Roberto Brunelli

120125dielinkeNon è normale, questo è sicuro. In un Paese che si suppone civile e democratico, non è normale mettere «sotto osservazione» un gruppo nutritissimo di parlamentari dell'opposizione. A maggior ragione se sono tutti di uno stesso orientamento, anzi del medesimo partito. Da una parte i servizi segreti, dall'altra Die Linke, il partito della sinistra: tra le personalità con-trollate regolarmente, uno dei leader storici, Gregor Gysi, la vicepresidente del Bundestag Petra Pau, la vice capogruppo Sahra Wagenknecht e la presidente del partito Gesine Loetsch, solo per citare alcuni dei nomi più in vista.

In tutto si tratta di ben ventisette deputati, un terzo del gruppo parlamentare della Linke, provenienti praticamente tutti - e questo è un particolare degno di John Le Carré - da quella che un tempo fu la Repubblica democratica tedesca, la Ddr, in una specie di paradossale cortocircuito temporale decisamente antistorico. Dettaglio ai limiti del grottesco è che tra gli «osservati» figuri anche Steffen Bockhahn, eletto nel 2009 nonché, è questo il bello, membro del comitato per il controllo dei servizi segreti. Il controllore è controllato, insomma.
Lo scandalo l'ha rivelato lo Spiegel, e rischia di assumere dimensioni spettacolari. In pratica, il Verfassungschutz - ossia la struttura dell'intelligence tedesca - avrebbe iniziato a controllare i politici della Linke sin dal 1995, il che desta ancor più scalpore in consi-derazione delle recenti rivelazioni su quello che molto eufemisticamente si possono considerare delle «carenze», se non connivenze, degli stessi servizi nei confronti di un gruppo terroristico neonazista recentemente giunto agli onori della cronaca. La polemica ovviamente è feroce.
Se da una parte un indignato Gregor Gysy esige che intervengano pubblicamente nella vicenda il capo dellò Stato Christian Wulff e la cancelliera Angela Merkel e dai vertici del partito viene definita «spaventosa), l'iniziativa del Verfassungsschutz, dalle fila del governo si cercano di mettere delle pezze che sembrano peggiori del buco da coprire. Un portavoce del ministero degli Interni ha dichiarato che la decisione di mettere sotto controllo i deputati della sinistra è «giustificata", dato che «tra di loro si raccolgono forze che chiedono una trasformazione dell'attuale forma dello Stato e della società". All'interno del partito, ha detto il portavoce, si conterebbero numerosi elementi che perseguono «scopi radicalmente anticapitalistici». Alla fine è intervenuto il ministro medesimo, Hans-Peter Friedrichs: non v'è dubbio, ha detto, che che la Linke abbia tendenze «anticostituzionali-. A questo punto, difficile immagi-nare gli esiti della vicenda. Le opposizioni, nel complesso, sono concordi nel giudicare severamente i servizi tedeschi, anche in considerazione che l'attività di controllo dei deputati della sinistra costerebbe ai contribuenti qualcosa come 400 mila euro l'anno. Ma anche pezzi dello stesso esecutivo sono all'attacco. La ministra della giustizia, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha definito «insopportabile» l'interesse dei servizi per quelli della Linke. tirando nuovamente in ballo la vicenda delle strane simpatie dei servizi nei confronti della Nsu, il gruppo neonazista responsabile di dieci omicidi in oltre dieci anni. Bizzarri strabismi istituzionali, in un Paese che s'immagina normale.

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