izquierdaunidadi Giuseppe Grosso
«I dirigenti hanno capito il messaggio della base e hanno anteposto l'obiettivo politico a qualsiasi altra questione. C'è un grande dibattito interno, ma non c'è scontro». Su queste premesse è stata costruita la rielezione unanime di Cayo Lara (candidato unico, espressione dell'accordo delle varie correnti del partito) come coordinatore generale di Izquierda Unida. Un risultato annunciato, sancito nel corso della decima assemblea federale di Iu, che si è celebrata a Madrid da venerdì a domenica scorsi.
Cayo Lara (790 voti favorevoli, nessuno contrario, 52 nulli e 89 in bianco) ha raccolto così il consenso trasversale dell'assemblea e la responsabilità di governare il partito nelle acque tempestose della crisi.

Un compito difficile ma propiziato dalla prova di unità e maturità politica fornita da Iu, in un momento in cui il serrare le file era requisito fondamentale per rilanciare la lotta politica della sinistra radicale e ridare slancio ad un partito troppe volte indebolito dai contrasti tra le molte anime che lo compongono. Un segnale positivo che arriva «nel momento più difficile della storia democratica del paese».
«Da ora non si potrà più parlare di Izquierda hundida (sinistra affondata) - ha infatti dichiarato con soddisfazione Cayo Lara, riferendosi al gioco di parole con cui gli avversari hanno spesso sottolineato la tendenza alla frammentazione di Iu -, finalmente abbiamo a che fare con una vera Izquierda Unida», ha continuato il rieletto coordinatore senza nascondere più di tanto un accenno alle divisioni interne che stanno lacerando i socialisti dalla disfatta alle ultime politiche.
«Questa è Syriza spagnola: non c'è bisogno di cercarla altrove», ha aggiunto. Un entusiasmo giustificato che dovrà però reggere alla prova dei fatti e alle molte insidie sulle quali il portavoce Josè Luis Centella ha richiamato prudentemente l'attenzione: «Questa unità è stata raggiunta con un gioco di incastri e con più di una forzatura». Dichiarazioni che denotano un'evidente preoccupazione su come riportare sulla tonica - una volta archiviato il congresso - le molte voci del coro che compongono Iu, destinate peraltro ad aumentare anche a seguito dell'apertura politica lanciata da Lara dal palco del congresso: «Iu deve crescere e essere un riferimento per chiunque voglia cambiare la realtà del nostro paese. Questa è l'occasione definitiva per fare di Izquierda unida una formazione di sinistra alternativa senza complessi e aperta a tutti, che faccia da tramite verso l'uscita dalla crisi».
E infatti il Comitato federale che esce dal decimo congresso risulta abbastanza rinnovato e composito, partecipato da un un'ampia rappresentanza dei collettivi sociali. Significativa la presenza di esponenti sindacali e del movimento 15-M, applaudito da Lara per la sua capacità «di scuotere le coscienze e di avvicinare alla politica tanta gente». Tra i vari nomi nuovi spiccica quello di Chema Ruiz, attivista della Piattaforma contro gli sfratti (Pah) e leader del movimento 25-S, arrestato (e poi rilasciato) in occasione di uno degli assedi al Parlamento organizzati dal collettivo negli scorsi mesi. Nutrita anche la componente femminile e quella degli under 30: la più giovane del Comitato federale - Cristina Gonzalez - ha solo 24 anni. In questi dati sta forse la conferma alle parole del portavoce Centella: «Rappresentiamo già ora la maggioranza sociale; stiamo dalla parte di chi si indigna, però vogliamo diventare maggioranza politica per conquistare il potere democraticamente».
Un'eventualità che Izquierda unida consacrerebbe, secondo le parole di Cayo Lara, alla lotta «contro lo smantellamento dello stato sociale» e l'evasione fiscale, anch'essa nelle prime pagine dell'agenda di Iu. Il fulcro del programma resta però la scommessa per la costruzione di una «Repubblica federale e solidale che riconosca il diritto all'autodeterminazione dei popoli e ponga in una situazione di centralità il diritto alla casa, all'educazione e alla sanità pubblica». Un programma che spicca sul neoliberismo dei popolari e sullo scialbo immobilismo dei socialisti di Rubalcaba. «Non siamo tutti uguali» ha precisato con una punta di orgoglio Cayo Lara.

Il Manifesto - 18.12.12

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