merklelmontiDi Stefania Medetti

Il Consiglio Europeo che inizia oggi con l'incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier francese Nicolas Sarkozy e il presidente del consiglio italiano Mario Monti, sarà decisivo. E le politiche di stretta fiscale (e non solo) al centro del dibattito. Ma se l'austerità non fosse la strada giusta?

Dalle colonne del New York Times se lo chiede anche Jeff Madrick, editorialista e consulente di politica economica. Madrick dà voce a quello che molti pensano, ma invece di guardare alla fine dell'euro, auspica l'inizio dell'Unione Europea "prigioniera finora di un circolo vizioso di debiti crescenti che portano a misure di un'austerità radicale che possono indebolire ulteriormente l'economia e portare ancora maggiori tagli nella spesa e tasse più alte".

Insomma, un circolo vizioso a catena che partito dalla Grecia sta raggiungendo ora anche Francia e Regno Unito ma che poteva essere evitato. "Raramente abbiamo avuto davanti un esempio di tale cattivo e, probabilmente perverso, pensiero economico", critica Madrick. È un fatto, però, che la recessione nata negli Stati Uniti abbia messo in pericolo una dopo l'altra le finanze dei membri dell'UE e il risultato sia oggi una crescente pressione da parte dell'Unione verso i suoi membri spinti a tagliare le spese e aumentare le tasse per cercare di ridurre il proprio debito e avere accesso agli aiuti.

E tutti, finora, si sono adeguati a queste misure. Anche la Germania, considerata il leader economico in Europa, ha in programma un taglio del proprio deficit di 80 miliardi nel 2014.

- Memoria corta su Keynes. "I sostenitori dell'austerità ritengono che quando un Paese prende in mano le redini delle proprie finanze, il business si senta rassicurato dal fatto che gli interessi non cresceranno e che la ripresa sia prossima. Ma questa è una politica economica da pre-Grande Depressione", prosegue l'economista e si chiede come sia possibile che l'Unione Europea malinterpreti la storia e tratti con sussiego gli insegnamenti di John Maynard Keynes.

Keynes, infatti, sosteneva che durante le recessioni i governi devono far crescere l'economia attraverso la spesa e i tagli delle tasse e non il contrario. "La debolezza delle vendite danneggerà la fiducia molto più di quanto un consolidamento fiscale la potrebbe rafforzare", è la logica conseguenza prospettata da Madrick.

Basta guardare ai fatti avvenuti finora: l'austerità economica non ha funzionato in nessuno dei Paesi europei in cui è stata applicata negli ultimi due anni.

- Una soluzione ecumenica. In realtà, la soluzione ci sarebbe. E non richiederebbe la fine dell'euro. "L'Eurozona e forse l'intera Unione dovrebbero agire come un unico Paese, pronto a riconoscere la necessità di assumersi le responsabilità per i drammatici effetti sociali dei rapidi tagli alla spesa" è la ricetta di Madrick. Gli Stati Uniti non sono un esempio di politiche illuminate, ma la Banca Centrale Europea deve garantire il debito dei suoi membri nello stesso modo in cui la Federal Reserve garantisce il debito del Tesoro americano.

Solo in un secondo momento, la Bce potrà chiedere il ripianamento del debito, grazie anche all'intervento di investitori privati che dovranno assumersi delle perdite. Un'Eurozona unificata finanziariamente potrà poi emettere a sua volta titoli e fornire una rete di sostegno sociale a quei Paesi che, adesso sì, dovranno effettuare tagli e riforme per incontrare gli obiettivi finanziari fissati.

- La nuova questione tedesca. Il nodo, però, è la Germania. La "locomotiva d'Europa", infatti, ha i mezzi finanziari per guidare il salvataggio, ma sta bloccando la realizzazione dell'unione fiscale. Inoltre, la Germania rifiuta di sottoscrivere nuovi, determinanti stimoli fiscali alla Keynes.

Una nuova forma di arroganza nazionale? "Speriamo di no" chiosa Madrick. "Finora, la Germania ha beneficiato della crisi: gli investitori, infatti, acquistano titoli tedeschi, considerati un rifugio sicuro nella turbolenza". Ma questo non significa che sia al riparo dalle conseguenze della sua riluttanza: le sue banche, prevede l'economista, saranno toccate da perdite per i crediti concessi ai Paese europei più deboli e anche i mercati che assorbono la produzione tedesca avranno meno risorse per farlo.

E non è detto che ci saranno sempre acquirenti per i titoli tedeschi che, finora, hanno contribuito a tenere bassi i tassi. I leader europei, insomma, devono superare la loro ossessione per il debito. L'obiettivo, attualmente, è arrivare a un deficit inferiore allo 0,5% per i membri.

Una politica che Madrick non esita a definire "disastrosa": il prezzo, infatti, sarà una crescita molto lenta per un lungo periodo. Piuttosto, gli stati dovrebbero usare un deficit temporaneo per far ripartire la crescita. "Raramente la politica economica è stata tanto miope. Di questo passo, arriverà il momento in cui i cittadini di questi Paesi diranno no. E il risultato sarà l'instabilità politica", è l'oscura previsione dell'economista.

Da panorama.it 31 Gennaio 2012

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