di Fiorino Iantorno

E’ difficile per me non immaginare cosa è successo davanti all’Istituto Morvillo Falcone. Ma non alle 7,45 quando una bomba vigliacca ha rotto il silenzio di una mattina assolata di un sabato  qualsiasi. Le immagini delle 7,46 sono lì, su tutti i giornali, su tutti i siti web, su tutte le televisioni: quaderni sparpagliati sull’asfalto bruciato, zaini squarciati, abiti ed oggetti personali scaraventati ovunque. Scenario che ci ricorda di più un paese in guerra che una città, Brindisi, di una nazione civile, l’Italia.

Ma la mia testa, il mio cervello si arrovella pensando a quello che è successo in quegli attimi prima dell’esplosione: “finalmente sabato” avranno pensato le ragazzine di Mesagne, “niente scuola domani”, “stasera ci vediamo per lo struscio”, “questo scemo non mi risponde agli sms”, “quello non mi piace” “ speriamo che la prof oggi è in buona”. Magari piccole angosce per una interrogazione, o perchè il ragazzo che ti piace non ti guarda. O magari semplicemente tanto sonno sugli occhi truccati in fretta e furia mentre tua mamma ti grida dalla cucina “Muoviti è tardi perdi il bus”: fare i pendolari per andare a scuola non è facile. Esci di casa di corsa e non saluti nessuno, tanto poi alle due sono a casa…E invece così non sarà. Sono queste piccole cose che in questo momento mi addolorano e ieri da quando Sabrina mi ha chiesto “Ma a questa ragazzina che è morta chi gli e lo spiega perchè e per cosa è morta?” la mia testa non ha tregua: e mentre tutti si affannano a cercare di capire se è mafia o terrorismo io penso a quegli attimi, alle vite spezzate ed ai sogni interrotti di sette ragazzine di sedici anni, da una fiammata e da un boato. E mi vergogno a sentire dalle televisioni gente che dice che la mafia non può essere stata, perchè la mafia non ammazza i ragazzini: queste affermazioni che vogliono quasi giustificare la criminalità mafiosa la dicono lunga sul grado di consapevolezza e di legalità del nostro paese e degli italiani. “La mafia è intelligente queste cose non le fa” ha detto uno: quando senti una frase così a me che sono meridionale, che sono nato nel sud mi vengono i brividi a pensare ai tanti delitti piccoli e grandi che la criminalità organizzata ha fatto e continua a fare senza guardare all’età delle sue vittime. La mafia è intelligente ti dice che ancora il percorso della legalità in questo paese è tutto in salita, perchè parlare di “cosa fa la mafia” ti dice che questa è presente nella tua vita, ti ci devi confrontare. Capisco che mafia o terrorismo sono due cose diverse, ma sappiamo tutti che in determinati momenti storici gli interessi cinici degli uni si sono incrociati con quelli degli altri. Ce lo ricorda “il romanzo delle stragi” di questo paese che sembra essere interminabile. Ma non voglio nemmeno pensare per un attimo che un pezzo di Stato sapesse di ieri e non ha fatto niente, o addirittura ha facilitato il barbaro attentato, come nel copione consueto delle stragi irrisolte della nostra nazione.

E non è un caso secondo me, che si sia colpita una scuola: e’ la scuola il punto più debole delle nostre Istituzioni e allo stesso tempo il punto più vitale. Più debole perchè la scuola è stata abbandonata a se stessa dallo Stato e ogni volta che ci sono tagli, la scuola è la prima a pagarne le conseguenze. Più vitale perchè nonostante sia faticoso studiare, insegnare, lavorare nelle scuole italiane, da sempre è dalle scuole e da questi ragazzi di sedici anni che negli ultimi anni sono emerse alcune richieste e momenti di alto spessore civile in un contesto culturale italiano oramai melmoso. Chi ha colpito ha voluto colpire la vitalità, la speranza del paese in un attacco preventivo al pezzo più importante e meno presidiato dal nostro Stato: l’educazione.

Ma non serviranno le volanti dei carabinieri o dei poliziotti davanti alle scuole, non serviranno le telecamere a controllare, osservare e vigilare. Non è questa la risposta che serve a questo paese. Questa sarebbe la risposta utile a chi ha voluto distruggere la quotidianeità delle 7,44 di una mattina di scuola e che vuole che niente più sia come prima, perchè nell’emergenza, nell’insicurezza aumenta il suo potere oscuro e la sua forza destabilizzante. In una società in un paese dove la crisi economica, le paure quotidiane restringono gli spazi di democrazia collettiva, la risposta non deve essere il controllo, ma deve essere quella di difendere i luoghi dello stare insieme e della collettività. Purtroppo però anche qui l’epilogo delle tante stragi italiane lo conosciamo già e con amarezza mi duole chiudere che mai le cose sono andate in questa direzione. Ma ieri un lenzuolo bianco tenuto in mano da dei ragazzi come Melissa mi fa sperare: con il tratto incerto ma deciso c’era scritto “E adesso ammazzateci tutti”: una sfida tra chi ha sogni e speranza a chi ha armi e potere malvagio. Una sfida che purtroppo non sempre vincono i buoni, ma che sta a dire che in questo paese c’è ancora chi vuole lottare per una Italia migliore e spero domani di vedere quello striscione davanti a tutte le scuole, a tutte le università a tutti gli uffici, a tutte le fabbriche, a tutti i balconi  da Palermo ad Aosta.

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