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di Alberto Lucarelli
Mai come con la rapidissima e silenziosa approvazione della legge costituzionale di modifica dell`art. 81 C. la rappresentanza politica mostra la sua lontananza dai rappresentati.

Costituzionalizzare il pareggio di bilancio,infatti, equivale a limitare le decisioni di spesa del Parlamento e del governo, ma anche delle autonomie locali, soprattutto dei Comuni.

I diritti sociali e i diritti civili dei cittadini non potranno essere garantiti: il funzionamento della scuola, degli ospedali, della giustizia, della sicurezza sono subordinati al vincolo del pareggio. Nella nostra Costituzione, prima della modifica dell`art. 81 C. il fine ultimo dell`ordinamento giuridico era la persona, quindi lo stato sociale strumentale a tale fine e distintivo di una società in cui all`uguaglianza formale si affiancava quella sostanziale.

Tale principio è stato il vero elemento caratterizzante la democrazia del nostro Paese nel dopoguerra, principio da considerare tra quelli “supremi” che la Corte costituzionale ha sottratto alla stessa funzione di revisione costituzionale nonché alla prevalenza del diritto comunitario sull`ordinamento interno. Se si modifica tale principio si modifica il sistema costituzionale: si esercita potere costituente che però è del popolo non del Parlamento. Ciò è quanto si è verificato con la modifica costituzionale e prima ancora con la subordinazione delle politiche economiche ai principi comunitari attraverso la legislazione ordinaria.

Una tale decisione è stata sottratta anche alla possibilità di consultazione popolare ex art. 138 C. I cittadini devono intervenire a difesa della loro Costituzione:

1) In primo luogo si dovrebbe procedere a una grande mobilitazione per la raccolta delle 500.000 firme al fine di promuovere un referendum costituzionale ex art. 138 C. come se la maggioranza dei due terzi non fosse stata raggiunta. Il referendum “politico” dovrebbe essere richiesto anche da un quinto dei mèmbri di ciascuna Camera o da cinque Consigli regionali;

2) quindi si potrebbe procedere a raccogliere le firme necessarie (ancora 500.000) per promuovere il referendum abrogativo ex art. 75 C. del nuovo articolo 81 nella parte in cui prevede il pareggio di bilancio e vieta il ricorso all`indebitamento;

3) inoltre, si potrebbero raccogliere le firma necessarie (questa volta 50.000) a presentare un nuovo progetto di legge costituzionale di modifica dell`art. 81 C, eliminando ovviamente il principio del pareggio ed evidenziando, invece, il collegamento tra previsioni di bilancio e garanzia dello Stato sociale di cui alla prima parte della Costituzione;

4) la strada giuridicamente percorribile, invece, sebbene di difficile attuazione, sarebbe il ricorso in Corte costituzionale, ultimo strumento di difesa della Costituzione da parte di una sua modifica che la snatura. Del resto, la lesione è anche diretta laddove con la legge costituzionale si introduce lo stesso principio del pareggio anche per Regioni ed enti locali, con buona pace del principio autonomistico.

In attesa e in aggiunta a tali iniziative non resta per i Comuni che attivare una campagna di “obbedienza civile alla Costituzione”, violando i Patti di stabilità ogni qualvolta il loro forzato rispetto impedisca di garantire i diritti dei cittadini.
da Il Fatto Quotidiano

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