di Paola Giaculli
In Germania non c'è solo il governo Merkel. C'è pure un'opposizione. E dalla Linke continuano a arrivare proposte alternative alla logica della stabilità e del pareggio di bilancio, anche se, in un paese dove il rigore si è fatto dogma, non è facile smarcarsi...
«L'idea europea è qualcosa di completamente diverso da una moneta», si legge nei documenti della conferenza che ha riunito il 17 febbraio a Kiel, nel nord della Germania, gli eletti del partito della sinistra tedesco nel parlamento europeo, nel Bundestag e nei parlamenti dei Länder. Vi sono stati invitati esponenti politici di sinistra da Francia, Danimarca, Spagna e, per l'Italia, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Tutti concordi nel denunciare la politica di austerità per le sue conseguenze nefaste sullo stato sociale in Europa, messo ko dal diktat finanziario che decreta la fine del compromesso sociale accettato in passato dal capitalismo europeo. Un capitalismo che, invece di pagare per la crisi che ha provocato, vi vede un'occasione per imporre il dominio incontrastato dei grandi poteri economici e finanziari. «L'insistenza sui debiti» è, secondo la Linke e le altre formazioni della sinistra europea presenti alla conferenza, «un pretesto per far cassa». La miseria pubblica viene piuttosto dal contrarsi delle entrate, erose non solo dall'evasione fiscale. I tagli alle imposte sulle imprese, l'assenza di una patrimoniale nel contesto di una gigantesca redistribuzione dei redditi alla rovescia, hanno svuotato le casse degli stati, anche quelle tedesche.
Che fare? La Banca centrale europea dovrebbe concedere crediti a tassi dell'1%, direttamente agli stati, liberandoli dal ricatto dello spread. Ci vorrebbero Tobin tax e un rigoroso controllo dei mercati finanziari. Bisognerebbe reintrodurre imposte patrimoniali in Europa. Queste le proposte della Linke. Quanto all'eccedenza dell'export tedesco, dovuto non in ultimo alla politica di moderazione salariale, la Linke propone di ridurla con minimi salariali garantiti e una generalizzata rivalutazione dei salari. Oltre a riequilibrare le bilance dei pagamenti europei, ne verrebbe uno stimolo alla domanda interna.
La solidarietà, su cui si è fondata la comunità europea nel dopoguerra, è ancora un valore per la Linke, contro nazionalismo e xenofobia. Il partito organizza iniziative comuni con la sinistra greca. E pensa che la Germania abbia un debito da saldare: «Il boom economico degli anni '60 non fu tutto merito dei tedeschi, ma anche del lavoro degli immigrati dall'Europa del sud, e della rinuncia a esigere riparazioni per la guerra nazista». Ora per la Grecia ci vorrebbe un piano Marshall, come quello di cui godette la Germania: più investimenti per creare posti di lavoro, che vengono invece distrutti dalle misure di austerità.
Anche il «rinnovamento della democrazia» è stato al centro del dibattito, perché «la crisi finanziaria è anche crisi della democrazia». Su questo tema è intervenuto de Magistris: il nuovo interesse dei cittadini italiani per i «beni comuni» offre spunti, per la Germania, del tutto originali, a cui la Linke intende rifarsi. L'esperienza della democrazia partecipativa a Napoli, secondo il sindaco, è un antidoto alla disaffezione dalla politica, e un modo concreto di contrastare privatizzazioni e liberalizzazioni, imposte dalla troika di Ue, Bce e Fmi. Lotta alle privatizzazioni e cittadinanza attiva sono per la Linke al centro dello scambio e dell'analisi comune con altre forze della sinistra europea. L'auspicio è che riescano meglio a coordinarsi contro la crisi, e contro chi vuole scaricarla sui più deboli.
Da Il Manifesto 21 Febbraio 2012