Paolo Ferrero
Parte il governo Monti. Nello stile e nei toni diversissimo dal governo Berlusconi. Nei contenuti no. Il programma presentato alle camere è integralmente neoliberista. Fin nelle virgole. E' la prosecuzione, radicalizzata dalle richieste europee, delle politiche già messe in atto da Berlusconi e Sacconi, confermate per intero. Dalle privatizzazioni alle liberalizzazioni passando per il taglio della spesa pubblica, la manomissione delle pensioni e di cosa rimane del mercato del lavoro, fino alla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Il tutto ovviamente senza dire una parola sulle rendite finanziarie, sulle cause della speculazione, sulle sciagurate politiche europee, che - al contrario - sono per il governo da applicare sotto dettatura.
L'idea che il pareggio di bilancio dello stato italiano non solo debba essere inserito in Costituzione, ma addirittura certificato da una società privata, è la ciliegina sulla torta. Lo stato, per rendersi credibile agli occhi degli speculatori, deve farsi controllare dagli amici degli speculatori! Un programma che aggraverà la crisi e le disparità sociali.
Da questo punto di vista il governo Monti è stato una perfetta operazione con cui i poteri forti - italiani ed Europei - sono riusciti ad evitare che la caduta di Berlusconi determinasse anche il minimo spostamento a sinistra dell'asse del paese. Lo hanno fatto con il contributo determinante del Presidente della Repubblica, che si è fatto promotore dell'operazione, e grazie all'ignavia politica del Pd, che non è riuscito nemmeno a imporre il ritorno alle urne.
Contro questo governo dobbiamo quindi costruire l'opposizione sociale, culturale e politica. Nella costruzione dell'opposizione dobbiamo però essere consapevoli che questo governo parte avendo dalla sua un pregiudizio positivo. Non solo perché viene al posto del governo Berlusconi, di cui larga parte della popolazione non ne poteva più. Il governo Monti incrocia alcuni elementi di senso comune che si sono venuti formando nel corso degli anni: per esempio, la presentabilità di Monti e dei suoi ministri, vista con sollievo dopo le figuracce rimediate a livello mondiale grazie a Berlusconi. Vi sono però due elementi più di fondo che vanno soppesati bene per non fare errori.
In primo luogo la sfiducia verso la politica e il ceto politico; i tecnici come garanzia di maggiore serietà, competenza. Questo elemento peserà nel tempo, specie se il governo Monti prenderà misure sui costi della politica. Non è cosa di poco conto.
La maggioranza della popolazione italiana considera i costi della politica il primo insopportabile elemento di ingiustizia e per questo apre a Monti un credito fiduciario. Quando diciamo che occorre caratterizzare la nostra iniziativa politica mettendo al centro le pratiche sociali, le lotte, il mutualismo, la solidarietà concreta, è perché pensiamo che l'unico modo per ricostruire una credibile politica comunista parta dalla condivisione. Non solo propaganda o presenza istituzionale: occorre porre il centro del lavoro politico nel sociale e nella costruzione culturale.
In secondo luogo, il convincimento che il quadro dell'economia mondiale ed europea in cui ci muoviamo sia oggettivo, naturale e che quindi è bene che siano dei tecnici a gestirlo. Se la speculazione è un fenomeno naturale - di cui non si riesce bene a capire l'origine - il punto non è perdersi in chiacchiere inutili sul da farsi ma applicare con rigore e sobrietà le ricette proprie della scienza economica: una tecnica, appunto.
La forza da cui parte Monti non è quindi data solo dal fatto di essere il sostituto di Berlusconi, ma anche dai limiti profondi che hanno caratterizzato l'antiberlusconismo. L'aver fatto credere che la cialtroneria e gli interessi personali di Berlusconi fossero all'origine di tutti i guai del paese regala oggi a Monti un pregiudizio positivo del tutto immeritato rispetto ai propositi che lo caratterizzano e agli interessi che difende.
Occorre tenere presente questi elementi, in primo luogo per capire perché oggi larga parte della gente che ha lottato per la caduta di Berlusconi guarda a Monti come ad una speranza. E' un sentimento con cui dobbiamo fare i conti, per evitare che la nostra proposta di opposizione sia incomprensibile a vasti strati popolari. Occorre spiegare che la politica di Monti verrà usata dalla destra per riguadagnare consenso e che le elezioni anticipate erano l'unica strada efficace per porre fine all'era berlusconiana.
Inoltre, per costruire una opposizione efficace al governo Monti, non basterà agire sulle contraddizioni che si determineranno a causa delle sue politiche economiche e sociali. Senza la messa in discussione - a livello di massa - del fatto che non vi è nulla di naturale e di oggettivo nelle politiche neoliberiste, la delusione per le politiche di Monti non determinerà protagonismo politico ma ulteriore delusione. In altre parole, dobbiamo operare consapevolmente per trasformare l'antiberlusconismo in antiliberismo come condizione per costruire opposizione di massa e rafforzare la sinistra di alternativa.