di Sandro Plano
Al Presidente del PD Rosy Bindi
Al Segretario del PD Pierluigi Bersani
Al Segretario del PD del Piemonte On. Gianfranco Morgando
Sono il Presidente della comunità montana valle Susa e val Sangone, come altri amministratori locali contrario alla costruzione di una nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione, iscritto al Partito Democratico.
Leggo sui mass media che, su sollecitazione dell’On. Stefano Esposito, il nostro segretario regionale On. Gianfranco Morgando ha dichiarato: «Il giudizio del PD sulla Tav è noto. Abbiamo sempre detto che le opinioni contrarie sono legittime, ma che occorre rispettare le decisioni prese. Anche oggi autorevoli esponenti del partito hanno ribadito la loro difficoltà a convivere con chi non riconosce la legittimità di quell’opera. È in corso la campagna di tesseramento 2012: io credo che spetti agli organi competenti una valutazione definitiva sull’opportunità che queste persone restino dentro il PD». Ritengo questa dichiarazione avulsa dal nostro Statuto e dal Codice etico. Si permette il voto alle Primarie ad ogni cittadino italiano e straniero residente nel nostro Paese e si mette in discussione il nostro diritto di rinnovare l’iscrizione.
Sono stato tra i fondatori e ho la tessera n. 1 del Circolo PD di Susa contribuendo alle spese di mantenimento della Sede e non ho nessuna intenzione di essere allontanato da questo Partito che considero, in quota parte, mio!
Arrivo dalla DC, che tesserava anche i morti (pensando cristianamente alla loro resurrezione) e sono finito nel PD che, resuscitando il centralismo democratico del PCI, vorrebbe cacciare i vivi. Siamo l’unico Partito al mondo che avvia una campagna di tesseramento con un’azione di detesseramento.
Puntualmente, ad ogni annuncio di manifestazione No Tav, si leva solito concerto di dichiarazioni sulla nostra espulsione da parte delle Segreterie regionale e provinciale, con il controcanto di parlamentari particolarmente appassionati al futuro delle ferrovie.
Uno scrittore inglese, non ricordo chi, diceva di preferire un assassino a un noioso. Sono certo che Morgando ed Esposito non hanno mai ucciso nessuno, ma non sono sicuramente campioni di varietà negli argomenti.
In un incontro avvenuto a Torino con il segretario Bersani abbiamo preso impegni ben precisi, che ricordo per l’ennesima volta: non utilizzare simboli di Partito, non interporci alle Forze dell’Ordine, non assecondare azioni violente. Fatto, fatto in tutte le occasioni!
Abbiamo organizzato e partecipato a manifestazioni autorizzate e abbiamo sempre sollecitato comportamenti pacifici. Non abbiamo mai detto di poter pilotare o condizionare il movimento, e su questo non c’è mai stata ambiguità, così come abbiamo sempre preso le distanze dagli atti di violenza.
Vorrei però ricordare che queste manifestazioni coinvolgono migliaia di persone della nostra valle: lavoratori, studenti, disoccupati, professionisti, segretari comunali, cattolici e boy scout, gente venuta da fuori e qualche violento. Persone che vivono con rabbia questo periodo di crisi economica, politica e morale.
Italiani che vedono in questa infrastruttura un’ennesima occasione di arricchimento per qualcuno a spese della collettività. Possiamo dar loro torto a fronte di una classe politica che chiede sacrifici ai cittadini senza avere il pudore di ridurre almeno di un po’ i propri privilegi?
Siamo accusati di non aver preso le distanze con sufficiente vigore da chi ha criticato il Procuratore Caselli per la recente ondata di arresti di esponenti No Tav. Falso! Esprimo immutata la mia stima per il Procuratore Caselli e per l’azione della Magistratura. Ricordo però che il nostro Codice penale prevede
passaggi ben precisi in caso di violazione delle leggi ovvero: accusa, tre gradi di processo, condanna definitiva, carcere. Nel caso specifico si è partiti dal carcere, a nove mesi dai fatti, senza che gli imputati avessero alcuna ragione o possibilità di fuggire, con le prove fissate indelebilmente dalle riprese televisive e fotografiche.
Chi si scandalizza per queste nostre osservazioni, credo garantiste e ragionevoli, dimentica la vergognosa campagna mediatica avviata dal nostro ex Presidente del Consiglio ai danni della Magistratura con epiteti che vanno dal “criminale” alla “metastasi”.
Il Senatore Monti, che presiede il miglior governo conservatore possibile espresso dal peggior Parlamento della storia della nostra Repubblica, dopo il varo di provvedimenti di lacrime e sangue, dopo il blocco del ponte sullo stretto e delle Olimpiadi di Roma, dovrebbe spiegare come credibilmente si troveranno i miliardi per il Tav o il decantato miliardo per compensazioni.
Dovrebbe giustificare perché si taglia sulla sanità, sulla scuola, sulle pensioni, sul trasporto pubblico locale e si spende per un collegamento che oggi è percorso da tre coppie di treni. Diceva bene una nostra cittadina: “che m’importa risparmiare due ore per andare a Lione se poi perdo intere giornate per prenotare una visita medica”!
La nostra classe politica non è credibile e quindi non sono credibili le ragioni di pubblica utilità sbandierate per giustificare grandi opere.
Sono invece purtroppo credibili e diffusi i sospetti che molte volte si tratti di utilità private.
Gli episodi di violenza e di teppismo sono da condannare inequivocabilmente, ma le manifestazioni di piazza sono un sintomo di un grave stato disagio di diversi strati sociali e un Partito come il nostro dovrebbe interrogarsi sul “come risolvere” piuttosto che pensare a “come reprimere”.
I nostri futuri alleati saranno: operai, impiegati, artigiani, pensionati, oppure: banche, industriali, grandi imprese, finanza internazionale?
Rifondazione, Sel, Idv, Verdi oppure PDL e Lega? Fiom o Fiat di Detroit?
La gran parte dei cittadini chiede presenza, puntualità e pulizia di treni per migliaia di pendolari, il Governo risponde con un treno ad alta velocità per le élite (vedi studio della Bocconi sulla Torino-Milano).
Atteggiamento che richiama una dichiarazione attribuita a Maria Antonietta, regina di Francia, dopo la razzia del Convento di Saint-Nazare, a chi gli diceva che il popolo voleva il pane: “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche”. Sappiamo tutti come è finita: la sventurata perse la testa, purtroppo per lei, non per amore.
Cordiali saluti dal vostro affezionato iscritto.
Sandro Plano
Susa, 26 febbraio 2012