furore

di Alessandro Robecchi

John Steinbeck pubblicò Furore (The grapes of wrath) nel 1939. Vinse il Pulitzer nel '40. Vinse il Nobel per la letteratura nel 1962. Furore è considerato universalmente il più grande romanzo mai scritto sulla Grande Depressione, oltre che uno straordinario affresco degli anni del New Deal di Roosevelt.

E' solo un libro, dirà qualcuno. E' vero. E' solo un libro. E qui se ne possono leggere solo poche righe. Le dedico a tutti i giovani precari italiani, ai lavoratori che verranno licenziati per motivi "economici" con la nuova riforma dell'articolo 18, alla signora ministra Fornero e ai famosi mercati. Poche righe. Buona lettura.

Dove c'è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell'uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque.

Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti.

No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici.

Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po' di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po' di carne per fare il brodo ai miei bambini, io non chiedo altro.

E questo, per taluno, è un bene, perché fa calare le paghe rimanendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati.

Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù.

(John Steinbeck, Furore, 1939)

da micromega.it

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