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Intervista a Jorgos Stathakis di Teodoro Andreadis Synghellakis
Jorgos Stathakis, cinquantanove anni, professore di economia politica all’università di Creta e deputato di Syriza, in questa intervista esclusiva, ci parla dei principali punti della politica economica del partito, della lotta a distanza ravvicinata con il centrodestra di Nuova Democrazia e delle possibili collaborazioni post elettorali.

Secondo lei viene riconfermato il bisogno di rinegoziare i memorandum con la Troika?
Ci vuole una rinegoziazione complessiva. Bisogna sganciare la politica economica che viene attuata in Grecia, dai trattati che sono stati firmati per i prestiti. Dobbiamo poter mettere in atto una politica diversa per uscire dalla profonda recessione in cui ci troviamo, e rinegoziare, parallelamente, il rifinanziamento del debito greco in modo sostenibile.

Anche lei insiste sul fatto che i soldi che vengono versati, sotto forma di prestiti, vanno quasi tutti a coprire i debiti verso i paesi creditori…
Ogni mese, il 92% di quello che ci viene dato viene subito versato per far fronte agli interessi. Lo ha riportato, ieri, anche i New York Times, ma noi di Syriza lo diciamo da tanto tempo. Per affrontare quindi il debito pubblico ci vuole un accordo per un programma sostenibile. E un programma diventa sostenibile solo quando si esce dalla decrescita economica. Altrimenti, nessun obiettivo potrà mai essere centrato.

Credete che si possano fermare i tagli a stipendi e pensioni?
Noi, se verremo eletti, bloccheremo tutte le leggi sulla liberalizzazione dei rapporti di lavoro e riporteremo in vigore i contratti collettivi di settore, che riteniamo siano l’unica via europea per la definizione di diritti e obblighi su lavoro e per le retribuzioni. Quindi, è chiaro che non si procederà a un ulteriore taglio del 25% degli stipendi nel settore privato, come vorrebbe la Troika, per il secondo semestre del 2012. Vogliamo, inoltre, abbiamo intenzione di riportare gli stipendi base del settore pubblico, alla soglia minima precedente , cioè a settecentodiciotto euro lordi al mese. Diciamo no, ovviamente, ai contratti di lavoro aziendali e personali.

E se la trattativa con l’Europa dovesse fallire?
Se ci dovesse essere un fallimento, ci troveremo di fronte, molto probabilmente, all’impossibilità di far fronte al pagamento degli interessi verso i nostri creditori, ma pensiamo che tutto questo non avverrà e che, alla fine, la ragione potrà avere la meglio. Credo che potrà prevalere la ricerca di una via realistica per la gestione di tutta questa situazione. Se l’ Europa sarà al nostro fianco e credo che andrà così, anche a causa della crisi in Spagna e non solo, penso che ci si potrà sicuramente venire incontro.

Come si pone Syriza di fronte alla richiesta della Troika di ridurre ulteriormente i dipendenti pubblici?
Siamo contro i licenziamenti. I dipendenti pubblici diminuiranno notevolmente grazie ai pensionamenti. Noi calcoliamo che nei prossimi tre anni, 120.000 lavoratori statali potranno andare in pensione, e quindi saremo molto vicini alla riduzione che tanto viene citata, di 150.000 unità. Non penso, quindi, si debba insistere sul licenziamento dei restanti 30.000. Una gran parte dei servizi pubblici, in Grecia, è in grave difficoltà. Questi lavoratori potranno essere collocati all’interno di una riqualificazione e riorganizzazione del servizio pubblico nel suo insieme, per far fronte ai tanti bisogni dei cittadini.

Come vede le elezioni del 17 giugno e, più in particolare, il risultato di Syriza?
Sarà una lotta molto dura tra noi ed il centrodestra di Nuova Democrazia. Al momento, nulla è stato deciso. Personalmente, però, sono abbastanza ottimista. Credo che Syriza vincerà le elezioni e che alla fine riusciremo a staccare abbastanza nettamente la destra. Baso queste mie deduzioni sui messaggi che colgo anche nel mio collegio elettorale, a Creta.

Tornando all’Europa, cosa pena del futuro del Fiscal Compact?
Io prevedo che il Fiscal Compact cambierà, in una o più parti. Non credo che entrerà in vigore così come è stato formulato. O dovrà essere emendato in modo significativo per quel che riguarda lo sviluppo, o dovrà diventare meno rigido negli obiettivi economici che si pone, restituendo nuovamente alla politica il primato che le spetta.

Guardando alla situazione post elettorale, verso chi vi rivolgerete per possibili collaborazioni di governo? La “Sinistra Democratica” di Kouvelis e il Pasok?
Alla Sinistra Democratica senza dubbio, è un partner strategico per qualunque squadra di governo Syriza possa varare. Rispetto al Pasok manteniamo delle distanze, delle linee di demarcazione, perché crediamo rappresenti il passato, mentre noi vogliamo rinnovare il sistema politico del paese.

Avete già deciso di collaborare, tuttavia, con Louka Katseli, ex ministro di Jorgos Papandreou...
Assolutamente sì. E vorrei ricordare che da ministro del lavoro, la signora Katseli, è stata dimissionata, in pratica, dalla Troika. Siamo aperti, quindi, a collaborazioni con esponenti dell’ area socialista ed il nostro obiettivo è riuscire a mettere in atto un processo di unificazione, che parta, appunto, dall’ area socialista, e arrivi sino alla sinistra radicale. Questa era, è, e sarà la nostra politica.
da unita.it

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