di Franco Frediani
Nessuno ci convincerà mai, i fatti parlano da soli! Scatta la seconda trappola, e cambia il luogo della disputa. L'Italia era diventata stretta per Mario Monti, ed è così partita la seconda fase del piano di recupero e di rilancio di colui il quale viene considerato una pedina fondamentale nello scenario economico-finanziario del liberismo europeo. Non ci eravamo mai illusi che lo scaltro "falso tecnico"- in realtà più politico dei politici più consumati - facesse il "gran rifiuto" in nome dell'orgoglio e della dignità. La posta in palio è ben più alta e lo stiamo vedendo.
I suoi "sponsor" (soprattutto quelli d'Oltreoceano) sono corsi ai ripari, ed in poche battute hanno, prima ridicolizzato un Berlusconi che pur di rientrare in Parlamento candiderebbe anche sua zia, e poi hanno riportato il livello della "discussione" laddove è possibile trovare meno ostacoli al rilancio delle politiche neoliberiste. L'impatto non è da sottovalutare, anzi, la dice lunga su quello che si prospetta essere il futuro del Nostro paese. In un solo colpo (non male per essere un "tecnico"!) il premier Monti si sbarazza così della fastidiosa presenza di B, rilanciando, o meglio, facendo in modo che fossero rilanciate, le sue quotazioni in vista della prossima legislatura. La cronaca ci consegna una Merkell che apertamente esorta il Nostro a ricandidarsi, non mancando di essere seguita da Monsiuer Hollande, ogni giorno che passa sempre più ambiguo ed in calo di consensi. La disperazione di Berlusconi ormai è conosciuta da tutti, così come la sua credibilità è ormai ridotta ai minimi storici. Il PPE ha fatto il resto, legittimando come "papabile" dei conservatori, "l'ancora" premier Monti, anche in prospettiva futura. L'asse politico nostrano, qualora vi fossero ancora dubbi, si è ulteriormente spostato a destra; si fa fatica a vedere una sinistra riconoscibile. Lo stesso Bersani, neo incoronato candidato premier del centrosinistra, non si sa bene dove voglia andare o cosa voglia fare. Le premesse non sono certamente incoraggiati, così come le sue dichiarazioni rilasciate alla stampa estera. Più che proporre ricette nuove, o prospettive per un cambiamento, il segretario del PD sembra voler contenere il potenziale d'urto rappresentato dallo stesso Monti. Prima l'intervista al Wall Street Journal, poi al network Cnbc ed infine al tedesco Die Welt. Proprio in quest'ultima circostanza si rendono palesi le volontà del leader Democratico che sottolineano una sintonia con l'ormai tristemente famosa "agenda Monti". Se l'affermazione, "Monti farebbe bene a non scendere in politica, però se proprio vorrà fare questa scelta < segnaleremo la nostra volontà di collaborare > potrebbe essere interpretata come un segno di non belligeranza, altrettanto non si può dire quando Bersani dichiara decisamente che l'articolo 18 “Lo lasceremo così. E’ uguale a quello tedesco”. Nessuna intenzione dunque di discostarsi dalla politica neoliberista portata avanti dal Professore; e la sottolineatura arriva "curiosamente", proprio attraverso un'intervista ad un giornale tedesco, nella patria del paese economicamente più "forte" d'Europa! Si scava un altro solco e si delimitano ulteriori confini: l'Europa non si mette in discussione. Guarda caso quell'Europa che ha sostenuto l'ascesa di Monti e ne caldeggia la riconferma. La campagna elettorale si preannuncia quindi all'insegna dell'europeismo. Nessun problema, accettiamo anche questa sfida e valutiamo se è sbagliato o meno porsi in contrasto con molte scelte fatte in chiave europea. Ultima in ordine di tempo è l'approvazione della "vigilanza bancaria unificata", caldeggiata a lungo dal presidente della BCE Mario Draghi. Su questo argomento siamo già intervenuti altre volte, giudicandolo iniquo, impossibile da accettare, limitativo della sovranità nazionale e dell'autonoma dei singoli stati. Esempi come quelli della Grecia sono esemplificativi. Il forte non può imporre le sue ragioni al più debole in virtù di una licenza acquisita. E' assurdo! Ma per non andare sul difficile sarà il caso di volgere uno sguardo alla situazione socio-economica dei maggiori paesi europei, dove abbiamo una Spagna in grave difficoltà, con un conflitto sociale aperto ed un rinnovato scontro di classe che emerge ogni giorno attraverso dimostrazioni, scioperi e disordini. Sulla Grecia ormai potremo spendere fiumi di parole, ma alla fine sarebbero tutte convergenti verso un solo aggettivo: disastro sociale ed economico! Diamo per scontata la preoccupazione che ormai attanaglia la coscienza di chi ha a cuore le sorti della Nostra Italia. Forse quella che si salva (ancora per poco!?) è la Germania, ma non altrettanto potremo dire della Francia! Non è divertente fare una disamina del genere, ma serve per far capire che ovunque il liberismo e le politiche recessive hanno solo aumentato in modo esponenziale la stessa recessione, la stessa difficoltà che ha fatto esplodere un conflitto sociale non più sostenibile. L'Europa finanziaria si ritrova in Monti e Merkell, ma non quella sociale! Fare campagna elettorale non significa mistificare e far credere che i buoni sono gli europeisti mentre i cattivi sono altri, quanto semmai chiamare le cose con il loro nome. Il "Fiscal compact" è un capestro dal quale dobbiamo liberarci; ma nessuna parte politica l'ha finora detto fuorché la sinistra! Occorre rispondere ai vari Monti, Bersani ed a tutti coloro i quali pensano di poter giocare su queste contraddizioni, che la sinistra non è contro l'Europa, ma bensì contro quelle politiche liberiste che vengono oltretutto gestite e portate avanti da pochi ed in favore di pochi! Occorre ripensare una Europa dei diritti sociali, del lavoro e delle opportunità. Anche a questo livello il premier Monti ha dimostrato la sua miopia politica sostenendo e rafforzando quelle politiche antipopolari e socialmente disastrose che hanno come capofila, proprio lo stesso Fiscal compact.