Stefano Porcari
Milioni di lavoratori in sciopero. L'India si ribella alle misure liberiste del governo di una potenza economica emergente. Scontri in alcune città tra i sostenitori dei partiti di governo contro lavoratori e militanti del partito comunista.
Secondo i giornali banche, trasporti, uffici postali e uffici pubblici sembrano essere i settori più colpiti. L'impatto dello sciopero generale convocato per oggi, varia però a seconda degli Stati. Nella capitale New Delhi e nel cuore commerciale Mumbai le autorità definiscono minimo l’effetto dello sciopero, mentre negli Stati del Kerala, del West Bengala e di Tripura, dove è più forte la presenza dei partiti comunisti, l’adesione appare alta e molte strade risultano bloccate dai manifestanti. Scontri tra manifestanti e polizia, al momento sono segnalati solo nella città meridionale di Hyderabad, mentre la città orientale di Calcutta, tradizionale roccaforte del movimento sindacale, risulta completamente paralizzata con un’adesione allo sciopero pressoché totale.
I lavoratori indiani chiedono un aumento dei minimi sindacali e l’applicazione di una legislazione sul lavoro (che ne migliora le condizioni) approvata dieci anni fa ma mai introdotta realmente. I sindacati ieri hanno respinto le promesse del governo che, in un estremo tentativo di evitare lo sciopero, aveva annunciate il contenimento dell’inflazione, l’estensione dell’assicurazione sanitaria a tutti i lavoratori e la creazione di 50 milioni di posti di lavoro. I sindacati, tra le altre cose, chiedono al governo di centrosinistra di Manmohan Singh un aumento del salario minimo affinché venga adeguato all’inflazione, migliori condizioni e sicurezza sociale per gli operai indiani, pensioni più alte e garantite a tutti i lavoratori, contratti a tempo indeterminato per almeno 50 milioni di operai precari e l’arresto della privatizzazione e dela vendita a soggetti privati di quote societarie di aziende pubbliche. Lo sciopero generale durerà 24 ore. Hanno aderito oltre 5mila sigle sindacali e milioni di lavoratori, nonostante le precedenti minacce del governo che aveva detto che i lavoratori in sciopero avrebbero potuto perdere il posto di lavoro. I partiti di governo - dal Partito del Congresso agli estremisti induisti del Trinamool, fino alla neopresidente del Kerala - hanno cercato in ogni modo di impedire e di spezzare lo sciopero generale di oggi.
Sedici lavoratori sono state arrestati nella città di Calcutta durante gli scontri, mentre tredici attivisti del Partito Comunista Indiano (marxista) sono stati arerstati per aver bloccato gli autobus nella città di Cheta.
In mattinata alcuni episodi di violenza sono stati segnalati da Barasat nel nord Paragans e Jadavpur nel sud di Calcutta. A Jadavpur, gli squadristi del partito nazionalista indù Trinamool hanno attaccato un ufficio del Partito Comunista Indiano (marxista) ed hanno saccheggiato i locali. Gli attivisti del Trinamool sono accusati anche di aver aggredito una troupe televisiva quando è arrivata sul posto per seguire gli incidenti. I gorilla del Trinamool sostenitori del Partito del Congresso – al governo - avrebbero costretto alcuni autisti dei bus a viaggiare nonostante lo sciopero e ciò ha innescato gli scontri con i lavoratori in sciopero e i militanti del partito comunista che li sostengono.