Paolo Ferrero
Il governo Monti, in continuità con il governo Berlusconi, non sta solo attaccando le conquiste sociali, ma anche le conquiste democratiche. La conferma da parte di Monti del taglio - attuato da Tremonti - del fondo sull'editoria, fa parte di questo attacco e ci costringe a sospendere le pubblicazioni di Liberazione a partire dal 1° gennaio. Le cifre parlano da sole: nel 2010 il taglio del contributo è di circa 500.000 euro, nel 2011 - sapremo a fine 2012 la cifra esatta, perché il contributo viene erogato con un anno di ritardo - è di circa 2 milioni di Euro. Tagli enormi, insostenibili per un giornale come il nostro, che iniziò ad uscire 20 anni fa come settimanale. Questi provvedimenti non colpiscono solo Liberazione, ma anche un centinaio di altre testate che rischiano di chiudere, con la perdita di migliaia di posti di lavoro e una forte riduzione della democrazia nel paese. Basti pensare che oltre a Liberazione rischiano la chiusura il Manifesto e l'Unità. Il Presidente Mao diceva che uccidono più le pallottole di zucchero che quelle di piombo. Qui ci troviamo di fronte ad un sistematico perseguimento della distruzione della sinistra comunista che avviene attraverso misure burocratiche, non attraverso la repressione. Prima l'introduzione delle leggi elettorali maggioritarie, poi l'innalzamento dello sbarramento elettorale per le europee al 4%, oggi il taglio del fondo sull'editoria. Più la crisi avanza e il capitalismo evidenzia il suo fallimento e più provano ad ucciderci.
Questo attacco è tanto più odioso perché noi - partito, Liberazione, lavoratori - abbiamo fatto la nostra parte per quanto riguarda il taglio dei costi. Nel 2008, anno in cui fui eletto segretario e ultimo anno della direzione Sansonetti, la perdita di Liberazione fu di oltre 3 milioni e centomila euro. Nel 2009, primo anno della direzione di Dino Greco, la perdita scese a 1,6 milioni di euro. Nel 2010, la perdita sarebbe stata di 300.000 euro ma il taglio sopra ricordato operato da Berlusconi e Monti ci aggiunge altri 500.000 euro di perdita. Per il 2011, nonostante l'ulteriore riduzione dei costi che abbiamo operato, la perdita dovuta al mancato finanziamento pubblico salirebbe a 2 milioni di euro. Se il governo non avesse operato tagli, oggi, grazie all'azione di risanamento portata avanti con determinazione in questi anni, noi saremmo in pareggio o in lieve attivo.
In queste condizioni non si può tergiversare, pena il fallimento del giornale e del Partito, che di Liberazione è azionista unico.
La nostra azione deve quindi muoversi su tre direttrici:
In primo luogo la sospensione delle pubblicazioni dal primo gennaio. Una scelta dolorosa per il partito, i lettori, i lavoratori, ma assolutamente necessaria. Con i tagli di Monti nel 2012 il giornale ci costerebbe una ulteriore perdita di 8.000 euro per ogni numero che va in edicola. Banalmente, questi soldi non ci sono.
In secondo luogo proseguiremo l'azione politica nei confronti del governo, in due direzioni. Innanzitutto la costruzione di un fronte ampio di protesta e pressione al fine di ottenere il ripristino del fondo per l'editoria, già a partire dai fondi che saranno erogati a fine 2012 per l'anno 2011. Su questo terreno sono già state compiute varie azioni sia dal partito che dalla direzione e dai lavoratori di Liberazione. Si tratta di proseguire e intensificare questa azione di lotta e pressione e di allargarla coinvolgendo di più tutti i giornali interessati dal taglio. Inoltre stiamo operando con gli uffici governativi per ottenere la certezza che il finanziamento alla testata di Liberazione - sia pure ridotto - possa essere erogato anche se Liberazione dovesse uscire come settimanale o come quotidiano on line. Nel corso del mese di gennaio il governo ci ha garantito una risposta certa in modo da avere una base chiara da cui partire per decidere come proseguire la missione di Liberazione.
In terzo luogo abbiamo lanciato una campagna di sottoscrizione finalizzata al rilancio di Liberazione nella forma del quotidiano - cartaceo o on line - o del settimanale. Una volta avuta una risposta chiara del governo, a seconda della cifra che avremo raccolto a titolo di sottoscrizione, decideremo come procedere. E' infatti evidente che ogni prosecuzione di Liberazione non potrà dar luogo a nuovi deficit che nessuno può pagare.
A queste tre linee di lavoro se ne accompagna una quarta, legata alla eventuale disponibilità da parte dei giornali della sinistra di ospitare una pagina autogestita di Liberazione per tutto il periodo in cui il nostro non uscirà autonomamente.
Nell'auspicare che questa solidarietà militante tra testate di sinistra possa essere realizzata, vi chiediamo quindi di contribuire con la vostra sottoscrizione affinché Liberazione non muoia. Sarebbe un danno per la democrazia, un colpo alla sinistra e una perdita pesante di posti di lavoro. Non possiamo accettarlo, convinti come siamo che Liberazione abbia un utile compito da svolgere.