tassinari

di Alfredo Pasquali, Radio Città Fujiko
La scomparsa di Stefano Tassinari, al termine di una lunga  malattia, è per tutti noi un lutto doloroso ed un dolce ricordo di un caro compagno di strada. Per noi di Radio Citta’Fujiko rimane comunque un grande debito di gratitudine: Stefano era da tanti anni Direttore Responsabile della nostra emittente. Questo senza percepire un euro di ricompensa (e senza averlo mai chiesto), ma nemmeno senza partecipare giornalmente all’attività redazionale, al di là delle ricorrenti presenze nei nostri microfoni in qualità di ospite.

Tassinari si prestava ad essere nostro direttore responsabile senza mai averci posto dei problemi di contenuto, caricandosi quindi la eventuale responsabilità di querele, ricorsi od altre grane del genere. Un gesto legato non solo all’amicizia ed alla stima reciproca, ma anche e soprattutto alla sua solida convinzione della necessità di una informazione indipendente e libera. Un comportamento non gridato di vera liberalità e garantismo, che tanto contrasta con le quotidiane affermazioni roboanti di solidarismo peloso di troppi farisei interessati solamente ai propri vantaggi economici e di potere. Un dono di Tassinari che non stupisce chi come me incontrò Stefano nella comune militanza in Democrazia Proletaria: lui era il segretario della federazione di Ferrara. Anche allora, in quella fine degli anni ’70 contrassegnata da tante sconfitte per la Nuova Sinistra, Stefano cercava sempre di rileggere il mondo attraverso le nuove soggettività sociali e politiche. Un percorso che più tardi lo porterà tra le file dei Verdi-Sole che Ride, alla ricerca di una sintesi tra la liberazione delle persone e la salvaguardia dell’ambiente. Aderì più tardi a Rifondazione Comunista nell’ottica dell’unità della sinistra di opposizione. Comunque le forze politiche anche a lui più vicine andavano strette, sempre giudicate troppo aride sul versante culturale, dove il ruolo dell’intellettuale per lo più veniva interpretato o come il fiore all’occhiello da mettere in lista come indipendente, o come il “fighetto” del circolo snob. Stefano non ha mai giocato il ruolo del grillo parlante, quello che giustamente prima o poi viene schiacciato sul muro, ma ci ha messo sempre la faccia, spesso nuotando contro corrente nello scomodo ruolo di intellettuale disorganico, coscienza critica ed antidottrinale proprio laddove la dottrina predicava l’emancipazione forzata. Sono gli anni ’80 che vedono Stefano cominciare a scrivere, sia come giornalista che come scrittore. Fu uno dei protagonisti della primavera televisiva del tg di E’Tv versione Coop, quando il notiziario conquistò importanti fasce di ascolto smarcandosi dalle veline delle solite parrocchie. Venne allontanato da quegli studi durante una delle periodiche ristrutturazioni aziendali, quando si salvavano gli elementi più “protetti” politicamente e si sacrificavano quelli più scomodi. In parallelo fiorì anche la sua attività letteraria con il suo All’idea che sopraggiunge, lavoro che tradisce l’attenzione dell’autore per prose quali quelle di Cortazar, Queneau o Borges. Ma questa prima fatica letteraria, come tutte quelle che seguirono, non si allontanarono mai da un impegno libertario di Stefano, che via via narrò la rivoluzione sandinista, la lotta partigiana, i giorni di Genova, i miti ribelli di una generazione, il grande freddo degli anni di piombo. Sempre sullo sfondo la polemica contro lo stalinismo, la rigidità dottrinaria dell’autoritarismo del partito-stato. Qualcuno magari sorriderà a denti stretti pensando a Don Chisciotte contro i mulini a vento, all’ingenuità di chi pensa di sfuggire alle logiche di mercato tanto perverse quanto inevitabili. La stessa ingenuità di chi seppe dire no al nazifascismo quando questo sembrava inarrestabile nell’Europa degli anni ’30 e la medesima caparbietà di quei bolscevichi rinchiusi nei lager stalinisti. Come ci ricorda lo scrittore Galeano l’Utopia è un punto inesistente all’orizzonte, mai raggiungibile ma assolutamente necessario per conoscere la direzione di marcia. Certo non siamo nella tragedia europea degli anni ’30, ma l’opportunismo dei tanti silenti rischia di riproporci lo stesso baratro già conosciuto in passato. Stefano non taceva, parlava con i propri racconti, vivendo la propria creatività non in modo ideologica, separata dalla vita e dalle relazioni di tutti i giorni, ma impegnandosi continuamente in una promozione sociale e culturale in prima fila: riviste letterarie, progetti culturali vari, testi teatrali, reading, festival, trasmissioni radiofoniche.
Spicca nella sua instancabile attività il suo essere animatore della Associazione Scrittori Bolognesi, nel segno dell’autoproduzione dei produttori di cultura. Tutti ricordiamo “La Parola Immaginata”, rassegna che ha intrecciato letteratura, immagine e musica in una fascinazione spettacolare che ha dimostrato con la grande presenza di pubblico alla manifestazione, come la cultura non sia un fardello serioso e lontana dalla gente, ma che possa essere una importante risorsa di arricchimento individuale e collettivo. Impegno politico, coerenza culturale, capacità di stare fuori dal pensiero unico senza chiudersi in una torre d’avorio: tutte le qualità di un Comunista, inteso nella sua accezione più alta e libertaria.
E’ per questo che la scomparsa di un compagno, un amico, un intellettuale come Stefano ci fa male, perché fa evaporare anche una parte della nostra vita.
Hasta Siempre Compagno Stefano!
da Reblab.it  Mercoledì 9 Maggio 2012

Condividi

Cerca

Sostieni il Partito


 

COME SOTTOSCRIVERE

  • tramite bonifico sul cc intestato al PRC-SE al seguente IBAN: IT74E0501803200000011715208 presso Banca Etica.
  • attivando un RID online o utilizzando questo modulo
  • con carta di credito sul circuito sicuro PayPal (bottone DONAZIONE PayPal sopra)

Ricordiamo che le sottoscrizioni eseguite con la causale erogazione liberale a favore di partito politico potranno essere detratte con la dichiarazione dei redditi del prossimo anno