Paolo Ferrero

Andate a votare e passate la domenica e il lunedì mattina a portare a votare coloro che conoscete.
Questi referendum sono nati dal basso e dal basso si possono vincere, con l’attivazione delle reti “corte” dei partiti, dell’associazionismo, dei comitati, dei parenti, dei conoscenti, dei compagni e delle compagne di lavoro.
Come è stato ieri con lo straordinario successo dell’Europride, occorre costruire una grande mobilitazione di popolo per raggiungere il quorum e vincere il referendum. Sul merito dei referendum è stato detto tutto e quindi non vi annoio. Voglio semplicemente sottolineare il valore politico dei referendum. Non tanto per la caduta di Berlusconi. E’ ovvio che la vittoria nel referendum può dare un ulteriore colpo a Berlusconi e questo è bene. I referendum però parlano del dopo Berlusconi su cui già oggi è in corso la battaglia politica. Il risultato delle elezioni amministrative parla di una crisi della destra a trazione leghista. Berlusconi e la Lega hanno perso al Nord ed è proprio il rapporto tra Lega e PdL che costituiva il baricentro della coalizione ad essere andato in crisi. Non siamo in grado di prevederne i tempi e i modi, ma si tratta di un processo avviato. Parallelamente è cominciato il posizionamento per gestire il dopo Berlusconi.

In particolare sono cominciate le manovre moderate per evitare che la crisi di Berlusconi coincida con una crisi verticale del Berlusconismo e apra spazi all’alternativa. La vicenda di Milano in cui la Federazione della Sinistra – decisiva per la vittoria di Pisapia tanto nelle primarie quanto nelle elezioni – è stata estromessa dalla giunta, in cui al contrario è ben rappresentato il centro, parla di questo. Parla di una lotta per l’egemonia in cui le forze moderate stanno operando affinché il passaggio al dopo Berlusconi avvenga con meno traumi possibili dal punto di vista del blocco dominante. E’ una operazione tutt’altro che rozza, che viene fatta inglobando molte delle richieste e delle sensibilità che contro Berlusconi e il berlusconismo si sono espresse. Vediamo in filigrana una sinistra cattoliberale, culturalmente aperta, attenta al tema della democrazia e dei diritti di cittadinanza e molto diversa dalla brutalità leghista o dal sovversivismo berlusconiano. In questo quadro si inserisce anche il tentativo di cancellare una volta per tutte l’autonomia politica e culturale della sinistra di alternativa che trova nella proposta di Vendola di costruire un nuovo soggetto politico attraverso un processo costituente di Pd, Sel e Idv - che incorpori le forze vive della società civile – il suo approdo. E’ la riedizione del disegno occhettiano di una nuova grande sinistra che chiuda una volta per tutte il tema della trasformazione radicale dell’esistente e del comunismo.
Nella battaglia per cacciare Berlusconi è quindi in corso la lotta per definire gli equilibri politici, culturali e sociali del dopo Berlusconi.  Di fronte al palese tentativo di marginalizzare Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra la cosa peggiore che si può fare è quella di dare una mano ai nostri nemici e di estraniarci dalla battaglia contro Berlusconi.
La cacciata di Berlusconi è un punto fondante per la civiltà del paese, uno snodo decisivo. Sul piano politico, solo chi sarà in grado di giocare un ruolo attivo in questo passaggio di fase sarà in grado di giocare un ruolo attivo dopo. Per questo a Milano non usciamo certo dalla maggioranza e ci poniamo l’obiettivo di realizzare – fino in fondo -  il programma della coalizione e di corrispondere – fino in fondo – le aspettative di cambiamento che sono state all’origine del successo di Pisapia. Per questo riproponiamo la costruzione dell’unità della sinistra, sia a livello di gruppi consiliari che a livello politico. Non importa cosa pensano i gruppi dirigenti, il punto è che in Italia esiste un tessuto di uomini e donne che vogliono costruire una sinistra degna di questo nome e noi dobbiamo operare senza sosta e senza tentennamenti in tal senso. Per questo riproponiamo la costruzione di un fronte democratico per cacciare Berlusconi e vogliamo sfidare il centro sinistra sui contenuti da mettere al centro di quella cacciata: patrimoniale, difesa del contratto nazionale di lavoro, lotta alle delocalizzazioni, riconversione ambientale dell’economia, rifiuto della guerra, taglio delle spese militari e degli stipendi dei parlamentari.
Per questo la vittoria nei referendum è decisiva. Per i contenuti dei referendum, perché il segno del referendum sull’acqua è la messa al centro dei beni comuni e la lotta alle privatizzazioni.
I referendum non mettono in discussione solo la politica di Berlusconi, ma anche quella del centrosinistra. Per le forze sociali che sostengono i referendum. Il tessuto di comitati, associazioni, sindacati, uomini e donne che sostengono i referendum è il larga parte simile a coloro che scesero in piazza a Genova dieci anni fa. Si tratta delle forze che si pongono l’obiettivo di sconfiggere Berlusconi e insieme il Berlusconismo. Sono le forze su cui costruire l’alternativa nel paese, che sono scese in piazza con la Fiom, con gli studenti, con le donne, con la Cgil. Per questo la vittoria del referendum non parla solo di oggi, ma parla di domani e parla della possibilità di rafforzare quel tessuto di saperi, impegno e relazioni che vuole cambiare il paese davvero. Facciamoci del bene: vota e fai votare Sì nei referendum!

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