di Pietro Greco
Le parole di Wen Jaobao, lo scorso 5 marzo, hanno colto tutti di sorpresa. Anche a Pechino. Intervenendo all'annuale Congresso del Popolo, il Primo Ministro...
cinese ha annunciato che il governo aumenterà nel 2012 gli investimenti del governo in ricerca scientifica di base o, come si dice oggi, curiosity-driven, portandoli a 5,16 miliardi di dollari: il 26% in più rispetto al 2011. Con questi nuovi fondi il governo centrale porterà il suo contributo complessivo alla spesa in ricerca e sviluppo a 36,23 miliardi di dollari: oltre il 12% dell'intera spesa cinese in R&S.
L'annuncio ha colto di sorpresa gli osservatori per due motivi. Il primo è che la crescita dell'economia cinese rallenterà quest'anno: sarà appena del 7,5%. E anche l'aumento della spesa pubblica sarà limato. Inoltre è noto che la gran parte della spesa cinese in R&S è più verso lo sviluppo economico che non verso la ricerca di base. Wen Jaobao ha voluto smentire, però, le facili previsioni. Dando una concreta dimostrazione che la Cina intende costruire sulla ricerca – su una solida ricerca – il suo futuro, non lontano, di prima potenza economica mondiale.
SUPERATI GLI USA
In termini di risorse umane ha già superato gli Stati Uniti: la Cina conta ormai 1,5 milioni di ricercatori e laurea la metà dei nuovi ingegneri di tutto il mondo. E secondo il R&D Magazine il paese asiatico supererà il paese americano anche in termini di risorse economiche investite in ricerca entro il 2022: tra appena dieci anni. Ma la Cina è la grossa punta emergente dell'iceberg asiatico. I suoi investimenti in R&S sono aumentati al ritmo del 22% annuo tra il 1996 e il 2007. Ma la Malaysia (18%), la Thailandia e Singapore (col 14,5%), Taiwan (11%), Corea del Sud (10%) e India (9%) hanno realizzato performance al cospetto delle quali quelli dell'Europa (6,5%) e degli Stati Uniti (6,0%) scompaiono. Con questi numeri, sostiene il R&D Magazine, l'Asia continentale è diventata il motore della ricerca planetaria.
da l'Unità, 12 Marzo 2012