Care compagne e compagni,
colgo l'occasione di questo nostro IV congresso regionale per fare un ringraziamento sincero e sentito a tutti i compagni e le compagne che in questi anni hanno continuato a lavorare per mantenere in piedi il nostro partito, per permettere che il partito della rifondazione comunista esistesse per l'oggi e il domani.
Questo congresso si svolge in una fase completamente differente da quelle precedenti; dopo che per anni, due decenni, abbiamo combattuto, spesso in solitudine, contro il pensiero unico che voleva assolutizzare l'attuale sistema economico, arrivando a parlare di fine della storia; oggi palese è l'incapacità del sistema capitalista di risolvere le sue contraddizioni, e davanti a noi si presenta una vera e propria crisi del capitalismo. Abbiamo pertanto ritenuto utile utilizzare questo congresso per provare a comprendere e a spiegare le origini della crisi, i suoi effetti e quali possano essere le soluzioni e i nostri compiti.
La crisi del capitalismo ha aperto un'epoca di grandi sommovimenti. Certezze che parevano consolidate sono messe in discussione. Non solo il paesaggio sociale ma le stesse vite delle persone vengono scosse, quando non travolte. La crisi del capitalismo, presentato dai cantori del pensiero unico come un fenomeno naturale spesso non viene compresa nelle sue caratteristiche strutturali e per questo produce un forte senso di spaesamento e disorientamento.
Mai come oggi, il pensiero di Marx, basato sulla critica dell'economia politica si mostra attuale.
Il contesto in cui viviamo è caratterizzato da una crisi capitalistica strutturale. Sono entrate infatti in crisi le politiche neoliberiste messe in atto a partire dagli anni 70 per contrastare la caduta del saggio medio del profitto.
I punti fondamentali su cui il neoliberismo ha agito per sconfiggere il movimento operaio e le istanze di trasformazione sono fondati sulla progressiva cessione di sovranità che gli stati hanno praticato a favore dei potentati economici privati. Questo processo politico di deregulation, di gigantesche privatizzazioni, ha lasciato mano libera ai privati in tutti i settori dell'economia, dalla finanza al commercio. In questo contesto si è realizzata una fortissima finanziarizzazione dell'economia, un gigantesco processo di centralizzazione dei capitali e la globalizzazione della produzione di merci. Per questo riteniamo si debba parlare di crisi strutturale del Capitalismo, perchè la sua causa, in ultima analisi, nasce dalla completa vittoria della sua ideologia, l'aver vinto totalmente è la vera origine della crisi. Il Capitalismo mentre sembra non avere avversari e può liberamente esplicare la sua forza, mostra di non essere in grado di gestire le sue contraddizioni poichè la sua tendenza naturale alla ricerca del minimo costo del lavoro distrugge le condizioni di solvibilità dei cittadini che escono dalla capacità di acquistare merci. Marchionne potrà spostare le sue produzioni in Serbia, ma nè gli operai serbi, sottopagati, nè quelli italiani espulsi dal ciclo produttivo potranno acquistare le sue auto prodotte. E' questo il paradosso del capitalismo.
E' ovvio che l'inseguimento costante di più alti livelli di sfruttamento attraverso la ricerca nel mercato mondiale di più bassi livelli salariali , tramite le cosiddette delocalizzazioni, alla fine ha prodotto l'incapacità di creare un mercato solvibile in grado di acquistare le merci prodotte. La soluzione che si è provato a praticare è stata quella del credito facile al consumo che in poco tempo ha prodotto quella bolla finanziaria che ha fatto esplodere la crisi.
Ma i danni prodotti sono derivati anche dal tentativo di produrre denaro dai denaro, attraverso quella imponente catena di Sant'Antonio che la speculazione finanziaria e l'imposizione di regole che facilitassero la speculazione vs la produzione. La scelta di abbattere i sistemi automatici di recupero dell'inflazione da parte di salari e pensioni ha prodotto un sistema che mentre lentamente erodeva il potere reale di acquisto dei salari contemporaneamente
aumentava le rendite e i profitti.
Oggi, malgrado i fallimenti delle propria politica economica, il capitale finanziario tramite l'alibi dei mercati cerca di proseguire ad imporre i propri interessi. E' importante per noi capire chi siano questi mercati e da chi siano manovrati. Ci ricordava qualche giorno fa Dino Greco in un articolo dall'illuminante titolo “ mercati chi sono costoro” “dove si nascondono questi invisibili, impersonali demiurghi che si muovono come giudici inappellabili in un mondo opaco, come forze inafferrabili dotate di un potere quasi divinatorio?
