111117campagnaacquaPER IL RISPETTO DELL'ESITO REFERENDARIO, PER UN'USCITA  ALTERNATIVA DALLA CRISI

Sabato 26 novembre il popolo dell’acqua tornerà in piazza. Lo facciamo perché il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.

Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.

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Care compagne, cari compagni,

in allegato i documenti contenuti nella cartella distribuita al seminario della Federazione della Sinistra tenuto a Roma venerdì 11 novembre:

- Lettera di convocazione del seminario
- Bozza di interpellanza diffusa tra gli amministratori della Federazione della Sinistra subito dopo l’esito referendario
- Delibera di Giunta istituzione Azienda Speciale Acqua Bene Comune Napoli (23-09)
- Delibera modifica statuto comunale con concetto bene comune (Approvata CC 22-09)
- Un contributo di Luca Longhi sul processo di trasformazione di ARIN spa nella città di Napoli

In allegato anche il testo dello Statuto dell’ Azienda Speciale Acqua Bene Comune Napoli.

Nei prossimi giorni anche i contributi dei relatori e dei partecipanti al seminario.


Roma, 14 novembre 2011

Per il Dipartimento Ambiente
Davide Pappalardo

111117campagnaacquaSui referendum non permetteremo nessuno scippo. A giugno 27 milioni di donne e di uomini si sono espresse/i in maniera inequivocabile contro la privatizzazione dell’acqua e per una scelta netta per la sua ripubblicizzazione. Un voto che sancisce l'acqua come bene comune dell'umanità da sottrarre alla logica della mercificazione e del profitto .

Oggi, a distanza di cinque mesi da quelle splendide giornate di democrazia e partecipazione dal risultato inequivoco, si sta tentando un volgare scippo del risultato ed un vero e proprio furto di democrazia.

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Cari compagni,

contro la devastante “manovra anticrisi” messa in atto dal Governo non si possono risparmiare energie, iniziative di lotta e forme di opposizione.
Tra queste va sicuramente percorsa anche quella giurisdizionale. Sono diversi infatti, anche a parere di autorevoli giuristi, i profili di incostituzionalità presenti nei vari articoli della Legge 14/9/2011 n.148.
Dall’articolo 3 che, affermando pomposamente l’assoluta libertà dell’iniziativa economica privata, si configura come una riforma impropria dell’art. 41 della Costituzione che, come è noto, la vincola indissolubilmente a finalità sociali;   al famigerato articolo 8 che di fatto fa tabula rasa di secolari conquiste di civiltà del nostro movimento operaio, dalla contrattazione collettiva nazionale alla tutela contro i licenziamenti ingiustificati;  passando per il subdolo articolo 4 che, esattamente all’opposto rispetto a quanto recita il suo titolo (“adeguamento della disciplina dei servizi pubblici  locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea”), ribalta il risultato del referendum del 12 e 13 Giugno scorso. Esso infatti ripropone sostanzialmente l'articolo 23 bis della legge Fitto-Ronchi che imponeva la privatizzazione dei servizi pubblici locali, abrogato dall'esito del primo quesito referendario. L’esclusione dell’acqua dalla nuova formulazione normativa non fa venire meno l’anticostituzionalità del pacchetto anticrisi.

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