policlinicogemellidi Roberto Gramiccia
Le notizie comparse in questi giorni sulla stampa, in particolare su Il Manifesto di domenica 2 dicembre, rivelano l’esistenza di un piano strategico del Policlinico Gemelli di Roma, l’ ”ospedale del Papa”, che assumerà il nuovo nome di “Gemelli Medical Center”. Si tratta di un nome non originalissimo per la verità ma molto più adatto a un programma che intende fare proprie le indicazioni neoliberiste e filoamericane di Mario Monti, nel disprezzo più assoluto di ogni carità cristiana.
Il punto di partenza nella disamina del Consiglio di Amministrazione del Gemelli fa riferimento a quella quota parte di assistenza sanitaria che sempre di più oggi non viene garantita, pur essendo compresa nei LEA (livelli essenziali di assistenza) del Sistema sanitario nazionale.

Si legge nel documento: «negli ultimi anni si è registrata in Italia una consistente crescita della spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie che, in base agli elementi conoscitivi a disposizione, oggi si aggira attorno al 22% di quella complessiva (30 miliardi su un totale di 140 miliardi di euro)». Di fatto – aggiungiamo noi - si tratta di un processo di privatizzazione strisciante della salute che ha già portato oltre 9 milioni e mezzo di cittadini italiani (dati Censis di quest’anno) ad abbandonare le cure a causa del loro costo.
L’obiettivo che il Gemelli si pone è descritto senza particolari giri di parole: «Si evidenzia (…) la necessità di un’integrazione strategica tra welfare pubblico e partecipazione privata alla spesa, in un contesto in cui il cambiamento dei meccanismi di riproduzione sociale familiari e l’aumento delle aspettative degli utenti conducono a un considerevole incremento della quota di assistenza coperta direttamente con il reddito delle famiglie, che diventa sempre più variabile di interesse per istituti come il Policlinico Gemelli, nella definizione del quadro complessivo dell’offerta di salute». In pratica, sarebbe come dire che, siccome i tagli alla sanità, la pratica dell’intramoenia e i ticket, oltre che gli accreditamenti concessi senza nessun controllo democratico, hanno di fatto già privatizzato gran parte della sanità pubblica, tanto vale prenderne atto per razionalizzare ed estendere questo approccio e farlo diventare strategico.
In questo senso, la recente e temeraria sortita di Mario Monti costituisce una sponda ideologica eccellente per chi aspira a decostruire il Sistema sanitario nazionale. Con la scusa della compatibilità economica, si apre quindi alle assicurazioni private, alla assistenza integrativa, al pagamento diretto di “chi può”. Ma anche ai tagli al personale sanitario che, nel caso del Gemelli, comporterà: una riduzione «del costo per circa 55 milioni di euro attraverso la revisione del contratto di lavoro e la riduzione complessiva dell’organico per circa 490 risorse, permessa anche da nuovi assetti operativi e dalla riduzione dell’aliquota Irap».
Tradotto: si tratta di quasi 500 posti di lavoro in meno con una riduzione – sfacciatamente annunciata – del «costo unitario del personale medico e non medico attraverso la rinegoziazione/disdetta del contratto di lavoro (…) e la riduzione degli straordinari (effetto complessivo pari a circa 17 milioni di euro)».
Quanto questo si tradurrà, oltre che in perdita di posti di lavoro, in un peggioramento delle qualità di cura  per ciò che di pubblico ancora sarà garantito è facilmente prevedibile. Del resto, guardando i conti del Policlinico Gemelli, che risentono di un vecchio contenzioso con la Regione Lazio, ben si comprende come la scelta di aprire pressoché completamente al privato sia strategica e vada al di là della necessità di aggiustare ancorché temporaneamente i bilanci. E così il piano del Gemelli, l’ospedale del Papa, e cioè del capo in terra di quella religione secondo la quale, dopo morti, gli ultimi diventeranno i primi, non farà che confermare questo assunto, rinviando alla vita eterna la possibilità che gli ultimi e anche i penultimi (coloro i quali cioè non possono pagarsi le cure) vengano trattati come previsto dalla Costituzione.
Il nuovo Gemelli Medical Center rischia di diventare il primo concreto passo verso quella privatizzazione subtotale delle sanità minacciata dal governo Monti. Un fatto di straordinaria valenza simbolica e di inquietante significato. A noi e a tutti coloro che hanno a cuore la difesa del sistema sanitario nazionale, il compito, anzi l’obbligo di reagire. E’ veramente il caso di dire, anche se l’espressione è un po’ consunta: se non ora quando?

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