Ebbene, si tratta di circa mille persone: sono i proprietari universali che controllano, dispongono di 50 trilioni di dollari, pari a 2/3 dell'intera ricchezza mondiale; sono coloro che si incontrano ogni anno a Davos, una ridente località svizzera, per discutere e decidere cosa fare del mondo e di tutti noi. Sono il gotha del capitalismo finanziario: banchieri, proprietari di imprese transnazionali, gestori di fondi di investimento, accademici, direttori delle più importanti testate giornalistiche.
Poi c'è un gruppo più piccolo, che screma quello più grande, e si chiama Commissione Trilaterale (in tutto fanno 400 persone), fondata nel 1973 da un povero miliardario, David Rokefeller, che ha per finalità dichiarata la conservazione del capitale, l'affrancamento delle istituzioni dal sovraccarico democratico, la diminuzione del peso del welfare, il contrasto dei sindacati e l'attacco al potere di coalizione dei lavoratori.
Infine, il terzo cerchio, il più stretto, il Gruppo Bilderberg, in tutto 120 persone, un ridotto di quelli precedenti. Funziona come una loggia massonica coperta, si riunisce quasi in clandestinità è vietato l'accesso ai giornalisti e a recintare le riunioni di quel selezionatissimo consesso è posto uno stuolo di vigilantes armati. Di cosa si occupano costoro? Di governance planetaria, di economia globale, di finanza, di sicurezza internazionale, di risorse energetiche, di conflitti militari.
Ecco: questi sono i fantomatici mercati. Quelli che fanno schizzare in alto i titoli delle corporations quando licenziano, quelli che se il ministro Fornero spendesse i soldi necessari per tutelare tutti gli esodati si vendicherebbero sui titoli del debito sovrano.
Ebbene, Monti, sino all'investitura a presidente del Consiglio ha fatto parte di tutti e tre i potentissimi consessi: presidente del gruppo europeo della Trilateral, membro del consiglio esecutivo del Gruppo Bilderberg, e invitato permanente a Davos.
Ecco perchè il governo tecnico è una colossale menzogna: tecnico vorrebbe dire oggettivo che ha il crisma della scienza, che vara misure giuste e, soprattutto, senza alternative. E invece il trionfo dell'ideologia mercatista e iperliberista, spacciata per inesorabile necessità. Esattamente come lo è l'attacco all'articolo 18, gabellato senza pudore come strumento per promuovere investimenti e occupazione
Nel documento congressuale dell'anno scorso dicevamo: una pura prosecuzione della finanziarizzazione dell'economia, come sta avvenendo sinora, è destinata a continuare a produrre crisi e speculazione, aumentando l'instabilità sociale. Così come il proseguire di politiche deflazioniste finalizzate all'esportazione e tutte tese a ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto, in assenza di qualsivoglia politica indirizzata alla costruzione di un mercato solvibile, è destinata semplicemente ad avvitarsi su se stessa e a determinare l'impoverimento di fasce sempre più ampie di popolazione dei paesi occidentali
Oggi ci è facile dimostrare che avevamo visto giusto e che cioè le risposte che le classi dirigenti provano a dare sono assolutamente inadeguate. La crisi va aggravandosi in una spirale infinita di restrizioni che producono recessione che produce aumento dell'incidenza del debito sul pil che impone ulteriori restrizioni, e privatizzazioni. Credo che sarebbe giunta l'ora di una analisi oggettiva di ciò che ha prodotto il lungo ciclo di privatizzazioni degli ultimi 30 anni: un taglio enorme dell'occupazione, il regalo dei beni pubblici a furbetti o a multinazionali e la scomparsa di importanti settori della nostra economia.
Tutto ciò può sembrare il frutto di un intervento diabolico o del fato avverso, invece altro non è che quello che i comunisti hanno sempre definito lotta di classe, con la peculiarità che una classe continua a farla mentre l'altra è completamente disgregata, per motivi strutturali, che sarebbe lungo affrontare oggi, ma anche per l'assunzione del punto di vista dell'avversario, come unico possibile e oggettivo della parte maggioritaria dei suoi ex gruppi dirigenti. E' a tutto questo che venti anni fa ci opponemmo, avendo visto molto chiaro quale sarebbe stato l'effetto dello scioglimento del PCI; non una questione formale o terminologica ma l'abbandono della stessa prospettiva di una trasformazione in senso socialista della società, prospettiva che è la sola in grado di dotare i lavoratori della forza per affrontare come classe la situazione.
Il nostro compito oggi è quello di ricostruire il punto di vista della classe. Certo sappiamo di non essere sufficienti, per questo proponiamo cocciutamente forme di unità al campo dell'opposizione all'ideologia liberista dominante.
