landini01gdi Marco Petricca
Nelle piazze migliaia di bandiere Fiom: «Basta accordi separati, non vogliamo il modello Fiat»
Maurizio Landini parla dal centro di Padova, in piazza dei Signori, gremita da una folla di 15 mila lavoratori. Ribadisce con forza quanto aveva detto a Milano. «Voto nelle fabbriche», scandisce il segretario generale della Fiom Cgil. E si rivolge al protagonista delle primarie del Pd, in corsa adesso per la premiership: «Parlo in particolare a Pierluigi Bersani, che è stato eletto con un metodo democratico e con un risultato assolutamente importante e che riavvicina le persone alla politica: c'è bisogno di fare una legge sulla rappresentanza sindacale, per impedire che si estenda il modello Fiat e che si estendano questi accordi separati».

Subito dopo l'attacco è diretto alle due organizzazioni che hanno firmato l'accordo separato con Federmeccanica sulla produttività per il contratto dei metalmeccanici. «Fim e Uilm distruggono il sindacato. Per la prima volta, siamo di fronte al fatto che le imprese hanno scelto i sindacati con cui contrattare». Nel frattempo non solo a Padova, la protesta monta dal Sud al Nord Italia. Dopo Lombardia, Toscana e Marche animate il giorno prima, ieri erano 16 le regioni che hanno aderito alla mobilitazione della Fiom.
I cortei che hanno visto protagonisti studenti medi e universitari, ma anche precari e soprattutto i metalmeccanici, sposati insieme nella stessa battaglia, hanno attraversato le strade di Palermo, Bari, Napoli, Roma, Torino e Genova. Ma pure a Bologna, dove alle 11 si sono verificati scontri e lanci di uova. Qui parte del corteo studentesco si è diretto verso la sede dell'Unicredit di viale del Lavoro e anche in direzione della sede della Cisl, nel frattempo protetta da un cordone di polizia.
«C'è una cosa lecita ma grave in ciò che dice Landini», aveva detto mezz'ora prima degli scontri il ministro Corrado Passera, «pensare che il governo entri nelle scelte delle aziende non è il tipo di Paese che noi vogliamo. Per noi le politiche industriali devono mettere il Paese nelle condizioni di essere competitivo».
Nella Padova simbolo del Nordest, nel Veneto che conta oltre cento milioni di cassa integrazione e trentamila licenziamenti collettivi e una lunga catena di suicidi di piccoli imprenditori, il corteo che rimarrà pacifico parte alle 9 del mattino e attraversa il centro storico. In piazza dei Signori arrivano anche lavoratori e studenti del Trentino Alto Adige. Quando Landini sale sul palco sono le 11,30. Su un cartello si leggono tre parole: produci, consuma, crepa. «La lotta non finisce qui - avverte il segretario della Fiom - ora inizia la battaglia nei posti di lavoro per non far applicare un accordo siglato da altri e che ha visto l'esclusione preventiva della Fiom». E su Monti parole dure: «Il governo sta devastando lo stato sociale e il mercato del lavoro, bisogna cambiare il quadro politico».
Intanto, la voce di migliaia di studenti radunati nel cuore di Padova è raccolta da una ragazza che sale sul palco: «Con i finanziamenti che arrivano alla scuola pubblica», dice lei, vent'anni, «non ci è permesso di avere un'istruzione di qualità». Parla a nome degli studenti che in attesa della manifestazione di ieri hanno occupato i licei e gli istituti tecnici di Venezia e di Padova.
Al corteo prendono parte i centri sociali, a partire dal Pedro e dal Rivolta. Un'adesione massiccia, numeri alti per il Veneto che conta 32 mila tesserati della Fiom e che nella giornata di ieri ha scioperato per otto ore. Tra i migliaia che hanno aderito alla mobilitazione e allo sciopero, l'adesione totale è arrivata dalla Fincantieri di Marghera, dove si contano un migliaio di lavoratori in appalto in rapporto ai circa 700 diretti e ai 300 in cassa integrazione. Numerose anche le aziende in appalto al Petrolchimico e soprattutto la trevigiana Electrolux di Susegana. «Firmare questo accordo», si dice in piazza dei Signori, «vuol dire perdere potere contrattuale. L'organizzazione del lavoro, gli orari e i turni saranno così solo nelle mani delle aziende».

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