di red.
L'esultanza del Pd per il voto siciliano, concordo con quanto scritto da Valentino Parlato, è abbastanza fuori luogo. Comprensibile e persino giustificata per la valenza simbolica di un ex-comunista gay eletto presidente della Regione Sicilia, in teoria il luogo che dovrebbe essere custode del più assoluto conservatorismo e tradizionalismo. Ciò che sfata molti luoghi comuni su dove stia oggi "geograficamente" la modernità.
Detto questo e senza volerlo mettere tra parentesi (anzi semmai riflettendo sull'eccessiva timidezza del centrosinistra a trazione Pd sul tema dei diritti civili), il risultato principale
è che la stragrande maggioranza dell'elettorato siciliano, se sommiamo le astensioni e il voto al M5Stelle, ha rifiutato in blocco, come ha notato Leoluca Orlando, il sistema dei partiti tradizionali, senza che l'alleanza tra Pd e Udc ne abbia tratto vantaggio elettorale.
Rosario Crocetta ha vinto solo grazie alle divisioni del centro-destra, ma la sua coalizione è senza maggioranza nell'Assemblea Regionale e non ha mostrato alcuna capacità di presa sull'elettorato. Se guardiamo ai numeri delle precedenti elezioni regionali, Crocetta, in presenza di uno spappolamento del centrodestra fa peggio sia di Anna Finocchiaro nel 2008, che di Rita Borsellino del 2006 e di Leoluca Orlando nel 2001 quando il centrodestra era un potentissima macchina di consenso. I numeri: Crocetta ha preso 617.000 voti, Anna Finocchiaro 866.000, Rita Borsellino poco più di un milione, Leoluca Orlando 972.000.
Il risultato ottenuto in condizioni di estrema emergenza da Giovanna Marano, candidata di Idv- Sel-Fds, dopo la mancata candidatura di Claudio Fava (circa il 6%) è una batosta terribile, anche perché estromette queste forze dal parlamento regionale, ma l'accusa di chi dice: avete visto, siete inguaribilmente minoritari e destinati alla sconfitta può essere facilmente rovesciata. È stata la scelta di accordo con l'Udc a rendere impossibile una coalizione di centrosinistra. Se si guarda ai numeri citati si può immaginare che una candidatura di tutto il centrosinistra, senza alleanza con l'Udc, avrebbe fatto certamente meglio della coalizione che ha sostenuto Crocetta.
L'indicazione dell'alleanza con i centristi trasposta a livello nazionale, dal punto di vista elettorale, non ha alcun senso: divide il centrosinistra, non riesce in alcun modo ad intercettare il voto moderato, alimenta l'astensionismo che, come ha osservato sul manifesto Pietro Barcellona, ha un segno politico, e non sgonfia le vele del voto di protesta.
Crocetta ha ora dinnanzi a se due strade: acconciarsi al patto della crocché, ovvero l'alleanza più o meno organica con Micciché e Lombardo, ovvero l'uomo che Berlusconi aveva indicato come il suo candidato in Sicilia e il governatore che, con l'appoggio del Pd, ha portato la Sicilia al default, oppure rinunciarvi e voltare davvero pagina, proponendo al M5Stelle un patto programmatico per cambiare la Sicilia.
da il manifesto