di Stefano Galieni
Abbiamo chiesto a Francesca Re David, responsabile nazionale dell’Ufficio Organizzazione della Fiom, che aria si respira in vista della manifestazione dell’11 febbraio e che vedrà confluire a Roma, lavoratori, lavoratrici e non solo da tutta la penisola.
«Intanto ci dicono che per l’11 ci sarà una giornata di sole e questo ci fa ben sperare viste le difficoltà che si prospettano col maltempo. Come Fiom stiamo svolgendo assemblee in tutti gli stabilimenti in cui siamo presenti e registriamo molta tensione sia in merito ai contenuti della mobilitazione che al clima in generale del Paese. C’è timore per quanto sta accadendo col contratto nazionale e con l’allungamento dell’età pensionabile, profonda sofferenza rispetto alla privazione di agibilità democratica in Fiat. Una cosa è raccontarlo un'altra è sentirselo dire da chi vive in certe condizioni quotidianamente.
In fabbrica si respira un clima di paura, ci si sente minacciati, bastano 3 lettere di richiamo per essere licenziati. In Fiat la Fiom non può entrare e siamo costretti a fare le assemblee fuori dai cancelli».
Una questione che riguarda solo i sindacati?
«Per niente. Lavoro e democrazia non sono optional o benefici ma diritti di cui debbono poter godere tutte e tutti. Non si può accettare l’idea di togliere diritti a qualcuno per darne ad altri. Infatti la mobilitazione per noi deve coinvolgere studenti e precari, stiamo lavorando per estendere il campo dei soggetti sociali e politici che si debbono sentir chiamati a partecipare. Senza democrazia nei luoghi di lavoro c’è meno democrazia anche in ogni altro ambito. E poi c’è la condizione di crisi che ci vede tutti quanti colpiti, le aziende non riescono a traghettare e aumenta la disoccupazione, soprattutto giovanile. Inoltre stanno arrivando ulteriori provvedimenti per la riforma del mercato del lavoro estremamente pericolosi. Certamente il contesto è diverso da quello della manifestazione del 16 ottobre. Allora c’era Berlusconi, oggi il governo compie singoli atti che non piacciono ma l’atteggiamento diffuso è un altro. Vogliamo che questa manifestazione serva anche a riattivare uno spazio di discussione, che porti a ragionare rispetto ad un diverso modello di sviluppo e ad un'altra società. Vedremo cosa riusciremo a raccogliere».
Intanto il Presidente del consiglio parla di “monotonia del posto fisso”
«Un affermazione semplicemente imbarazzante. Prima il sottosegretario Martone con l’umiliante definizione di “sfigato” per chi si laurea dopo i 28 anni di età, ora addirittura il professor Mario Monti che definisce “noioso” un lavoro a tempo indeterminato. Eppure dovrebbe sapere bene che in Italia esiste già una mobilità professionale che riguarda almeno il 15% della manodopera. Il suo discorso – da presidente del consiglio “a termine”, avrebbe un qualche senso se ci fosse piena occupazione e possibilità reale di scelta. Invece domina la precarietà, è quello il vero problema che il suo governo dovrebbe affrontare. Monti ha dimostrato una profonda mancanza di rispetto verso chi sta pagando la crisi e questo è inaccettabile».
Eppure le risposte più indignate hanno attraversato la rete più che il parlamento
«Io confesso di frequentare poco la rete ma non posso che confermare come si stia vivendo in una crisi di rappresentanza di cui il governo Monti è la massima espressione. È incredibile, per fare un esempio, che in Fiat, nella multinazionale più importante d’Italia, vengano sospese le libertà democratiche e la politica non dica nulla. Condivido le parole di un nostro delegato di Pomigliano che parla di assordante silenzio, su 1200 assunti nessuno è iscritto alla Fiom. Non abbiamo diritto di cittadinanza, c’è un clima da anni Cinquanta che è di per se autoritario. Si tratta di una crisi di rappresentanza non solo italiano ma che attraversa anche le istituzioni internazionali e che forse è giunta in una fase conclusiva».
A tentare di farsi sentire è rimasta la sinistra non rappresentata in parlamento
«Consideriamo molto importante la presenza delle sinistre. Per noi prosegue il lavoro che ha avuto il suo culmine col 16 ottobre che considera il lavoro come “bene comune”. Per questo chiamiamo tutti al confronto, alla contaminazione, alla partecipazione. Per preparare la manifestazione abbiamo incontrato organizzazioni di studenti, precari, forze sociali e politiche dentro e fuori dal parlamento. Il percorso da costruire ci vede insieme. Stiamo anche organizzando momenti di discussione, sabato 4 febbraio ad esempio, nella Sala Vittorio Arrigoni, ex Cinema Palazzo, a Roma (S. Lorenzo) ci incontreremo con intellettuali, uomini e donne impegnati nei movimenti, raccogliendo un appello promosso da Micromega in difesa della Fiom. Una sede collettiva di confronto con chiunque intenda portare il proprio punto di vista. Siete tutti/e invitati».