di Sergio Cesaratto
Monti era andato al vertice europeo di giovedì giocandosi tutto sulla creazione di un potente rimedio anti-spread. È tornato con un po' di paracetamolo utile solo a evitare il tracollo dell'euro questo lunedì. Come al solito l'euforia dei mercati durerà poco, mentre fa impressione quella dei politicanti italiani. L'accordo prevede che i fondi europei salva-stati, in particolare lo European Stability Merchanism (Ems), che entra in vigore il mese prossimo con una dotazione sulla carta di 500 miliardi di euro, vengano usati per ricapitalizzare le banche spagnole, piene di perdite sui mutui immobiliari, e per sostenere i titoli di stato italiani e spagnoli. Quest'ultima misura, che Monti si sta vendendo come una svolta, era appunto stata già definita a Bruxelles «paracetamolo», e pour cause.
Lo Esm ha infatti risorse limitate tenuto conto che i quattrini li mettono anche i medesimi paesi da sostenere, che Grecia e Portogallo avranno ancora bisogno di prestiti, mentre la sfida sul fronte dei debiti bancari spagnoli e di quelli pubblici dell'Italia è formidabile. Umiliante per l'Italia è inoltre il fatto che l'intervento non è automatico qualora gli spread toccassero livelli ancor più insostenibili degli attuali, ma su richiesta e a condizione di sottoscrivere un «memorandum di intesa», dunque se non è la Troika poco ci manca. E poi Monti non doveva ottenere la riduzione degli spread correnti?
Diverso sarebbe stato se lo Esm avesse potuto agire da banca: i 500 miliardi avrebbero costituito un capitale in base al quale esso avrebbe potuto accendere prestiti presso la Bce dotandosi in tal modo di un potere di fuoco enorme. Nei fatti lo Esm avrebbe costituito il braccio armato della Bce, un surrogato dell'intervento diretto di quest'ultima invocato da molti. All'accusa di paracetamolo Monti sembrò reagire dicendo che questo aveva in mente. Con la Tachipirina è ritornato. Dei 120 miliardi di investimenti meglio non parlare: si tratta di fondi che sarebbero comunque dovuti essere spesi, fumo negli occhi come la Tobin Tax.
Ciò detto, persino se un Esm surrogato della Bce fosse passato, questo avrebbe costituito solo il primo passaggio verso la soluzione dei problemi europei. Questi, e in particolare quelli italiani, risiedono nella perdita di competitività della periferia europea dovuta all'adozione della moneta unica. Come ricordava un importante economista di Harvard, Richard Cooper, le vie d'uscita sono solo due: crescita della domanda e dell'inflazione in Germania, oppure che questo paese accetti di sussidiare i Mezzogiorno europei. La via indicata da Schauble, ministro delle finanze tedesco, è di uno «zar del bilancio» europeo che esautori i parlamenti nazionali dalle decisioni di finanza pubblica e imponga piani di rientro dal debito, una strada esiziale per l'Italia. Ma Monti la sosterrà potendo così nel frattempo completare la sua opera a colpi di privatizzazioni. Allora meglio fuori dall'euro subito: con la ripresa dell'industria italiana potremmo persino aiutare la Germania a sostenere un po' la Spagna.
il Manifesto 30-6-2012