Per indicare la parola crisi, i cinesi usano due ideogrammi: uno si riferisce al problema, l'altro all'opportunità ecco dobbiamo avere coscienza che la crisi si presenta come un enorme problema ma anche come opportunità perchè sconvolge tutte le sicurezze e rende nuovamente possibile e attuale la prospettiva di una alternativa di società Parafrasando Rosa Luxembourg: Socialismo o Barbarie. Come altrimenti spiegarsi l'opportunità che in queste ore si sta realizzando dai nostri dirimpettai greci, dove i nostri compagni di Siriza si stanno battendo per la conquista del governo e , comunque dovesse finire, hanno definitivamente sconfitto il pensiero unico: in Grecia non si confrontano più due varianti della stessa proposta ma due punti di vista alternativi. Nelle scorse settimane il gruppo dirigente di Siriza e in particolare il suo leader Alexis Tsipras hanno rifiutato la Presidenza del Consiglio dei Ministri Greco, offertagli in cambio dell'accettazione del memorandum Europeo. Credo che ci abbiano dato un esempio importante, perché ricorrendo ad una nota metafora di di Serge Latouche: “quando ci accorgiamo, dovendo da Bari andare a Lecce, di aver preso un treno diretto a Foggia, a nulla servirebbe chiedere al macchinista di diminuire la velocità per allontanarci meno rapidamente dalla nostra meta, si deve invece scendere alla prima stazione e cambiare treno e direzione di marcia.
Questa metafora bene si applica al comportamento di Siriza in Grecia e alla risibile risposta di Bersani al convegno della Fiom, per cui sull'art 18 avrebbero “fatto argine”. Perché non ha alcun senso, rendendosi conto della inconcludenza delle ricette prospettate dalla BCE e dal Fondo monetario internazionale provare a calmierarne gli effetti. Occorre avviare un processo costituente di una sinistra di alternativa e di una terza repubblica basata sulla democrazia partecipata. Questo è l'obiettivo centrale che ci poniamo, che poniamo ai compagni e alle compagne con cui abbiamo costruito la Federazione della Sinistra, che poniamo al complesso delle forze e degli uomini e delle donne che vogliono costruire una sinistra antiliberista nel nostro paese. La costruzione di un processo inclusivo e partecipato, che allarghi il terreno della partecipazione politica unitaria a sinistra, la costruzione in Italia del corrispettivo di Syriza, del Front de Gauche, di Izquierda Unida è l'obiettivo fondante il nostro progetto politico, a cui subordinare ogni tattica politica e su cui lavorare nei prossimi mesi.
Dobbiamo imparare dai compagni di Siriza anche le forme della organizzazione politica, questa come in Francia il Front de Gauche, in Spagna Izquierda Unida è un'organizzazione pluralei, federazione di Partiti e associazioni, coalizione, e in questo riescono a opporsi alla tendenza della sinistra, che talvolta ci pare ineluttabile, alla frammentazione garantendone unità e al contempo pluralismo
E' questa la nostra proposta politica: costruire un fronte unitario delle forze antiliberiste, la costruzione nel paese dell'opposizione al governo Monti spiegandone le sue origini e i suoi progetti.
Vorrei fare un esempio, esemplificativo e al contempo importante per la sua gravità e di cui l'insieme del paese non è pienamente consapevole: Il fiscal compact. Il fiscal compact, trattato che i diversi paesi europei si preparano ad approvare, prevede che entro vent'anni tutti i paesi aderenti all'euro debbano ridurre il debito pubblico al 60 % max del PIL. Ciò vuol dire che il nostro paese che ha, dati dell'altro giorno, 1960 miliardi di € di debito pubblico e un pil di circa 1580 € nel 2011 e quindi data la fase di recessione in atto oggi forse anche qualcosa in meno, dovrebbe diminuire il proprio debito di più di 900 miliardi nei prossimi 20 anni e cioè recuperare 45 miliardi annui a cui si aggiungono i circa 80 miliardi di interessi. Per comprenderne l'entità basti pensare che l'insieme dei costi della sanità nel nostro paese è di circa 120 miliardi. Cioè stante le scelte fatte a livello europeo noi dovremmo nei prossimi anni tagliare una spesa di 120 miliardi annui per pagare gli interessi sul debito e diminuire lo stesso. Una follia, una politica economica di questo genere ci porterebbe rapidamente a sprofondare nella povertà generalizzata. E il governo Monti ne è così cosciente che l'altro ieri ha approvato, nel cosiddetto decreto per lo sviluppo, l'istituzione di un fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio italiano, dopo decenni la fame ridiventa parte del nostro panorama sociale. A tutto questo dobbiamo opporci con l'aumento della nostra consapevolezza e di quella di tutti i lavoratori.
