di Redazione Fatto quotidiano
Gli italiani non sanno l’inglese; a scuola i bambini usano poco la tecnologia anche perché spesso le aule non sono dotate di lavagne multimediali o di connessione a banda larga; non sanno chi sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, senza parlare di Ustica (“un aereo che è caduto perché la pista era corta”), di piazza Fontana o dei fratelli Cervi (“due che sono stati uccisi a Genova”) ma la politica italiana si preoccupa di rendere obbligatorio l’insegnamento dell’inno di Mameli. Ora sia chiaro: non ho nulla contro il testo composto da Goffredo Mameli su musiche di Michele Novaro.
In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia lo feci ascoltare recitato da Roberto Benigni ma non ho mai obbligato nessuno ad impararlo perché ho ancora ben presente la noia che i bambini provavano nel ripetere per decine di volte quel testo imposto da zelanti maestre che per fare bella figura alla ennesima recita davanti alle autorità, avevano messo alla catena di montaggio i loro alunni per mesi.