impastato

di Vincenzo Fatigati
5 gennaio 1948 - 9 Maggio 1978, Cinisi (PA).
"Appartiene al tuo sorriso
l'ansia dell'uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un po' d'attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso:
è un uomo che muore".
P. Impastato

Solo poche parole per ricordare un rivoluzionario comunista come Peppino Impastato, che moriva il 9 maggio del 1978.

Peppino Impastato rappresenta quella resistenza militante che nel meridione è conosciuta come lotta alla mafia; una mafia forte di collusioni con politica e forze dell'ordine. Una mafia che diviene quindi piovra asfissiante, in cerca di una continua legittimazione.

Capisco che riportare - adesso - le sue citazioni sulla bellezza può sembrare troppo retorico, non tanto per il loro contenuto (che resta di altissimo valore), ma perché etichettando un pensiero con citazioni sparse, come avviene sempre più spesso oggi (quasi come se fosse dettato da una strana legge di mercato), si finisce col banalizzare il discorso, si svilisce di senso e si perde contenuto.

Come vuoti possono essere i simboli, per definizione fermi nel divenire; immobili. Icone da venerare per lo spettatore o consumatore. No, Peppino andrebbe ascoltato, compreso e contestualizzato. Bisogna aprirsi al discorso e studiare la sua storia, per capire i vili meccanismi mafiosi. Mi piace allora ricordarlo come rivoluzionario, come combattente di sinistra.

Non è come Falcone o Borsellino, simbolo di uno Stato forte, che vede nel diritto e nella repressione, la guerra alla mafia. Peppino era un militante rivoluzionario, un sessantottino che vedeva nel padre, colluso con la mafia, l'espressione dell'ingiustizia. Il potere paternalistico della mafia andava combattuto con la rivolta dei figli, che dissacravano quei (dis)valori imposti dall'alto. L'ironia, lo sberleffo - la mancanza di rispetto - e quindi l'informazione erano gli strumenti per dissacrare quel potere che si serviva di omertà ed indifferenza della popolazione.

Per questo Peppino è stato un rivoluzionario: perché parlava alla coscienza delle persone, credendo che fosse possibile cambiare partendo dal basso, da una rivoluzione culturale più che da uno stato forte, che allora era rappresentato da forze dell'ordine, spesso al servizio e connivente con quella mafia.

Questa è la bellezza per Peppino, rivoluzione dell'anima, trasformazione delle coscienze. La sua morte ci aiuta a comprendere quella "montagna di merda": la mafia uccide due volte, prima eliminandoti fisicamente e poi diffamandoti. Per questo ricordarti è importante, perché significa scegliere la coscienza, la bellezza, la rivoluzione.

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