di Damiano Mazzotti
“La rivoluzione che viene” è un’opera che riunisce sei saggi molto originali di David Graeber, uno dei protagonisti del movimento “Occupy Wall Street”.
La tesi principale dell’antropologo americano consiste nel ritenere i pensatori neoliberisti ossessionati dall’idea di dover garantire che “non c’è nessuna alternativa” al capitalismo finanziario. Però i trionfi ideologici neoliberisti portano a ripetute catastrofi economiche e al diffondersi del “capitalismo kamikaze”: “un sistema che non esiterà ad autodistruggersi se ciò sarà necessario per sconfiggere i propri nemici”. Per questo motivo Graeber insiste nell’evidenziare alcuni aspetti centrali della lotta di classe nella società statunitense: “la negazione del diritto di comportarsi bene, di essere nobili, di ricercare valori diversi dal denaro”.
In realtà i principali membri della casta del potere multinazionale hanno compreso che il sistema “basato su un’antica alleanza tra potere militare e potere finanziario, tipica dell’ultimo periodo degli imperi capitalisti” è ancora in piedi quasi per miracolo. Oramai non si preoccupano di salvare l’attuale sistema capitalista-debitalista che è destinato all’implosione più o meno lenta e violenta. La loro strategia principale è diventata quella di eliminare ogni alternativa possibile dalle menti dei cittadini, in modo da essere “gli unici a poter fornire delle soluzioni” al momento della crisi finale.