di Geraldina Colotti
Fernando Lugo contrattacca. Il presidente del Paraguay, destituito da un voto del Senato venerdì scorso, dopo aver ricorso alla Corte suprema, domenica ha deciso di formare un governo parallelo a quello del suo vicepresidente, Federico Franco, ora alla guida del paese. Una mossa inattesa. Finora, l'ex «vescovo dei poveri» - portato al governo da una ventina di formazioni politiche, in maggioranza di sinistra, il 20 aprile del 2008 - sembrava intenzionato a cedere: «Non sono Allende, me ne vado», avrebbe detto a chi manifestava l'intenzione di resistere al «golpe istituzionale» che lo ha estromesso dalla carica. Logorato dal boicottaggio istituzionale sempre più esplicito di Franco e del suo Partido Liberal (conservatore) che pur lo aveva sostenuto, privo di appoggio in Parlamento (il Partido Colorado, dominante nel paese per 62 anni, aveva ottenuto la maggioranza alle legislative), non era riuscito a realizzare il programma sociale promesso. I ripetuti scandali sulle paternità illegittime concepite ai tempi in cui era ancora vescovo (fu ordinato sacerdote nel '77, vescovo nel '94 e dispensato dall'esercizio nel 2006), gli hanno alienato anche l'appoggio della chiesa, in un paese conservatore, cattolico al 99%.
Nella decisione, ora, ha pesato la posizione dei paesi del Mercato comune sudamericano (Mercosur) che hanno deciso di non riconoscere il nuovo governo e di non invitare Franco al prossimo vertice che si terrà giovedì a Mendoza, in Argentina. Il Mercosur ha denunciato «la rottura dell'ordine democratico in Paraguay» e anticipato che potrebbe espellere Asunción . Il presidente venezuelano Hugo Chávez ha già detto che il suo governo sospenderà le forniture di petrolio al Paraguay, di cui è diventato primo fornitore in virtù dei buoni rapporti con Lugo. Hanno protestato anche paesi conservatori come il Cile, secondo il quale la defenestrazione di Lugo «non ha rispettato le norme minime di applicazione della legge». Lugo - che avrebbe terminato il suo mandato ad aprile 2013, quando si svolgeranno le elezioni - ha annunciato di volersi recare al vertice regionale per portare proposte alternative alla linea del nuovo governo. Franco - che resterà in carica fino ad agosto 2013 - ha giustificato la destituzione di Lugo appellandosi alla costituzione, che la prevede in caso di «inettitudine» del presidente: esattamente quello su cui si è basato il giudizio (a tempo di record) contro l'ex-religioso, accusato di non aver saputo impedire il recupero di terre incolte messo in atto di recente dai contadini sul latifondo di un senatore del Partido Colorado. L'intervento della polizia aveva provocato 17 morti fra cui 6 poliziotti. Canada, Spagna e Germania hanno già riconosciuto il nuovo governo.
Gli Stati uniti hanno esortato i paraguayani a mantenere la calma, ma non hanno precisato la loro posizione ufficiale. Quella sostenuta dietro le quinte è stata invece messa in rilievo anche dai documenti di Wikeleaks, che hanno rivelato le manovre Usa per liberarsi dell'ex-vescovo fomentando le divisioni tra lui e il suo vice. Un golpe istituzionale che richiama quello dell'Honduras, promosso contro Manuel Zelaya nel giugno del 2009, dicono i movimenti paraguayani che stanno organizzando manifestazioni. In prima fila, i giornalisti della Tv pubblica, che hanno denunciato interventi censori da parte del nuovo governo.
da Il Manifesto, Martedì 26 Giugno 2012