di Federico Mello
Detto, fatto. Martedì era arrivato l’avver - timento. Ieri sono arrivate le ennesime epurazioni. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio stringono le fila in vista delle elezioni: il “capo politico ”, d’altronde, scenderà in campo direttamente. I sondaggi sono in picchiata, ma Grillo ieri ha trovato anche il tempo per un’intervista al canale “finanziario ”Class Cbs («Lo spread è un’allucinazione mentale» l’analisi che sfida Berlusconi sul suo stesso terreno). Le epurazioni, intanto. «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del Movimento 5Stelle.
Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura» il post firmato sul blog. Motivazioni ufficiali? Nessuna, come al solito.
La tempistica non è però casuale. Si fanno le pulizie invernali in attesa della grande battaglia. Giovanni Favia si era lasciato andare ad uno sfogo con il giornalista de La7 Gaetano Pecoraro, e il suo fuorionda aveva fatto parlare per mesi tv e giornali. Federica Salsi, scomunicata per la sua partecipazione ad Ballarò, aveva poi ribadito in Consiglio Comunale a Bologna: «Rischiamo di diventare pericolosi, peggio di Scientology». I due ieri sono tornati all’attacco, per niente domati dall’espulsione.«Sono stato eletto, non posso sparire con due righe» fa notare Favia (che si dovrà confrontare anche con un problema tecnico: rimanere o meno nel gruppo consiliare 5Stelle? Il logo di proprietà di Grillo fa fede anche all’interno delle istituzioni?). La fede messianica in un leader, aggiunge il consigliere «non è mai stata nel nostro DNA. Accettare una deriva di questo tipo significherebbe arrendersi. E noi invece non ci arrendiamo mai». Federica Salsi affida al giornalista di Affari Italiani Antonio Amorosi la sua replica: «Il dissenso non è concepito all’interno del Movimento
- dice -. I partiti con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio » .
Anche la base è in subbuglio, interviene la politica nazionale («Più che Grillo sembra il Marchese del Grillo: io so’ io e voi...» dice Nichi Vendona) e anche il gruppo consiliare nel capoluogo emiliano si spacca. Massimo Bugani, il cocco di Casaleggio e nemico giurato della Salsi, alla domanda di alcuni cronisti che gli chiedono se le decisioni di Grillo non danneggino il Movimento, risponde: «Grillo non è un segretario di partito, non fa calcoli su voti e percentuali». Più netta la posizione dell’altro consigliere felsineo, Marco Piazza. La scomunica, dice, «mi ha colto di sorpresa nei tempi e nei modi... proprio in campagna elettorale? Non vorrei che Bersani stesse stappando una bottiglia di spumante». In effetti i sondaggi sembrano dargli ragione. Una rilevazione effettuata dall’istituto Piepoli dà il Movimento, «già in discesa nell’ultimo mese (è passato dal 18-20 per cento di novembre al 15) e in procinto di perdere altri voti in favore degli altri tre poli». Non c’è da aspettarsi la debacle però: «Rimane uno zoccolo duro di almeno 50 deputati» spiega Piepoli.
Probabilmente questo scenario non dispiace troppo a Grillo e a Casaleggio: meglio un movimento più piccolo e più controllabile che 100 parlamentari grillini che fanno gruppo e diventano ingestibili. D’altronde i due si inventano ogni giorno una nuova sparata. «Lo spread è qualcosa di completamente staccato dall’eco - nomia. È un’allucinazione mentale di speculazione bancaria» la dichiarazione a Class Nbc. Il “comico ” ne ha anche per Monti che naturalmente «deve scomparire, è stato un bluff, è stato un curatore fallimentarie. Il nostro Paese è già fallito lo scorso anno». Ma non bisogna spendere troppe elucubrazioni sulle sparate grillesce. In realtà, così come hanno fatto per vent’anni Bossi e Berlusconi, Grillo e Casaleggio non lasciano niente al caso: le loro proposte populiste sono tutte in vista di un obiettivo. Stesso discorso per le epurazioni di questi giorni e quelle che di sicuro seguiranno. Non ha caso su beppegrillo.it ieri è partita l’ennesima accusa. La colpa sarebbe anche in questo caso di Monti che, secondo la propaganda del blog, si è dimesso per complicare la vita al movimento (non essendo in Parlamento, per correre dovranno raccogliere alcune migliaiadi firme). Il ministro Cancelleri ha buttato acqua sul fuoco: la legge prevede che in caso di scioglimento anticipato della Camere le firme siano la metà. Ma non importa: tutto fa brodo. Anche una sponda dell ’eterno amico Di Pietro che annuncia: «Daremo noi una mano a Grillo, anche se ci toglie voti». In realtà lo staff di Casaleggio conosce a menadito il Porcellum: lo sta studiando da mesi. E sa che la legge dispone nero su bianco: «Contestualmente al deposito del contrassegno, i partiti o gruppi politici organizzati che si candidano a governare devono depositare il programma elettorale, nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica». Eccolo, il famoso “capo politico”. Non un’opzione. Ma una disposizione di legge da espletare al momento della presentazione del simbolo. La legge non specifica se tale “capo politico” debba anche essere candidato alla Camera o al Senato. Grillo, quindi, potrebbe scendere in campo solo da candidato premier: farebbe campagna elettorale e nel caso - del tutto probabile - il suo partito non prendesse la maggioranza dei voti, rimarrebbe nella sua Genova rispettando la vecchia promessa: «Io non mi candido». Fantapolica? Tutt’altro. Liste e capo politico andranno consegnate ad inizio gennaio. Alle “Parlamen - tarie ” non a caso non si è proprio parlato di chi correrà premier, mentre a breve partirà la discussione online sul programma. La conferma di un Grillo nella mischia la dà anche un ex dipendente di Casaleggio che mantiene legami di amicizia con il guru del marketing digitale: «Beppe non ha scelta, si candiderà. E alla fine, è giusto così».
Pubblico - 13.12.12