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La vendetta di Anonymous contro il Mit non si è fatta attendere. Poche ore dopo che il Massachusetts Institute of Technology, sotto accusa come responsabile per il suicidio del giovane genio informatico Aaron Swartz, aveva annunciato un’indagine sul caso, sono stati alcuni cyber-attivisti ad “hackerare” diverse pagine del sito web dell’istituto, come spiega Gizmodo. Un attacco simbolico – attraverso un ”comunicato” in rosso, su sfondo nero – con il quale i militanti di Anonymous hanno voluto ricordare lo storico fondatore di Reddit e dei Creative Commons, che si è suicidato venerdì sotto il peso della depressione e dell’accusa di pirateria informatica.

IL CASO – Il 26enne Aaron Swartz, storico sostenitore del libero accesso ai documenti su Internet, si è suicidato impiccandosi venerdì scorso. Era stato arrestato nel luglio del 2011 con l’accusa di aver rubato 4 milioni di documenti dagli archivi del MIT e di Jstor (Journal Storage), il servizio a pagamento per la consultazione di riviste scientifiche e testi accademici. Tredici i capi di imputazione contro Aaron Swarts, tra cui l’accusa di frode informatica. Il processo sarebbe dovuto cominciare in febbraio: se fosse stato condannato, il web-pioniere avrebbe rischiato circa 50 anni carcere e una multa record di oltre 4 milioni di dollari. Una prospettiva che avrebbe spinto il ragazzo – che da tempo soffriva di depressione, come hanno spiegato i genitori – al tragico gesto. E sono stati gli stessi familiari a  definire il suo caso come un esempio di “persecuzione giudiziaria”.

LA PROTESTA – La famiglia ha accusato i dirigenti del Mit, così come gli stessi magistrati, che avrebbero perseguito il giovane soltanto per aver messo in rete gratuitamente milioni di articoli accademici. “Un presunto crimine che non ha fatto alcuna vittima”, come hanno denunciato sia i genitori Robert e Susan Swartz, che la partner Taren Stinebrickner-Kauffman. Secondo loro la morte del ragazzo non verrà ricordata soltanto come una ”tragedia personale”. Questo perché il suicidio sarebbe il prodotto di ”un sistema giudiziario penale caratterizzato dall’intimidazione, oltre che dallo strapotere dei procuratori”. A scoprire il corpo del giovane senza vita era stata la stessa compagna Taren, un’attivista per la “corporate responsability”.

IN RETE – In rete il tributo verso il giovane informatico è stato impressionante, come spiega anche Techcrunch: messaggi di solidarietà sono stati pubblicati sui social network, mentre centinaia di professori hanno messo online gratis i pdf dei loro saggi e riviste come omaggio al piccolo genio. E non sono mancate le prese di posizione da parte di diversi personaggi noti: ”Aaron è morto. Navigatori del mondo, avete perso un saggio. Stiamo piangendo”, aveva tweetato Tim Berners-Lee, il padre del World Wide Web. Solidarietà da ogni parte del mondo nei confronti del giovane che a soli 14 anni aveva contribuito alla creazione di Rss. Ovvero, lo strumento informatico che permette di abbonarsi per accedere alle informazioni online. Tanto da diventare uno dei maggiori esperti della Rete, prima di essere stato colto in flagrante per aver hackerato i server del MIT e del servizio a pagamento JStor. Il giovane era riuscito a scaricare quasi 5 milioni di documenti: in pratica, quasi la biblioteca completa. Tutto in nome del principio della libera informazione: secondo lui la scienza doveva essere libera e accessibile per tutti, senza costi. Gratuita.

ANONYMOUS- Nonostante si fosse dichiarato non colpevole, Aaron  aveva restituito gli hard drive derubati, tanto che Jstor aveva deciso di non continuare l’azione legale. Non dello stesso avviso era stato invece il procuratore Carmen Ortiz, che aveva spiegato i motivi  della sua ostinazione: ”Rubare è sempre rubare, sia che lo si fa attraverso un pc che con una spranga. Prendere documenti e dati in modo illegale equivale a rubare milioni di dollari”. Una pressione troppo forte per il giovane. Dopo la morte, Anonymous ha deciso di non far mancare il proprio appoggio, hackerando le pagine web del Mit. E lanciando le proprie richieste: espresse nel tipico linguaggio rosso, sullo script nero.

RIFORMA – Si chiede che il suicidio sia di per sé un invito ad agire e riformare il sistema: “Chiediamo che questa tragedia sia un invito alla sostituzione di leggi criminali nel settore dell’informatica” hanno spiegato, non senza attaccare quei “pubblici ministeri troppo zelanti che le utilizzano”. Ma non solo: Anonymous ha utilizzato il caso anche per chiedere una riforma del diritto d’autore e della proprietà intellettuale, nel nome del bene comune e contro i guadagni di pochi: “Chiediamo poi che questa tragedia faccia da base per un rinnovato impegno costante verso una connessione internet gratuita e senza ostacoli, senza censure. E con parità di accesso e diritto di voto per tutti”. Ma per i cyber attivisti il Mit non è l’unico resposabile: è tutto il sistema a dover essere cambiato. Compreso quello giudiziario.

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