di Michele Primi
L’essenza di Neil Young sta tutta nel finale del suo nuovo mastodontico album, Psychedelic Pill, trentaseiesimo della sua carriera. Sedici minuti di cavalcata rock, una dichiarazione di intenti sfacciata nonostante i quasi settanta anni di età (Walk Like a Giant ) e poi il silenzio, rotto dal rumore della sua chitarra che sbatte contro l’amplificatore con un tonfo. Intorno, un muro di distorsioni si sbriciola sotto i colpi di una melodia che si perde lontano. Questo è il gigante del rock americano. Un’icona che non ha voluto diventare monumento e continua a bruciare di rabbia. All’inizio della sua carriera, era The Loner: un viaggiatore solitario in preda al furore dei vent’anni, pronto a salire su una Pontiac e lasciare il tempo immobile di Winnipeg, Ontario, per raggiungere la terra promessa, la California della controcultura e degli hippy.