Altri 5 morti nel cantiere della Esselunga di Firenze che si aggiungono alla tragica sequenza di morti sul lavoro che normalmente sono liquidati come incidenti, fatalità senza responsabili e che non valgono più di un trafiletto di un giorno sulla stampa, spesso solo locale.
Questa volta no, la tattica del silenzio non funziona, la cosa è troppo grossa; allora ecco in scena l’ipocrito balletto del cordoglio sui tutti i media e il presenzialismo farisaico di esponenti di governo che insieme a quelli che li hanno preceduti portano la responsabilità morale di queste come degli oltre mille morti all’anno, più di 20 mila dal 2009, che funestano la classe operaia del Paese e gettano nella disperazione i familiari cui spesso viene a mancare l’unico sostegno per vivere.
E anche questa volta il rumore mediatico copre promesse già del tutto insufficienti che come al solito tenderanno a sfumare lasciando inalterata la situazione attuale che vede un infinita sequela di comportamenti illegali messi in atto da moltissime aziende per aumentare la produzione mettendo a rischio l’incolumità delle lavoratrici e dei lavoratori: mancanza di misure e dispositivi di protezione, mansioni svolte con organici inadeguati, aumento insostenibile dei ritmi, lavoro nero e grigio(come in questa strage), mancanza di formazione sulle norme di sicurezza.
C’è una complicità di questo come dei precedenti governi nel non applicare le leggi esistenti aggravata da un’attività continua per ridurre ulteriormente i vincoli e le penali alle imprese che non rispettano le norme sulla prevenzione e la tutela in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Non è un caso che di fronte a tassi di irregolarità del 75% i controlli sono così limitati da rendere conveniente per le imprese risparmiare sui costi relativi: c’è la quasi certezza dell’impunità!
Sono anni che indichiamo le misure necessarie:
la ricostruzione dei sistemi di prevenzione e controllo assumendo almeno 10 mila ispettori; l’inasprimento delle sanzioni penali a carico del datore di lavoro e dei dirigenti per il mancato adempimento degli obblighi relativi alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; l’istituzione di una apposita Procura Nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro; l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro; il ripristino del testo originale del D.lgs. 81/08, eliminando le modifiche peggiorative per la salute e la sicurezza dei lavoratori introdotte dalle successive modifiche (D. Lgs.106/09, Decreto del fare, Decreto semplificazioni, Decreti attuativi del Jobs Act.
Ma sappiamo che di fronte al governo del “lasciar fare alle imprese” non bastano le pur giuste proteste di un giorno, occorre una mobilitazione ampia e di lungo respiro che impedisca il riprecipitare del paese nell’assuefazione tra una tragedia e l’altra e a questo siamo impegnati.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito del Rifondazione Comunista/Sinistra Europea