di Andrea Fabozzi

Liste sbarrate per molti attivisti della prima ora, spalancate per chi è da anni fuori dal movimento e magari milita in altri partiti. È quello che potrebbe succedere con le regole per le elezioni politiche stabilite da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. E calate nell'ormai famoso «comunicato politico n°53» con il quale, nelle ore in cui si festeggiava il risultato siciliano, Grillo ha aperto la corsa alle elezioni 2013 annunciando di fatto la sua candidatura a premier (ma non in parlamento). Valentino Tavolazzi, consigliere comunale a Ferrara, con Grillo fino a quando gli è stato inibito l'uso del simbolo (di proprietà dell'ex comico) per aver avanzato

proposte per democratizzare i 5 stelle e allentare un po' la presa di Casaleggio sul movimento, ieri ha postato in rete un contro-comunicato in cui definisce il nuovo regolamento - «piovuto dall'alto, indiscutibile, con 4 giorni per adeguarsi» - il Casaleggium.

Per essere candidabili in parlamento bisogna essere già stati candidati, in un comune o in una regione. Senza essere eletti. La norma secondo lo staff di Casaleggio serve a tenere lontano chi vuol saltare sul carro del (probabile) vincitore. Si poteva dare fiducia agli attivisti sul territorio, si è scelta invece una regola rigida. Che esclude totalmente alcuni territori, quelli dove non si è votato. Molte regioni, tra le altre Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Puglia dove almeno i 5 stelle hanno corso in vari comuni. In altre regioni invece, come Trentino, Friuli, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna, ci sono pochissimi ex candidati che sono per questo candidabili. In Molise non ci sono precedenti. In Basilicata ci sono solo i pochi di Matera, in Calabria quelli di Cosenza e basta. In più, spiega Tavolazzi, «ci sono persone che hanno lavorato da anni nel movimento e speravano di potersi candidare in parlamento invece sono escluse perché la volta precedente per le ragioni più varie non hanno corso alle amministrative. Al contrario ci sono altre persone che sono state candidate in passato per fare numero, per chiudere le liste, e poi si sono allontanate, che invece potranno correre per il parlamento».

Tavolazzi, Grillo ha spiegato che una regola per escludere gli infiltrati andava pur trovata, lei non lo crede?
Sono anni che noi chiediamo di discutere le regole per le candidature, Casaleggio non ha voluto farlo e adesso ci spiegano che è tardi. Violando due volte il nostro «non statuto». Dove si dice che gli indirizzi di governo vengono decisi dalla rete, e invece qui ci vengono comunicati a cose fatte, e dove si garantisce che i candidati verranno scelti dalla rete, e qui invece sono praticamente nominati.

Ma la rete potrà sceglierli votando, in fondo è quello che chiedevate anche voi sostenitori della piattaforma Liquid Feedback.
Potranno votarli solo gli iscritti certificati e nessuno tranne lo staff della Casaleggio sa quanti e chi siano. È un mistero impenetrabile, è un po' come se il Pd, le cui primarie Grillo sbeffeggia, non dichiarasse quanti parteciperanno alle sue primarie. Possiamo solo fare qualche calcolo a spanne: gli attivi sul portale sono qualche centinaia, gli iscritti certificati al massimo qualche decina di migliaia. Noi per dire siamo stati allontanati ma siamo ancora iscritti. Quindi non ci possiamo candidare, ma voteremo.

Ci sono però dei «garanti» regionali, come sono stati scelti?
In alcuni casi lo staff ha chiamato direttamente i prescelti, come in Emilia Romagna puntando su Olivieri e Piazza, in altri come in Campania è arrivata una telefonata all'ex candidato alla regione Fico e gli è stato chiesto di scegliere lui due persone fidate. Naturalmente tra quelle non candidabili.

E Grillo sarà il candidato premier.
Non volevo crederci, ma il fatto che adesso si definisca «capo» del movimento - quando ha sempre detto che il movimento non ha leader e lui non è un leader - si può spiegare solo con l'intenzione di riferirsi alla legge Calderoli. Che parla appunto di «capo della formazione politica».

Come spiega la candidatura di Di Pietro al Quirinale?
È un'altra bella contraddizione, perché da una parte si dice che i partiti sono tutti uguali e noi non ci alleiamo con nessuno, dall'altra si delinea un progetto di alleanza con l'Idv. E questo dopo che Grillo ci ha messo nelle condizioni di rompere in tutti i consigli comunali con l'Idv: dove sono al governo noi facciamo opposizione.

È un contrordine, ma non è il primo.
Stavolta non escludo che possa essere Grillo a dover fare marcia indietro. In fondo lo stesso debutto delle liste a 5 stelle fu in qualche modo imposto dalla base a lui e a Casaleggio che nel 2009 avevano già dato indicazione di votare Idv. Fu la sollevazione di alcuni MeetUp, che minacciavano di presentarsi ugualmente, a imporre la nascita delle liste civiche. Annunciate solennemente a Firenze, hanno avuto il successo che hanno avuto. Ma sono figlie di una sconfessione della linea dello staff.

 

da il manifesto

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