di Tommaso Di Francesco
Dalla fortezza Europa non si passa. A meno di 24 ore dal naufragio nell'Egeo di una carretta di migranti disperati che ha visto la morte di almeno sessanta persone di cui la metà bambini, ieri un'altra tragedia in mare al largo delle coste italiane di Lampedusa, con altrettanti «dispersi». Sia per questo disastro che per quello accaduto nel mare greco-turco, si tratta di disperati iracheni, afgani, siriani, palestinesi, tunisini in fuga da miseria e guerre, anche nostre, in corso o da conflitti e rivolte inconcluse.
Per l'Italia è una tragedia «tradizionale», per la Grecia c'è una novità. Lì la feroce crisi interna, i diktat draconiani della troika europea e l'attenta strategia di violenze dei movimenti xenofobi e neonazisti, hanno portato ad incrudelire ancora di più se necessario le politiche anti-immigrazione con espulsioni massicce e la pratica ormai diventata regola di nuovi campi di detenzione.