiche di un movimento di carattere nazionale e non solo territoriale. E questo gli da già una valenza di non poco conto! Un movimento che guarda alla difesa dell'ambiente, soprattutto legato alla salute del cittadino, e che si oppone al profitto ad ogni costo.

Potremo liquidare con queste poche parole quella che si sta rivelando come una delle pagine più controverse e negative della storia repubblicana. A niente sono servite le argomentazioni portate avanti da esperti (universalmente riconosciuti) della materia (ma mai tenuti in considerazione, ndr), da Docenti universitari e ambientalisti, che hanno più volte reso pubbliche le loro posizioni avverse a questo "progetto". Come sempre, ci sono in ballo interessi economici notevoli, tali da rendere irreversibile l'applicazione di quello che è stato definito un percorso “vitale”. Non ci sono mai state risposte in merito alle argomentazioni tecnico-scientifiche presentate, così come l'unica e sola risposta, è da tempo quella del ricorso alla forza. Quello che più preoccupa è la stessa presa di posizione del maggior partito del centrosinistra italiano. Anche in questo caso dovremo risalire ai tempi della gestione Chiamparino, allora sindaco di Torino. Ricordarci delle Olimpiadi invernali che si svolsero proprio nel capoluogo piemontese, forse ci potrebbe riavvicinare ad una maggior presa di coscienza sulla realtà dei fatti. Sarebbe interessante sapere se c'è (..e c'è!) un nesso tra Francia, fondi comunitari e amministrazione torinese di quell'epoca. Inizia da quel momento la "difesa a spada tratta" del progetto TAV, da parte di una parte politica che avrebbe invece dovuto ragionare guardando la questione attraverso altri "parametri". Da quel momento la posizione non è mai stata cambiata. La Val di Susa si è trasformata in un piccolo Vietnam, con tanto di guerriglia, interruzione dei lavori, reazione e violenza da ogni parte. E siamo ai giorni nostri. Come riporta Lele Rizzo sull'Huffingtonpost, l'incontro tra i due premier, Monti e Hollande, non ha portato novità sostanziali come invece è stato fatto credere. Forse, se qualcosa di nuovo c'è stato, riguarda il fatto che i due Paesi hanno deciso di "trasformare la seconda canna della galleria di sicurezza del Tunnel Autostradale del Frejus in corsia di marcia, ovvero aumentano il traffico su gomma a discapito di quello su ferrovia". Se questo è vero, il progetto, per il quale i due paesi chiederanno ALTRI finanziamenti all'Europa (dove sono finiti quelli già dispensati a suo tempo?) finisce per impoverire e mutare anche l'indirizzo originario. Aumento del fattore inquinante che risposta il baricentro dal trasporto su rotaia a quello su gomma, va ad aggiungersi alle altre note delicate! Per difendere qualcosa che perde di valore e credibilità, oltre che di utilità, ancora una volta c'è stato il ricorso alla forza. Gli attivisti No Tav sono stati caricati con metodi "dissuasivi" che poco hanno a che vedere con la difesa dei principi democratici, sia italiani che francesi. Nei giorni precedenti all'incontro (infruttuoso) tra Hollande (il socialista Hollande!) ed il premier liberista Monti, la polizia francese aveva già provveduto ad allontanare come indesiderati, molti cittadini italiani. L'epilogo si è registrato lunedì 3 dicembre, giorno dello stesso vertice tra i due premier. A Lione, la polizia francese ha replicato ai dimostranti No Tav, caricandoli con manganelli e spray urticanti fino a trasformare in un vero campo di battaglia, quello che voleva essere un momento di rivendicazione dei diritti di una larga parte della popolazione dei territori in questione. Mentre la forza si abbatteva sui No Tav i sorrisi tra Monti ed Hollande si sprecavano, andando a sancire una rigenerata volontà di proseguire nel progetto. Richiesta di ulteriori finanziamenti all'Europa e aggiornamento ad un prossimo incontro, da tenersi a Torino nel 2013 con un altro vertice bilaterale. Il tutto con la benedizione del sindaco del capoluogo piemontese, ed ex segretario dei Democratici di Sinistra, Piero Fassino, che orgogliosamente ne rivendicava la paternità.

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