Dobbiamo proporre a livello di massa, i nostri punti di vista, le nostre ricette: noi chiediamo la sostituzione di quella tassa iniqua qualè l'IMU con una tassazione dei patrimoni superiori al milione di € che sia progressiva, all'aumentare della consistenza dei patrimoni stessi, così come recita la nostra costituzione: Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario informato è a criteri di progressività
Dobbiamo imporre la ripubblicizzazione del sistema bancario, la cui privatizzazione ha prodotto la privatizzazione degli utili e la pubblicizzazione delle perdite e quella ignobile truffa per cui alle banche private viene corrisposto denaro illimitato al tasso dell'1% e queste speculano sui debiti pubblici e privati a tassi che vanno dal 5 al 10 e più garantendosi un surplus ingiustificato. La BCE deve o prestare direttamente agli stati il necessario, o le banche tornate pubbliche devono comprare a tassi compatibili i titoli di stato, impedendo alla speculazione di strozzare interi popoli. Ripubblicizzare le banche significa rendere il settore bancario a favore della società dei suoi bisogni. Finanziare le imprese e le famiglie. Sostenere l'economia. E' giusto che i cittadini paghino con supertasse, con il loro lavoro e il peggioramento della loro vita la salvezza dei banchieri e le loro speculazioni?
Dobbiamo rilanciare l'intervento pubblico in economia privilegiando interventi in settori ad alta intensità occupazionale, nel riassetto del territorio, nell'efficientamento energetico degli edifici e in un piano di piccole opere in sinergia con gli enti locali e dentro la definizione di meccanismi partecipativi di indirizzo e controllo;
Dobbiamo rilanciare l'idea dei beni Comuni da sottrarre alle logiche del mercato e del profitto. Molte sono le nostre proposte e tutte sono il risultato del senso comune che in tutto il mondo si sta ricostruendo; le nostre proposte sono quelle di Siriza, del Front de gauche, di Izquierda unida della Link tedesca, perchè alla globalizzazione dei capitali dobbiamo rispondere con la globalizzazione del nostro operare. Tutto ciò si potrà fare anche in Puglia se sapremo operare unitariamente con tutti coloro che nel fronte antiliberista si muovono dentro e fuori i partiti.
L'insieme delle scelte determinatasi negli ultimi anni ha prodotto un progressivo inaridimento della democrazia rappresentativa, sia per le scelte concrete: maggioritario vs proporzionale, aumento del potere degli esecutivi sulle assemblee , sia attraverso la graduale cessione di sovranità che la politica ha praticato a favore dei potentati. E' questa la causa principe della cosiddetta antipolitica, la percezione che la Politica non sia utile e che non rappresenti più un'adeguata difesa degli interessi pubblici contro quelli privati. Questo accanto ad una degenerazione che mentre rendeva la democrazia sempre meno capace di contrastare i poteri forti, aumentava a dismisura i privilegi e le area di discrezionalità del ceto politico, provando a garantirne livelli di consenso tramite l'elargizione di privilegi piccoli e grandi.
Vorrei ricordare innanzitutto a noi stessi che noi da sempre ci battiamo per l'abolizione di questi privilegi inaccettabili, che nel mentre garantiscono il consenso ai partiti di potere allontanano i lavoratori dalla politica e dalla democrazia. Il 28 luglio del 1981, Enrico Berlinguer rilasciava ad Eugenio Scalfari, per La Repubblica, una famosa intervista, passata alla storia come la più dura (e autorevole) denuncia del sistema corruttivo che attraversava la vita dei partiti, degenerati in comitati d'affari.
Così si esprimeva Berlinguer in un passo cruciale:
I partiti sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune”.
Questa è la nostra storia ed anche la nostra realtà, vorrei qui ricordare che siamo un partito di volontari, che il nostro impegno politico oltre a costarci fatica, ci costa anche economicamente, che i nostri circoli sono mantenuti dall'impegno di lavoratori e pensionati, che in Puglia nessun nostro compagno percepisce uno stipendio ne il rimborso totale delle spese sostenute, che i nostri eletti versano al partito più del 50% delle loro indennità a partire dal nostro Assessore regionale Maria Campese, che è bene che tutti sappiano percepisce al netto dei suoi versamenti al nostro partito lo stesso stipendio di quando non rivestiva questo ruolo. Ricordo questo perchè la critica della degenerazione della politica non deve mai dimenticare che non siamo tutti uguali, e che qualcuno antepone il bene comune ai propri interessi. Per questo siamo legittimati a proseguire la battaglia per l'abolizione di tutti i privilegi, ad iniziare da quelli della politica, ma ci consentirete, anche di tutti gli altri. Alla presentazione dei redditi dei membri del governo Monti, in molti si sono resi conto di come pezzi della società abbiano redditi al cui confronto i privilegi dei politici sono risibili.
Abbiamo scelto in questa relazione di non affrontare alcuni nodi che molto spesso appassionano i commentatori della politica, e talvolta anche noi stessi, ad iniziare dalla nostra collocazione politica: quali coalizioni, quale governo, che fare alle prossime elezioni. Io credo che in primis dobbiamo dispiegare la nostra forza per svolgere il nostro ruolo egemonico nella società, tutto ciò che oggi pare definito non lo sarà nei prossimi tempi e noi aspiriamo a svolgere un ruolo in questa trasformazione. Pensiamo a come, in Grecia, milioni di militanti , elettori , e dirigenti nel giro di poche settimane abbiano modificato il loro punto di vista rispetto alla crisi e rispetto ai compiti della sinistra. Io credo che in questo momento il nostro compito non sia di commentare le scelte di questo o quello come tifosi di una squadra di calcio ma di scendere in campo per produrre quel cambiamento che tutti percepiscono come necessario. Così come credo sia utile utilizzare i prossimi stati generali del centro-sinistra, che in Puglia stiamo contribuendo a organizzare per il mese di settembre, perchè in un percorso partecipato diventino un vero e proprio motore di discussione e attivazione di soggetti sociali senza i quali i nostri obiettivi non si potranno raggiungere.
Non mi sfugge infine la necessità di fare un bilancio, e una verifica condivisa dei risultati raggiunti e delle insufficienze. Per quanto mi riguarda sono solo parzialmente soddisfatto del mio lavoro e su questo sarebbe utile avere un confronto franco, così come su tutto il gruppo dirigente, non per cercare responsabilità ma per individuare i problemi e superarli.
Credo che, con i tantissimi limiti a iniziare dai miei, il fatto che siamo ancora qua ostinatamente in direzione contraria, sia un segnale importante da ascrivere all'impegno di tutto il gruppo dirigente regionale e locale e al meraviglioso impegno di tanti e tante compagni e compagne. Altri aggiungeranno ipotesi di lavoro ad iniziare da una riforma del nostro modo di funzionare che risente ancora di pressapochismo e lentezze inconciliabili con i compiti che vorremmo darci, così come sul ruolo che desidereremmo affidare alla nostra partecipazione al Governo regionale. Governo regionale che tra luci e ombre si è caratterizzato per essere una delle esperienze più avanzate nel panorama nazionale. Credo però ,che nei prossimi mesi, sarà necessario anche in questo un cambio di passo perchè l'acuirsi della crisi rende necessario scelte radicali. Un esempio concreto: abbiamo condiviso nella nostra partecipazione al governo la necessità del riordino ospedaliero, come mezzo per mettere al riparo la sanità pubblica dall'attacco di chi vorrebbe abolirla, abbiamo perciò dovuto accettare i ricatti che il governo nazionale ci poneva, oggi che sembra essere incompatibile il welfare e la sanità pubblica con le scelte del governo Monti e dell'Europa; va affrontato, attraverso una discussione partecipata, il tema di come evitare che inconsapevolmente si sia complici di scelte assolutamente non condivise. Va insomma decisa e aggiornata una politica che riesca, anche attraverso il governo a frapporsi alle scelte liberiste. Ugualmente va apprezzato, molto apprezzato la scelta della Giunta regionale di contrapporsi alla legge 138, quella della privatizzazione dei servizi pubblici, attraverso il ricorso alla Corte Costituzionale; andrà affrontato, nel malaugurato caso di soccombenza nel giudizio, il come salvare il carattere pubblico dei beni comuni.
Abbiamo infine la necessità di ottenere un significativo miglioramento del clima interno, molto è stato già fatto, mi sembra ampiamente superata la cristallizzazione in componenti del nostro dibattito, anche se incrostazioni di una difficile passato permangono. Il modo in cui gestiremo questo congresso e la individuazione del futuro gruppo dirigente può permetterci di consolidare questo prezioso risultato o invece di farci regredire. E' responsabilità di tutti noi avere cura di ciò
Auguro a tutte le compagne e i compagni un buon congresso.
Nicola Cesaria
Bari 17 Giugno 2012