fantozzi1di Roberta Fantozzi

Non si preannuncia un luglio in cui sia possibile "tirare il fiato", dopo l'impegno delle amministrative e dei referendum. Ed anzi, all'opposto, è necessario attrezzare l'iniziativa agli scenari pesantissimi che abbiamo di fronte, ora che - passati gli appuntamenti elettorali - il governo si appresta a varare la manovra economica, su cui da giorni si rincorrono le indiscrezioni. Il contesto, come è noto, è quello dell'Euro Plus Tact, la cui approvazione definitiva è stata rinviata ieri dal parlamento europeo, ma i cui contenuti di fondo non sono modificati, a partire dal perseguimento ad ogni costo dell'obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014 e della riduzione del debito a tappe forzate: ogni anno un ventesimo della differenza tra il debito di ogni paese e il vincolo di Maastricht del 60%.

Vincoli irraggiungibili per buona parte dei paese europei. Vincoli di un'Europa i cui paesi, come ricordava ieri Luciano Gallino, hanno messo a disposizione dall'inizio della crisi oltre tremila miliardi di euro per salvare il sistema bancario, trasformando il debito delle banche in debito pubblico e ora si apprestano a varare manovre distruttive del sistema di welfare e nuove ondate di privatizzazioni. Un'Europa che avrebbe le risorse per affrontare in altro modo la crisi del debito, ma che continua a consegnarsi mani e piedi al sistema finanziario che ha rinvigorito piuttosto che riformato con le scelte sin qui fatte. Così come il nuovo patto di stabilità non rappresenta altro che l'estremizzazione delle politiche neoliberiste all'origine della crisi. Ricordare il contesto europeo come quadro all'interno del quale si colloca la vicenda del nostro paese non significa, come è evidente, assolvere il governo italiano dalle proprie responsabilità. In primo luogo perché a quel contesto ci si doveva e ci si deve oppore; in secondo luogo perché le politiche fatte dal governo Berlusconi fin dal suo insediamento hanno aggravato la situazione italiana; in terzo luogo perché le misure che vengono ipotizzate alla base della nuova manovra sono semplicemente intollerabili per le condizioni in cui versa il Paese. Pensioni, fisco, sanità - così riferiscono le indiscrezioni che sono circolate in questi giorni - affondano il coltello sulla parte del paese che sta già pagando pesantemente i costi della crisi, senza nemmeno provare ad intaccare le straordinarie iniquità esistenti nella società italiana.
Non è passato nemmeno un mese da quando, di fronte alla consueta presentazione del rapporto annuale dell'Inps, si è celebrata la «Stabilità finanziaria e la qualità invidiabile» del sistema previdenziale italiano con i bilanci come sempre da anni in attivo nonostante il finanziamento massiccio degli ammortizzatori sociali. Sono passati pochi giorni, invece, da quando l'Istat ha raccontato la condizione di disagio profondo che vivono le pensionate e i pensionati di questo Paese, la metà dei quali hanno assegni mensili sotto i mille euro, mentre l'attuale sistema condanna alla povertà certa le generazioni precarie. Che si intervenga nuovamente sulle pensioni non per dare risposta alle iniquità esistenti, ma per nuovi tagli, è semplicemente inaccettabile. E che dire dello straordinario accanimento che si profila sulle donne? C'è qualcuno che si ricorda le rassicurazioni sparse a piene mani l'anno scorso dal ministro Sacconi sul fatto che l'innalzamento dell'età di pensionamento delle donne del pubblico impiego non avrebbe interessato il settore privato? Ed ancora, sul fisco. Dal ventilato intervento sull'Iva, che ora pare accantonato, alle ipotesi di modifica delle aliquote che è circolata, non si farebbe altro che accentuare la già gravissima iniquità del sistema fiscale italiano. Le settimane che stanno davanti a noi dovranno vedere il dispiegarsi della nostra iniziativa. Per contestare le scelte che si profilano, organizzando l'opposizione. Per discutere nel Paese con i soggetti sociali e le forze politiche dell'opposizione le proposte che abbiamo avanzato con la campagna sociale. Recupero dell'evasione e patrimoniale, tassazione delle rendite e delle speculazioni finanziarie. Per redistribuire le ricchezze a favore del lavoro e delle pensioni, del welfare. Per costruire un'alternativa al disegno regressivo del governo.

Liberazione 25/06/2011

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