Nicola Nicolosi, Segretario Nazionale CGIL
Le prime informazioni relative al confronto tra Governo Monti e OO.SS. sulla riforma del mercato del lavoro mi portano a dare un giudizio negativo sui contenuti della proposta e sul metodo adottato.
La Ministra Fornero sostiene che il governo andrà avanti nel suo progetto anche senza accordo con le parti sociali. La Ministra parte da una presunzione, che il governo dei migliori metterà ordine in un Paese in preda al disordine e che loro sono impegnati a cambiare il “ciclo della vita”.
Per un Governo che dovrebbe durare al massimo fino alla primavera del 2013 l'umiltà del voler costruire “l'uomo nuovo” nell'epoca della “rinnovata modernità” mi pare un’ambizione smisurata.
Tutto questo è possibile perchè la politica ha rinunciato al proprio ruolo e alla propria missione. La riforma del mercato del lavoro è necessaria per ridurre quelle 46 forme di assunzione che la cultura neoliberista ha imposto negli anni '90 e nel primo decennio di questo nuovo millennio.
Questa ossessione della flessibilità ha creato in Europa un mostro: il 49% degli occupati ha un lavoro variamente precario, sono circa 100 milioni.
Per non parlare di circa 70 milioni di lavori con scarsità professionale e circa 26 milioni di disoccupati. La situazione in Italia non è dissimile al resto d'Europa.
Per questo serve la riforma, per dare sicurezza, certezza, capacità di inclusione sociale, per dire BASTA alla precarietà, e dare un futuro, oggi, ai nostri giovani.
Invece, il Governo Monti, in continuità con le politiche di Berlusconi e con la cultura neoliberista, propone la vecchia ricetta, di mettere i giovani in cerca di lavoro contro altri lavoratori più anziani considerati privilegiati.
E' già successo con le pensioni, e siamo stati sconfitti sul piano sindacale; sta riproducendosi sul tema della flessibilità del lavoro in uscita, con l'introduzione di una indennnità di licenziamento.
Il sindacato unitariamente deve dire NO! a queste proposte. La CGIL deve operare con CISL e UIL per fermare questo disegno del Governo Monti.
Il licenziamento senza giusta causa e giustificato motivo è un fatto di inciviltà giuridica che consideriamo inaccettabile. La “reintegra” decisa dal giudice a fronte di ingiustizia la vogliono abolire, cancellare, per favorire ancora un volta l'impresa che è corresponsabile dell'attuale crisi economico – finanziaria.
Lo stesso messaggio, con il voto di ieri in Parlamento, sulla responsabilità civile del magistrato è un ulteriore e grave attacco all'autonomia della Magistratura. L'inciviltà giuridica avanza, così i guidici difficilmente si metterebbero contro l'impresa e favorire le giuste ragioni del lavoratore licenziato senza giusta causa.
Cosa fare come Sindacato?
La Ministra Fornero usa la metafora del treno che sta passando con la modernità e con le necessarie riforme, e quindi il treno va preso in corsa.
Noi questo treno metaforicamente lo dobbiamo ostacolare, perchè porterebbe ulteriori divisioni e riduzioni dei diritti per chi lavora! Chi ha stabilito che quello è il treno giusto? Il treno neoliberista ha già prodotto ingiustizia, disuguaglianza, povertà, arretramenti dello stato di civiltà nel mondo, ha prodotto la crisi attuale!
Inoltre il Governo Monti e le Istituzioni europee hanno assunto la visione politica che i lavoratori “hanno vissuto al di sopra dei loro mezzi” e che “le retribuzioni sono aumentate più velocemente della produttività”.
Questo assunto ha l'obiettivo di indebolire la contrattazione collettiva e le politiche redistributive per far aumentare la domanda in un Paese sempre più depresso economicamente e politicamente.
Dopo tre anni di grandi lotte condotte dalla nostra Organizzazione contro le politiche economico-sociali del Governo Berlusconi, non possiamo consentire a Monti ciò che non abbiamo concesso in precedenza.
Queste scelte vanno contrastate! Se nei prossimi giorni si dovesse arrivare a decisioni che cancellano l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, o che vengano apportate modifiche peggiorative, la nostra risposta deve essere immediata, meglio se unitaria; la CGIL non può “subire” senza “reagire”.
Ad una decisione autoritaria, su un tema così importante, dobbiamo rispondere con lo sciopero generale e costringere il Governo Monti alle dimissioni per arrivare a libere elezioni e ridare al nostro Paese il diritto di decidere chi deve governare.
Oggi siamo un Paese a democrazia sospesa; il rischio è la transizione alla postdemocrazia.
Alla CGIL il compito di difendere la Costituzione anche da un Parlamento sempre più delegittimato.