Luca Fazio

120129pisapiaApriti cielo. Una piccola fatwa ha colpito il sindaco Pisapia. Il comune di Milano dispone di un piccolo gruzzolo, poco più di 4 milioni di euro, da destinare ai cittadini in difficoltà economica. Si chiama Fondo Anticrisi e da quest'anno il bando è stato ampliato anche alle coppie di fatto. Anche a una donna che sta con una donna e a un uomo che sta con un uomo. Non è la rivoluzione, è la semplice constatazione che anche tra le unioni civili (sembra il contrario di incivili...) la povertà avanza e non ci sono famiglie di serie A e di serie B. Almeno così la pensa Pisapia.

«A me sembra assolutamente normale - spiega il sindaco di Milano - che laddove ci siano dei soggetti bisognosi il Comune faccia tutto quanto possibile dando anche quelle disponibilità che ci sono. Chi ha bisogno, chi è legato da vincoli affettivi e si trova in difficoltà, così come chi è sposato, deve essere aiutato. E' un dovere da parte delle istituzioni». Tanto illuminato buon senso anticipa la creazione del registro delle unioni civili che il sindaco ha promesso entro il 2012. L'altra (non) notizia è che la principale forza politica che lo sostiene, il Pd, sbanda come al solito. Qualcuno sostiene la battaglia con determinazione (l'assessore Majorino) ma altri balbetta i soliti distinguo - «decisione inopportuna... » - tanto per ribadire di che pasta è fatto il partito che non c'è, e se c'è dorme. Reazioni scomposte Più per senso del dovere che per convinzione, reiterando il «vade retro» di bimillenaria tradizione, il quotidiano dei vescovi se l'è presa davvero a male. «Porre sullo stesso piano - tuona l'Avvenire le coppie che, sposandosi civilmente o religiosamente, assumono un preciso impegno pubblico a persone che, per scelta o per impossibilità, non rendono vincolanti i propri legami affettivi, significa violare la lettera e lo spirito della Carta fondamentale». Pisapia dunque sarebbe fuori dalla Costituzione e dovrebbe pentirsi per non aver dato «chiara e incontestabile» priorità alla famiglia fondata sul matrimonio, la quale, «non è favorita dalla Costituzione per ideologia, ma perché orientata a garantire quei rilevanti beni sociali che sono la stabilità delle relazioni fondamentali e la creazione di un ambiente più accogliente per i figli». Insomma, senza scomodare analisi e dati sulla crisi e sulla qualità dei matrimoni (a Milano ne saltano 4 su 10), come sempre i preti dimostrano di essere fuori dalla realtà quando ci sono di mezzo affetti e sessualità. Del resto è il loro mestiere. Più ardua l'opposizione tutta cattolica di ciò che resta della dissolta giunta morattiana. C'è la consigliera Moioli (quella che spaccava il capello in quattro sui neonati degli immigrati da non accogliere negli asili nido) che parla di provvedimento che «mina la società nelle sue fondamenta». Indirettamente, con meno verve di Pisapia, le risponde il cattolico assessore Granelli, in punta di regolamento. Il criterio di assegnazione dei fondi, spiega, è corretto perché secondo quanto previsto dal Dpr del 1989 «agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune». Semplice. Riapriti cielo.

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