di Bruno Steri
In dirittura d'arrivo, i 130 miliardi concessi da Bruxelles alla Grecia per sventare nell'immediato il default sono arrivati. Il tono dell'Eurogruppo è trionfale: "Un nuovo inizio" è stato detto...
Ma, come avevamo anticipato ieri, il prezzo pagato - dalla popolazione ellenica e, come tale, da un Paese fino a ieri sovrano - è pesantissimo. Più che ad un aiuto, il passo compiuto assomiglia a un'eutanasia. La Grecia è sostanzialmente commissariata: le risorse prestate a caro prezzo dall'Ue e i futuri introiti provenienti dai tagli del bilancio statale e dai conseguenti sacrifici sociali confluiranno in un "Fondo speciale" sottoposto a controllo esterno, onde assicurare che nulla sfugga all'obiettivo del rientro dal debito e al pagamento dei relativi interessi. Punto inderogabile è la presenza in loco di "osservatori" Ue (sarebbe meglio dire "commissari") con il compito di verificare mese per mese l'evolvere degli equilibri contabili. La previsione è che per il 2020 il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo si riduca al 120,5%.
L'interrogativo che sorge spontaneo è sempre lo stesso: un simile estremo sacrificio, oltre che intollerabilmente iniquo, è almeno utile (utile a salvare la Grecia e l'Europa)? La previsione di cui sopra è destinata ad esser confermata dai fatti? La nostra risposta, come è noto, è negativa: lo abbiamo ripetuto innumerevoli volte e non vogliamo qui tornarci su. Piuttosto, notiamo che siamo in buona compagnia e che sono in molti a diffidare dei trionfalismi di maniera. In tal senso, è il caso di riportare la chiusura dell'odierno editoriale del Sole 24 Ore: "Ma può questa Europa di freddi contabili e meticolosi notai, incapaci di vedere oltre cifre o percentuali anche molto modeste, assicurare il successo del nuovo salvataggio della Grecia? A volte viene il dubbio che, più che dalle inadempienze vere e/o presunte di Atene, i veri rischi per la sopravvivenza dell'euro vengano da questi falsi maestri che sanno guardare solo il proprio dito senza vedere la luna. Questo è il vero pericolo mortale che oggi corre la moneta unica".
Un'ultima notazione: purtroppo, le medesime "politiche di austerità" che stanno affondando la Grecia, vengono riproposte per l'intero continente. E' quello che si evince dalla Lettera di 12 leader europei ai vertici dell'Ue (promossa dal duo Cameron/Monti e disertata dall'altro duo Merkel/Sarkozy): un appello con cui si chiede "crescita" invocando liberalizzazioni e nominando il lavoro solo per auspicare (contro)riforme del mercato del lavoro. All'orizzonte, non si intravede purtroppo alcuna "Europa sociale". Mestamente, così commenta Pier Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio italiano del Movimento europeo (Cime): "Abbiamo la disciplina di bilancio e il mercato, ma ci manca ancora la crescita e lo sviluppo". Appunto.
Roma 21 febbraio 2012