gcIl coordinamento nazionale delle/i Giovani Comuniste/i si colloca nel pieno di un cambio di fase significativo per la storia recente del nostro Paese: all'indomani della caduta del governo Berlusconi e nel pieno dell'azione privatizzatrice e anti-operaia del nuovo governo Monti.

Il primo elemento da sottolineare è la fine del ventennio berlusconiano, un valore in sé, perché coincide con l'archiviazione – che noi auspichiamo sia definitiva – di una stagione lunga e dolorosa della politica italiana: vent'anni di regime classista che ha cambiato la cultura profonda del Paese (sdoganando il fascismo, il razzismo, l'egoismo proprietario, l'indifferenza) e abbruttito sul piano etico la nostra antropologia e corrotto le nuove generazioni.

Tuttavia, il nostro compito di fase è svolgere la funzione della coscienza critica, dimostrando che la nascita del governo Monti corrisponde ad un'uscita da destra dalla fine del ciclo berlusconiano.

Ogni provvedimento del governo Monti, a partire dalla manovra finanziaria e dalla "fase due", ogni intendimento sul futuro, ci parla di questo: di un governo che rappresenta organicamente gli interessi di quel capitale finanziario europeo che è in larga misura responsabile della crisi economica.

Lo dimostra la contro-riforma delle pensioni, le ipotesi di modifica del quadro legislativo inerente il mercato del lavoro, con l'introduzione di fatto della libertà di licenziare senza giusta causa entro tre anni dall'assunzione e il clima che non casualmente si determina in queste settimane di attacco al sindacato della Fiom-Cgil (con la sua espulsione proto-fascista dalle fabbriche Fiat).

L'unica azione possibile da parte nostra è quindi l'organizzazione di un'opposizione dura e intransigente al governo Monti, che dobbiamo concretizzare contestando giorno per giorno le scelte socialmente criminali del governo sulle pensioni, sul lavoro, sui contratti, sui diritti e di cui l'idea di inserire in Costituzione il pareggio di bilancio è forse il segno più regressivo e violento.

Tale opposizione intransigente si deve accompagnare ad un atteggiamento unitario ed egemonico nei confronti delle altre forze della sinistra. Dobbiamo avanzare proposte concrete, alternative a quelle del governo, e non urlare slogan. Dobbiamo comunicarle in maniera semplice e comprensibile a tutti. E dobbiamo ricercare le relazioni e i rapporti con le forze della sinistra dentro le cui ambiguità e dentro i cui errori e le cui contraddizioni c'è uno spazio di azione e iniziativa politica enorme. Lo scopo di questa offensiva deve essere la costruzione di un polo della sinistra in grado di contestare efficacemente le politiche del governo Monti.

Da questo punto di vista è fondamentale valorizzare i momenti di mobilitazione unitaria in calendario, a partire dalla manifestazione della Fiom del prossimo 11 febbraio, e i luoghi politici e sociali nei quali costruire l'unità necessaria: da questo punto di vista i Giovani Comunisti valutano positivamente il lavoro e la piattaforma programmatica elaborata dalla rete "Non + disposti a tutto" e ribadiscono la propria convinta internità a quel percorso. 10 marzo no debito

Ricercare l'unità a tutti i livelli non è però sufficiente. Serve anche chiarezza nei contenuti e nelle campagne che si mettono in campo.

Noi ne scegliamo tre: la prima è sul tema del lavoro, riproducendo su scala nazionale la campagna promossa dai Giovani Comunisti del Lazio, per la cancellazione della legge 30 e della precarietà e per l'introduzione del salario sociale (forma di reddito minimo garantito per disoccupati e giovani in cerca della prima occupazione).

La seconda incrocia il tema serissimo del rischio di una svolta autoritaria e neofascista come soluzione alla crisi e alternativa al potere tecnocratico delle banche e dei poteri finanziari (come si vede nel rinnovato protagonismo delle destre neofasciste, sia nei movimenti di massa – come nel caso siciliano – sia nella carne viva del disagio sociale dei ceti proletari e sottoproletari). Il cuore di questa campagna è la richiesta della soppressione e dell'eliminazione di tutte le organizzazioni e formazioni politiche neofasciste, a partire da Casa Pound e da Forza Nuova.

La terza, infine, è l'adesione alla campagna promossa dall'associazione A Sud "Io mi chiamo Giovanni Tizian", in solidarietà con il giornalista precario messo sotto scorta per aver denunciato l'infiltrazione mafiosa nell'economia e nella politica del nord Italia. Con l'occasione, individuiamo il terreno dell'antimafia come terreno privilegiato della nostra iniziativa e suggeriamo ai nostri territori (soprattutto al nord) la moltiplicazione di assemblee e dibattiti sull'argomento (alla presenza, se possibile, dello stesso Tizian).

Daremo vita inoltre ad un'inchiesta sullo stato dell'obiezione di coscienza in questo Paese, regione per regione, clinica per clinica. E' necessario rendere pubbliche le ragioni per cui la percentuale dei medici obiettori sfiora l'80%, e soprattutto si annida spesso esclusivamente negli ospedali pubblici, e contribuire ad invertire la rotta. L'IVG è un diritto di tutte le donne, e noi abbiamo il dovere di batterci perché sia garantito.

Per poter rendere efficaci le nostre proposte, e dare gambe alle campagne, il coordinamento delle/i Giovani Comunisti decide però di dare vita ad una riorganizzazione sistematica del proprio lavoro politico.

Su questo terreno si collocano le seguenti decisioni:

1. promozione di iniziative di formazione teorica e ideologica sulla falsariga della lettera dei due portavoce all'organizzazione in merito alla tessera 2012;

2. convocazione entro fine febbraio di tutte le conferenze regionali che ancora non sono state effettuate, a partire da quelle di Sicilia, Puglia, Umbria, Sardegna e Emilia-Romagna il cui processo di costruzione è già stato avviato nelle scorse settimane;

3. convocazione in ogni regione e nelle grandi città di attivi sul tesseramento da promuovere contestualmente all'avvio della campagna nazionale per il tesseramento.

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