di Paola Natalicchio :: Intervista a Paolo Ferrero

E quindi la Federazione della sinistra continua a vivacchiare, però Rifondazione e Pdci sembrano ormai pianeti lontanissimi. O sbaglio?
La Federazione è una federazione. Non un partito. Le cose su cui si è d’accordo si fanno insieme, le cose su cui non si è d’accordo no.

Certo però non è un dettaglio a dividervi, ma la questione primarie e le alleanze alle prossime elezioni nazionali...
Avevamo proposto di fare un referendum tra gli iscritti, per capire quale fosse la posizione realmente maggioritaria nella Federazione. Le altre forze politiche hanno respinto la proposta. Ne prendiamo atto.


Liberi tutti?
Stiamo ancora insieme su alcune battaglie molto importanti. La prima è quella dei referendum sul lavoro e l’altra sono le regionali in Lazio, Lombardia e Molise.

Sul resto lei e Diliberto prendete strade opposte, non si può negare l’evidenza. Lui andrà a votare alle primarie: Vendola al primo turno e, se non ce la fa a passare, Bersani al secondo. Lei alle primarie non ci andrebbe mai.
Senta, l’ha letta la carta d’intenti delle primarie? C’è scritto che ci si atterrà al “rispetto dei trattati internazionali”. Questo vuol dire stare nella gabbia delle politiche del Governo Monti. Sarà Monti il vero vincitore di queste primarie.

Quella gabbia a Rifondazione sta stretta.
Il Governo Monti ha preso provvedimenti che valgono per il futuro. Mi riferisco alla manomissione dell’articolo 18, alla riforma delle pensioni, al pareggio di bilancio. E soprattutto al Fiscal compact. Il Fiscal compact costerà all’Italia 45 miliardi di euro all’anno per i prossimi vent’anni. È una stangata pazzesca. Va manomesso, annullato, ribaltato.

E Nichi Vendola alle primarie non ha il ruolo di candidato anti-Monti?
A parole. Però ha firmato una carta d’intenti che prefigura quello che succederà.

Ovvero?
Ovvero proseguimento del montismo dopo Monti e alleanze al centro.

Ma Vendola ha detto: «mai con l’Udc»...
Sì, ma se si andasse a votare domani, con questa legge elettorale, nessuno schieramento prenderebbe la maggiranza. Ed ecco che l’Udc tornerebbe in campo.

Via dalla porta, rientrerebbe dalla finestra?
Esatto.

Non è che lei non segue Diliberto perché le cicatrici di quel famoso congresso contro Nichi che portò alla scissione della vecchia Rifondazione non si sono mai rimarginate?
Non è così. Io alle primarie pugliesi del 2010 l’ho appoggiato e la scissione c’era già stata. Questa volta è diverso. A Nichi faccio i miei migliori auguri, sia chiaro. Solo che non condivido la proposta politica che sta nella carta d’intenti che anche lui ha firmato. È per questo che non posso appoggiarlo e non posso scegliere le primarie nè l’alleanza col Pd. È salito su un treno che ha dei binari obbligati. E che che non ci porterà lontano da dove siamo adesso.

E quindi alle politiche Rifondazione che fa? Balla da sola?
No. Non penso a una lista da soli. Penso a una lista della sinistra che dica con chiarezza che Monti e il montismo non sono la cura ma sono la malattia e che metta al centro un New Deal che preveda politiche pubbliche di occupazione e redistribuzione del reddito, rompendo il Fiscal compact e il pareggio di bilancio, uscendo dalle politiche di austerità che stanno aggravando la crisi.

E chi ci sarà in questa lista?
Confido nel dialogo con Alba e con la lista che sta costruendo De Magistris. E poi confido nell’Idv.

Con Antonio Di Pietro sembra aprirsi una stagione comune.
Non ho nessuna difficoltà a dire che mi sento vicino alla sua linea su molte cose. E mi lasci aggiungere che esprimo a Di Pietro la mia solidarietà. È oggetto di una campagna mediatica imbarazzante per un Paese civile. Siamo diventati un Paese in cui puoi essere messo nel mirino e distrutto come persona.

E Diliberto? Il Pdci? Lo vede che la Federazione è finita...
A rompere c’è sempre tempo. Ora facciamo le battaglie comuni. Poi alle politiche, civilmente, ognuno per la propria strada.

 

da Pubblico

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