Il due dicembre tutte le sigle del sindacalismo di base hanno indetto uno sciopero nazionale per protestare contro le scelte del governo Meloni che, in continuità con Draghi, destina risorse del tutto insufficienti per alleviare gli effetti drammatici che l’inflazione e l’economia di guerra producono sui salari, sulle pensioni e sulle condizioni di vita dei ceti popolari.
Aumentano le spese militari, si favoriscono con regali fiscali evasori e autonomi, non si tassano seriamente gli extraprofitti mentre si taglia il reddito di cittadinanza, la scuola e la sanità pubbliche; la legge finanziaria di di questo governo è una dichiarazione di guerra contro i poveri, i precari, le donne.
Le rivendicazioni avanzate dai sindacati sono le stesse che anche noi sosteniamo da tempo per contrastare inflazione e perdita di potere d’acquisto: aumenti generalizzati dei salari e ripristino di un meccanismo di recupero automatico dell’inflazione; introduzione di un salario minimo legale; cancellazione degli aumenti delle bollette, calmieramento dei prezzi dei beni di prima necessità.
Si potrebbe fare prendendo le risorse da: tassa completa di tutti gli extraprofitti, riduzione delle spese militari, lotta vera all’evasione fiscale, tassazione delle grandi ricchezze.
Il giorno dopo, sabato tre dicembre le sigle dei maggiori sindacati di base, tra cui USB, Sicobas, Cub e Sgb, con lo slogan “Giù le armi, su i salari” terranno a Roma una manifestazione nazionale contro la guerra e il carovita, con gli stessi obiettivi dello sciopero del giorno precedente.
Rifondazione Comunista sostiene queste due giornate di lotta ritenendole un momento importante per la ripresa di una nuova grande stagione di lotte in tutto il paese, unica via per contrastare le politiche neoliberiste dell’austerità contro i lavoratori e i ceti popolari e riaprire la strada al cambiamento.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea