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di Marco Sferini
Mafia, criminalità organizzata di altra natura, terroristi politici? Lo stabiliranno gli inquirenti insieme alla Magistratura. C’è un attacco che non sembra solo diretto contro un emblema della lotta alla “onorata società”: la scuola di Brindisi colpita dalle bombe che hanno ucciso la giovane Melissa è intitolata alla moglie di Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo. Emblema, simbolo. Questo sembra il messaggio. La carovana antimafia di Don Ciotti sarebbe passata anche da lì. C’entrano dunque solo le mafie in tutto questo?


Difficilissimo in queste ore poterlo dire. Difficile anche poter scrivere senza commuoversi, senza provare per un attimo odio verso questi criminali. Chiunque essi siano. Eppure dall’attentato contro dirigenti e altri esponenti delle industrie sino all’attentato di Brindisi di oggi emerge qualcosa di più inquietante, uno scenario possibile, per niente improbabile. E allora facciamoci questa domanda, se non altro per amore di ricerca della verità: siamo davanti ad una nuova strategia della tensione?
Quando sei stato colpito in passato da questa occulta, carsica organizzazione del terrore diffuso in tutto il Paese per destabilizzarne le istituzioni, per contenere le conquiste sociali e l’avanzata delle forze comuniste e progressiste, non puoi non rivolgerti e non rivolgere a chi ti sta accanto questa domanda.
Una scuola, delle studentesse. Un luogo che era e che è un simbolo della lotta alla mafia. Un depistaggio per mostrare un lato di attacco in stile malavitoso che invece magari nasconde altre finalità? Potrebbe essere un tassello di una nuova elaborazione di un nuovo terrore per spostare l’attenzione della gente dal pericolo sociale della crisi economica e dallo strangolamento che ci impongono Banca Centrale Europea e capitali internazionali e nazionali? Potrebbe essere.
E’ già successo, perché mai questo Paese non dovrebbe ritrovarsi nel pantano delle bombe dichiarate prima “rosse” e poi scoperte tutte nere, di matrice fascista con intersezioni tra servizi segreti deviati, Loggia massonica Propaganda 2 del venerabile maestro Licio Gelli?
La verità viene fuori solo col tempo. Oggi possiamo e dobbiamo riorganizzare una grande mobilitazione generale, popolare, democratica. Serve un impegno sociale costante per dimostrare che, laddove lo Stato è assente, c’è una presa di coscienza forte di tutte e tutti i cittadini per contrastare il terrore che si vorrebbe spargere per evitare la concentrazione della protesta contro i fautori della crisi economica.
La destabilizzazione sociale è la prima “strategia della tensione” che viene usata per far dimenticare e mettere sullo sfondo, in secondo piano i guai del Paese e la rovina economia che ci costringe a sopravvivere.
Viviamo in un momento storico, economico e politico profondamente confuso, dove non esistono certezze di alcun tipo, dove tutto è precario, sottile come una linea che si può spezzare dall’oggi al domani, e per questo la reazione popolare deve essere senza appello una reazione dura, intransigente, forte, dinamica. Deve tornare di attualità la “vigilanza democratica”, dal basso, senza alcuna paura di impegnarsi socialmente in questo compito.
Lo Stato in questi frangenti è più che altro la maschera del potere: ha importanti compiti, ma la vera parte di controllo del territorio e di salvaguardia delle vite di tutte e di tutti, per evitare il deperimento della democrazia sta appunto nel “demos”, nella popolazione comune, nella gente comune, in quella anonima, non conosciuta da nessuno ma che, ai tempi delle prime bombe che venivano messe nelle città e che erano solo l’anticipo della “strategia della tensione”, si era impegnata a vigilare giorno e notte in tutti i portoni delle case, davanti agli uffici pubblici. Scuole comprese. Le bombe cessarono. Cessarono quelle distribuite a pioggia nelle case della gente. Iniziarono quelle contro “grandi” obiettivi: sui treni, nelle piazze affollate per comizi sindacali o di partito per arrivare agli anni ’90 quando sembrò riemergere la stagione dell’instabilità con gli attentati fiorentini.
L’attentato di Brindisi può rappresentare tutto questo e forse niente di tutto questo. Di certo però è una strage di studenti e quindi insieme agli studenti dobbiamo fare un cammino di tutela dei diritti civili e sociali, di tutela della nostra Costituzione, del nostro Paese.
Quando si sparge il terrore, associandolo magari alle incertezze per il futuro dovute al massacro della crisi economica, si vorrebbe magari portare l’Italia verso una svolta autoritaria, spingendo la gente a votare per qualche salvatore della Patria investito di tutti gli specialissimi poteri capaci di reprimere, in nome della sicurezza totale, proprio ciò che è stato creato ad arte per arrivare a questo scopo.
Dunque, qualunque cosa possa essere in nuce l’attentato tremendo di Brindisi, qualunque cosa possa rappresentare la vita spenta della giovane Melissa e la lotta tra la vita e la morte della sua amica, così come il ferimento di altri studenti, qualunque cosa sia, la vigilanza democratica e popolare deve attivarsi senza indugio, senza alcuna remora. I fronti aperti ora sono più di uno: non solo più la crisi ci minaccia, ma qualcun altro, qualcosa d’altro ci sibila all’orecchio che abbiamo un nemico in più, nascosto, forse anche potente.
Non sottovalutiamo nulla di quanto è avvenuto, respingiamo ogni minimizzazione. Non creiamo false paure, ma rimaniamo attenti a ciò che accade e che accadrà nei prossimi giorni. Lo dobbiamo all’estremo sacrificio delle vittime di questa follia, lo dobbiamo a tutte quelle altre vittime del passato che aspettano ancora giustizia.
Lavoratori e studenti insieme sono una grande forza democratica e sociale. Sindacati, forze della sinistra e del centro democratico, associazioni e comitati, realtà culturali e di pensiero. Tutta la coscienza critica di questo sventurato Paese è chiamata alla mobilitazione permanente.
da Lanternerosse.it

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