di Angela Mauro
Il processo interno all'Idv è durato due giorni. Ma non ci sono condannati né assolti. A partire dal leader, Antonio Di Pietro, cui l'ufficio politico dell'Italia dei Valori, riunito da ieri con la sola notte di pausa alla sede del partito a due passi da Montecitorio, ha confermato "piena fiducia". All'unanimità. Se ne riparlerà a dicembre, ma non al congresso straordinario richiesto da tempo dal 'dissidente' Massimo Donadi. A dir la verità, Di Pietro si è presentato all'ufficio politico con la proposta di sciogliere il partito. Tattica, irricevibile. E quindi si è deciso che prima di Natale ci sarà un'assemblea generale che proporrà il congresso.
C'è da aspettare dunque. Non solo. Il rischio concreto è che malgrado gli scandali giudiziari che hanno colpito vari esponenti dell'Idv in diverse regioni, malgrado il boom dell'inchiesta di Report sull'uso dei fondi pubblici da parte di Di Pietro (argomento principe di discussione e imbarazzi nell'ufficio politico), malgrado tutto, il rischio è che non cambi nulla. Perché il dominus del partito, l'ex pm di Manipulite, rischia di non avere contendenti nella prossima corsa alla segreteria. Per vari motivi, dipendenti e indipendenti dalla sua volontà.
Partito di un sol uomo, come lo hanno definito in molti, tra simpatizzanti e commentatori critici, l'Idv è forse destinata a morire (o resuscitare?) come tale. Luigi De Magistris, rivale di Di Pietro dai tempi del congresso 2010 (vinto dall'ex pm), non è interessato a correre per la guida dell'Idv. Il sindaco di Napoli, che ha dismesso la tessera del partito quando è stato eletto a Palazzo San Giacomo, è ormai lanciatissimo nella nuova avventura politica: la 'lista arancione' da presentare alle urne 2013, con la sponsorship del primo cittadino di Bari, Michele Emiliano, e insieme al Prc di Paolo Ferrero. Porte aperte al mondo Fiom, ma anche a Sel e alla stessa Idv, che tanto l'anno prossimo non avrà il nome di Di Pietro nel simbolo: lo ha chiesto De Magistris e Di Pietro non vi si opporrà. Insomma, il sindaco ci ha provato due anni fa e non ci è riuscito: adesso diventare il successore di Di Pietro non gli interessa più, diciamo che la cosa è passata di moda. Il marchio è ormai usurato, ragionano a Napoli. De Magistris è oltre l'Idv. Di più: "più che oltre, pensa ad altro", dicono dal suo staff.
L'altro possibile contendente potrebbe essere il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. La Velina rossa, foglio quotidiano di Pasquale Laurito considerato di solito vicino alle posizioni di Massimo D'Alema, non si fa i fatti di casa sua e prova a lanciarlo in pista. Ma, indipendentemente dalle intenzioni del primo cittadino palermitano, c'è un problema. Il documento approvato all'unanimità oggi dall'ufficio politico dell'Idv impegna: "i dirigenti, eletti e amministratori Idv al più rigoroso rispetto di criteri di incompatibilità, ispirati all'esigenza di impedire che la stessa persona ricopra contemporaneamente un ruolo di governo istituzionale e il corrispondente ruolo di direzione politica nel partito" (leggi qui il documento in versione integrale). Dunque, i sindaci automaticamente non possono correre per la segreteria. Sembrerebbe così, a giudicare dalla nota.
Resta Massimo Donadi, a meno che non emergano altri nomi determinati a sfidare la leadership di Di Pietro. Nell'ufficio politico, Donadi, che da tempo spinge affinché il partito recuperi l'alleanza con il Pd a costo di tutto, è isolato: "Non hanno accolto la mia proposta di congresso straordinario in tempi brevi - riflette amaro - ma la convocazione di una grande assemblea a dicembre è un primo passo positivo. Lì ribadirò le mie richieste di cambiamento..". A questo punto è legittimo chiedersi se non sia il capogruppo alla Camera a dover sgomberare il campo nel partito, piuttosto che Di Pietro. In quanto è chiaro che tutti coloro che hanno osato critiche interne hanno al tempo stesso intrapreso o cercato di coltivare altre vie politiche. Alternative all'Idv. E' vero per De Magistris, come si è detto, è vero persino per uno come Francesco Barbato che oggi bolla l'assemblea di dicembre come "democristiana" e dice: "il partito è superato". Infatti nemmeno lui ci pensa alla battaglia interna: da tempo si sta coltivando un suo orticello. Con chi? Con alcuni membri del Partito Pirata Italiano, che evidentemente sono diventati meta di conquiste non solo da parte dei grillini.
da L'Huffington Post