di Lidia Menapace
Nelle trattative in corso (quasi clandestinamente) tra i maggiori partiti per la riforma della legge elettorale, vedo dalle notizie che filtrano avaramente che si starebbero orientando al dimezzamento del numero dei parlamentari. Non ho obiezioni, se non che avrei preferito che fossero partiti dal fissare un compenso equo: non vorrei invece che risparmio sui costi della politica significasse che il numero viene ridotto, ma i compensi restano...
Se così fosse, diventare parlamentari sarebbe un tale privilegio che le lotte per raggiungere quel posto diventerebbero cruente, e che i singoli parlamentari sarebbero in "vendita" a prezzi astronomici. La corruzione degli eletti non viene minimamente considerata, ma avrebbe via libera.
Mi disturba anche la tendenza a dare nelle mani di chi presiede gli esecutivi la scelta dei collaboratori, perchè ciò disegna una democrazia oligarchica e pesantemente condizionata dal presidenzialismo. Profilandosi un disegno di questo tipo, é probabile che le donne ne siano penalizzate, perchè siamo meno competitive sul terreno economico. Per questo non ho usato fin qui il linguaggio inclusivo. Meno ancora però mi piacerebbe che le donne dovessero trattare con chi sceglierà governi e giunte dispensando assessorati ministeri e presidenze, come "tuttofare, miti pretese" cioè in funzione ancillare. In ogni caso sono molto favorevole al "50 e 50 ovunque si decide" come proposto dall'Udi. Ma ciò significa che il meccanismo elettorale deve far arrivare all'elezione metà donne e metà uomini, non che presidente, governatore o sindaco si scelgono le loro squadre, magari "miste". Non sarebbe infatti un correttivo della attuale situazione: solo che invece di imporre candidati e candidate, si imporrebbero direttamente assessori e assessore, ministri e ministre. Ricordo a chi trova inaccettabile la divisione dei posti a metà tra i generi, che noi donne siamo la maggioranza stabile dell'elettorato e che ci toccherebbe il 52% se andasimo a percentuale. Insomma sembra di poter dire che le simpatie di PD e PdL vadano verso una democrazia oligarchica: allora non si può davvero lasciare che facciano passare con legge ordinaria un tale mutamento della rappresentanza, che cambierebbe la natura della Repubblica da parlamentare a presidenziale . E se si lasciasse passare anche il bilancio. sarebbe fatta. Bisogna assolutamente fare come propone Ferrero un referendum, e se lo si vuole fare sarebbe giusto completarlo con le osservazioni che ho scritto.
16 Febbraio 2012