Adriana Pollice

120128napoliOggi l'appuntamento dei referendari. Parlano gli amministratori, leader presenti ma in ascolto
Invasione pacifica oggi a Napoli per il «Forum dei comuni per i beni comuni». Amministratori di diverse aree del paese si incontrano e, soprattutto, accettano il contraddittorio di movimenti, centri sociali, associazioni e cittadini su economia, beni comuni e servizi, welfare e diritti, passando per migranti e lavoro, ambiente e modelli urbani. Il comune di Napoli ha investito molto su questi temi, anche contraddicendosi soprattutto in tema di migranti e sgomberi. Contraddizioni di una società spinta spesso verso il sacrificio neoliberista come «male inevitabile», con il suo corollario di politiche securitarie per sedare il conflitto sociale; ma anche attraversata da sommovimenti e ribellioni.


Ieri sulla sede centrale dell'Università campeggiava lo striscione «Il nostro futuro non è carta straccia», proprio nel giorno in cui il consiglio dei ministri cominciava a discutere dell'abolizione del valore legale dei titoli di studio, per poi rinviare la questione.
«Mi aspetto un dibattito acceso - spiega il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano, con delega all'Ambiente - soprattutto in tema di rifiuti, un ambito in cui c'è un sapere diffuso. Nel 2001 la lotta contro l'inceneritore di Acerra era una rivolta circoscritta. Ma si è diffusa, oggi è un patrimonio condiviso e nessun giornale si permette più di evocare la sindrome Nimby (acronimo inglese per «not in my back yard», ovvero «non nel mio cortile», ndr). Ma naturalmente l'argomento è vasto, tocca temi come le politiche energetiche passando per esperienze come No Isola delle femmine contro il cementificio, o Scanzano contro il deposito di scorie nucleari». Totò Cuffaro, in qualità di presidente della regione Sicilia, presentò un piano regionale dei rifiuti basato su sette inceneritori. Nel Lazio le comunità sono in rivolta contro le nuove discariche da costruire in aree protette. In Campania l'amministrazione del governatore pidiellino Stefano Caldoro ha presentato all'Unione europea un piano sostanzialmente ricalcato su quello dell'ex governatore Antonio Rastrelli del 1992. Forse è necessario avere un peso nazionale: «Fare rete - prosegue Tommaso Sodano - impegnarsi contro quella che una volta era la contraddizione tra capitale e lavoro e adesso assomiglia sempre di più alla guerra tra capitale e territorio».
Amministratori provenienti da esperienze molto diverse, realtà di movimento che portano avanti una critica molto radicale alla politica centrale e locale: la sfida è capire se è possibile tenere la sintonia con il territorio.
Non sarà semplice ricomporre il quadro di un disegno comune: «Questo perché i governi, spinti da istituzioni sovrannazionali, innescano la competizione tra aree del paese. Vuoi attrarre risorse? Riduci il costo del lavoro, aumenta l'occupazione del suolo e delle coste, taglia il welfare, liberalizza i servizi. Le banche centrali hanno già scritto le prossime dieci finanziarie, ti soffocano con il patto si stabilità. Invece c'è bisogno di solidarietà tra territori. Bisogna però che tutti ripartiamo dal fatto che in Italia esiste una questione meridionale ancora da affrontare», dice ancora il vicesindaco.
Tutti presenti i partiti della sinistra, da Rifondazione comunista a Sinistra ecologia e libertà, Italia del valori e anche Partito democratico I loro rappresentanti si sono iscritti alla discussione dei tavoli tematici e i loro amministratori parteciperanno alla giornata. Ma, nel complesso, si disporranno più all'ascolto, rinunciando a qualsiasi pretesa di protagonismo.
Anche perché la partita e grande, e di certo parecchio oltre le tradizionali organizzazioni politiche. «Non lanceremo nessun movimento nazionale, come invece tutti si aspettano - mette le mani avanti Sodano -. Ma è evidente che c'è bisogno di un grande partito a sinistra, in grado di appoggiare le nostre battaglie in parlamento. Ad esempio quella della Fiom. Oggi a Napoli ci sarà una sinistra diffusa, attiva. A cui bisogna dare voce. Ma che comunque ha deciso di avere un ruolo nel futuro di questo paese».

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